Lettere Di Uno (Sciocco) Innamorato. Carlos Usín
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Lettere di uno (sciocco) innamorato
CARLOS USÍN
Tradotto da Debora Vignaroli
Copyright © 2021 Carlos Usín
Tutti i diritti riservati.
DEDICA
A Cuchy
GIORNO 1 (28-08-2011).
È vero che dallo stesso giorno in cui ci siamo incontrati, a metà gennaio 2010, mi hai detto che il tuo futuro era a Benalmádena e che ci saresti ritornata il prima possibile. Ed è anche vero che, nonostante ci fossimo appena conosciuti e molte cose dovessero ancora succedere, l'idea non mi rendeva molto felice. Forse perché, anche se suona molto da film, mi sono innamorato di te appena ti ho visto e non volevo perderti ancora prima di incominciare qualcosa.
Oggi, mentre tornavo a Madrid in macchina, alla guida e da solo, senza di te al mio fianco, ho pensato a quanto mi manchi e a quante cose facciamo insieme da tanto tempo. Se noti, ci sono poche cose che facciamo separatamente. Forse è per questo che questa "separazione" fa così male.
So già che non è così, che ogni fine settimana, come da quando ci siamo conosciuti, continueremo a condividere le nostre vite, ma mi è difficile immaginare che, d'ora in poi, quando lascerò il lavoro, non ti verrò a prendere per fare qualche commissione, andare al supermercato o semplicemente sederci a El Tambor ad ascoltare musica, mentre io invento mille sciocchezze con cui farti ridere.
Mentre guidavo, per un istante mi è venuto un groppo in gola, ricordando il momento terribile in cui ci siamo incontrati. Eppure, per qualche strano motivo, hai deciso di stare accanto a un emarginato senza lavoro, senza soldi e con un futuro più nero dell'ascella di una scimmia. Questo mi ha fatto capire che se restavi al mio fianco, ne valevi la pena come persona.
Prima ho detto che mi sono innamorato di te non appena ti ho vista e penso che sia vero. Un'altra cosa è che il mio atteggiamento è stato un po' prudente, un po' cauto, per proteggermi. Per questo motivo, la nostra relazione è cresciuta in intensità e frequenza con il passare del tempo e questo, a sua volta, mi ha fatto sentire meglio al tuo fianco.
Le nostre vite si sono intrecciate l'una con l'altra in modo tale che ora non riesco a concepire un'altra vita che non sia con te.
Era tanto tempo che non riuscivo a dire "Sono felice con la mia compagna" e tu sei riuscita a rendermi felice, anche se a volte cerchi di farmi impazzire. Come quando mi rimproveri di non aver cercato di acquistare una casa prima e poi, quando cerco di ottenerla, mi tranquillizzi dicendo "non si può fare, perché non abbiamo soldi". Sei molto arguta e ti amo per questo. Per questo, e per tante altre cose.
Dobbiamo sfruttare il presente, perché il futuro è molto più incerto che il passato. Viviamo il nostro presente, godiamocelo e supereremo insieme le difficoltà, che è il modo migliore per realizzare le cose. Troviamo una casa che ci piaccia, che sia il nostro nido e lottiamo per noi stessi, per la nostra vita, per il nostro amore. E dimentica i soldi: sono solo soldi e alla fine se ne viene fuori sempre. Ti lo dico io!
Ti amo, Cuchyta.
GIORNO 2 (29-08-2011).
Decisamente, la giornata diventa molto più lunga e faticosa se non la finisco vedendo il tuo visino dolce, il tuo sorriso e se non sento la tua voce.
Quando esco dal lavoro, da così tanto tempo che non ricordo, ti sono sempre venuto a prendere e ho condiviso con te un paio d'ore della nostra vita. Non abbiamo avuto conversazioni filosofiche o profonde; e non abbiamo nemmeno riso tutto il tempo, ma siamo stati insieme, ad accarezzarci e, soprattutto, ci siamo sostenuti a vicenda.
Una delle peggiori esperienze che un essere umano possa sopportare è di sentirsi solo proprio quando in teoria è accanto a un'altra persona. È una solitudine dolorosa, silenziosa, distruttiva, letale. Ho avuto quella sensazione molte volte durante la mia vita; la sensazione di sentirsi soli, lottando contro tutto, anche il proprio partner.
Con te è sempre stato il contrario. All'inizio ero sorpreso che continuassi a uscire con me. Non saresti stata la prima a dirmi che a quell'età non eri disposta a camminare mano nella mano e sederti su una panchina, e invece è esattamente quello che io e te abbiamo fatto per molte settimane: camminare mano nella mano, sedersi a Rosales a chiacchierare e poi andare a prendere un caffè a Charing Cross, perché non c'erano soldi per altro.
Ti ho sentito al mio fianco quando stavo per vendere la macchina in cambio di niente; stanco di pensare, pensare alle cose e non ottenere nulla di chiaro. Ti sei schierata con me, mi hai aiutato a pensare con freddezza e mi hai difeso da quello che avrebbe potuto essere un vero disastro.
Sei sempre stata al mio fianco, come quando hai saputo della maledetta storia della falsa denuncia per maltrattamenti a Palma. Non ti ho mai nascosto niente e non l'avrei fatto in quel momento. Pensavo che se dovevi amarmi, dovevi conoscermi con le mie luci e le mie ombre, anche se certo, a quel tempo, non c'erano molte luci da mostrare.
Hai sempre saputo consigliarmi, supportarmi e aiutarmi e io ho cercato di fare lo stesso con te. Per questo quando non ti vedo, non ti tocco o non sento la tua voce, mi manchi e sto male.
Hai sempre curato i miei interessi, ripetendo più e più volte "devi risparmiare, devi risparmiare", come se conducessi una vita di lusso e dissolutezza.
E mi piace che tu mi dia la tua opinione. E mi piace quando provi a spiegarmi perché la merda del Forex non funziona come tutti si aspettano. E mi piace che tu mi chieda la mia opinione e che si parli di varie questioni. E mi piace quando dici "fa schifo", con quel tono di totale rifiuto, quasi di indignazione, a ciò a cui ti riferisci. E mi piace il tuo sorriso facile, il tuo senso dell'umorismo e quando dici "che sciocchezza", quando ti racconto una barzelletta stupida o assurda. E mi piace quando dici "sei un fantasma".
Mi piace il tuo atteggiamento calmo, arrabbiato solo quando hai ospiti a cena a casa e non ti presenti in orario o quando la merda del Forex va dalla parte opposta a ciò che vorresti.
Mi piace quando vai a dormire e ti porti a letto un libro sulla "congiunzione dei pianeti" o meglio ancora sulle ricette di cucina. Sei speciale, mi piaci.
Non faccio altro che pensare a come sarà la nostra casa e a quanto staremo bene io e te. So che non abbiamo alcuna certezza; quindi, non abbiamo altra scelta che vivere giorno per giorno. Carpe Diem!, Cuchyta.
Ho bisogno che tu viva, biondina mia. Potrei vivere senza di te, ma la vita non sarebbe la stessa; nemmeno lontanamente.
Ti amo.
GIORNO 3 (30-08-2011).
In questi giorni mi torna in mente lo scherzo che ti facevo quando ti dicevo che senza di me "saresti stata sola, disorientata, senza meta". Com'è crudele a volte il destino, con i suoi scherzi. Mi manchi molto e se fino ad ora contavo i giorni per arrivare a venerdì, ora ancor di più. Non so se da giovedì, quando sarà finita la giornata intensiva, il tempo passerà diversamente, ma fino ad ora i pomeriggi sono troppo lunghi per me.
Il casino di stamattina mi ha buttato giù con quel maledetto embargo. Sembra che ogni volta che provo a fare qualcosa di eccitante, positivo, felice, diverso, ci sia qualche fata cattiva che si ostina a darmi fastidio, come se dovesse compiere un destino fatale. E potrebbe essere peggio; adesso almeno ho i soldi per sopravvivere senza quei 500 euro, ma guarda che cazzo, passare tutta la vita sperando che non succeda niente... e poi succede!
E quello che più mi fa rabbia è quel sentimento di impotenza, di ingenuità, di essere un idiota stroncato da chi non soffre mai le stesse miserie degli altri mortali, come se fossero superiori e vivessero in un mondo parallelo. E la chiamano Giustizia! E torneranno a casa così felici e soddisfatti, con la sensazione di aver compiuto il loro dovere, e poi si vendicheranno in toto dell'avvocato, che in un fine settimana in cui sono di turno, li fa uscire dalla loro comoda casetta per andare alla corte per guadagnare i soldi che noi stronzi li paghiamo per abusare di noi. Che peccato!
E nel mentre, noi tristi mortali, dovremmo continuare a lottare per poter avere qualche misero euro con cui ambire ad affittare una casa su prenderselanelculo.com, pagata come fosse un palazzo e così, in quel modo, a poter salire un piccolo gradino nella schiera degli