Mondi. Les Farley

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Mondi - Les Farley


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      Les Farley

      MONDI

      Copertina di Mirna Gilman, BooksGoSocial

      Traduttore: Marco Labarile

      Editore versione tradotta: Tektime

      Copyright 2013

      Indice

        CAPITOLO I

        CAPITOLO II

        CAPITOLO III

        CAPITOLO IV

        CAPITOLO V

        CAPITOLO VI

        CAPITOLO VII

        CAPITOLO VIII

        CAPITOLO IX

        CAPITOLO X

        CAPITOLO XI

        CAPITOLO XII

        CAPITOLO XIII

        CAPITOLO XIV

        Note

      MONDI

      La civiltà è stata riavviata

      La culla dell'umanità

      Trapiantata su un pianeta lontano

      Per giungervi è stato necessario un viaggio di trecento anni.

      Ora è tempo di scoprire se il viaggio sia stato proficuo.

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      CAPITOLO I

      "Ci saranno alberi quando saremo lì?", chiede Susie, colma di curiosità.

      Lei e i suoi compagni sono nella classe di scuola elementare della signora Gladstones (o "sessione di apprendimento", come viene chiamata ora). Ogni volta che qualcuno accenna a un albero, un cane o una nuvola, i bambini spalancano gli occhi, ringalluzziti.

      La signora Gladstones, non sapendo bene cosa rispondere, dice: "Lo spero bene. Vorrei vederlo coi miei occhi. Non sarebbe carino svolgere la nostra sessione di apprendimento accanto a un albero?".

      I bambini urlano "Sìììì" all'unisono, e Susie continua, emozionata: "Non dovremo aspettare ancora molto per scoprirlo, vero Ms. Gladstones?"

      "No, per niente, considerato quanto abbiamo già aspettato", risponde la premurosa maestra.

      I bambini sono comprensibilmente emozionati. Il loro entusiasmo è incontrollabile. Non hanno mai visto quelle cose, a parte nei video d'archivio dell'astronave. Certi fatti vengono spiegati ai bambini quando sono maturi. I bambini forse non hanno bisogno di sapere alcuni fra gli aspetti più inquietanti della vita (o della storia, in questo caso).

      In un altro settore dell'astronave, alcuni ragazzini stanno studiando e discutendo l'instabilità sociale sulla Terra, che è il motivo per cui si trovano ora sull'astronave.

      "Ci sono domande?", chiede Mr. Tordin. Lascia agli studenti del tempo per processare ciò che gli stanno insegnando.

      "Io ne ho una", dichiara Xamous, uno degli alunni più promettenti. "Quand'è che lei pensa sia stato troppo tardi per loro per sistemare i problemi sulla Terra?"

      "Temo che nessuno di noi possa realmente saperlo, Xamous", risponde Mr. Tordin in tono di scuse. "Ecco perché qui poniamo l'accento sull'etica. Se impareremo a trattare meglio le persone e daremo a ciò la priorità, avendone cura, allora saremo sicuri di non subire un medesimo destino".

      Parlano, ovviamente, della presunta fine della Terra. Presunta, poiché era trascorso così tanto tempo da quando avevano abbandonato la Terra, che non vi era stata comunicazione, eccetto per i primi due anni. Nell'anno 2400 la popolazione terrestre era aumentata fin quasi 50 miliardi. A regnare era il caos, e molte persone non potevano essere monitorate o tenute sotto controllo dalla legge. Far rispettare la legge divenne sempre più difficile, finché non ci si provò nemmeno più. Le persone più ricche si ritirò in luoghi strategici (le città, di solito) dove poter servirsi di strumenti di difesa territoriale, e furono in grado di preservare tali roccaforti. Avendo bisogno di alcuni beni disponibili solo all'esterno, c'erano loro rappresentanti che riuscivano a stabilire contatti con cartelli situati all'esterno. Questi cartelli, a loro volta, controllavano sufficientemente bene le masse da prevenire invasioni.

      La vita all'esterno consisteva nel fare tutto ciò che fosse necessario a sopravvivere, anche azioni discutibili. Uccidere o derubare era normale come camminare per strada. Ogni cosa che si potesse vendere, si vendeva, senza alcun problema. Droghe, risorse e perfino vite umane erano un commercio onesto. Chi si trovava dentro i confini delle città sapeva che era solo questione di tempo, prima che i capi dei cartelli divenissero più ambiziosi e tentassero di accaparrarsi le città.

      I più ricchi sapevano che il degrado sociale avrebbe alla fine portato al collasso totale dell'umanità, trasformando le persone in creature selvagge. "Uccidere o essere uccisi" sarebbe diventata una regola di vita quotidiana (se di vita si può parlare).

      Consci dell'inevitabilità della cosa, quegli stessi miliardari lanciarono il più ambizioso programma spaziale di sempre, al fine di salvare il genere umano. Consisteva nel trasportare un equipaggio di cinquecento persone su un pianeta che si sperava avrebbe supportato la vita umana. Il pianeta l'avevano scoperto, ma il viaggio sarebbe durato quasi trecento anni.

      Tutti coloro che avevano sempre sognato di viaggiare nello spazio credevano che avrebbero sfrecciato da un pianeta a un altro alla velocità della luce e oltre. Tuttavia, benché persino gli scienziati terrestri avessero compiuto progressi nella propulsione, ciò era semplicemente impraticabile; tra l'altro, la fine della Terra si stava avvicinando.

      Erano stati compiuti molti altri progressi nel campo, ad esempio, della medicina (sebbene non disponibili a chi viveva all'esterno), della genetica e della nutrizione. Che una società responsabile di progressi stupefacenti sarebbe stata schiacciata dalla barbarie, era davvero ironico.

      Sarebbe trascorsi quasi venti anni, prima che l'astronave potesse finalmente iniziare il viaggio. La missione era assai ardua, ed era un biglietto di sola andata, in fondo. C'era in ballo tutto, e non ci si poteva sbagliare. Ci vollero quasi tutti quegli anni solo per costruire l'astronave, e per evitare il deteriorarsi delle componenti, lo si fece in orbita terrestre. Una delle sfide maggiori fu trovare il modo di impostare una gravità artificiale, ma ci si riuscì. Nel frattempo, in superficie si continuava a lavorare.

      Ai genetisti di primo piano spettò il compito di verificare che nessun partecipante alla missione avesse una qualche predisposizione al cancro o altre malattie.


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