Resa a discrezione. Giacosa Giuseppe
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Intendiamoci. È un uomo di mondo?
Conosco dei duchi che lo sono meno di lui.
Quel viaggio non gli deve fruttar denaro?
Glie ne costa.
Va la scommessa? Chi tiene?
Io…
Tu? Tu sostieni che parte?
Certo.
La contessa è la sola persona qui che possa senza scortesia dubitare della riuscita.
Oh, state pure dalla sua; non me n'ho per male. Va la scommessa?
In che termini?
Io sostengo che quel signore che deve venir qui ora, il Dottor… non rammento nemmeno il nome, guardate.
Sarni.
Il dottor Sarni, non partirà per il suo viaggio polare.
Io sto per la Marchesa.
No, no. Voglio esser sola. (a Gemma) Vada fra noi due.
Che va?
La statua in bronzo della Tuffolina che mi volevano regalare il giorno della mia festa.
Ah! per la vita d'un uomo!
Glie la salvo la vita.
È detta.
Siate testimoni. (le due si stringono la mano). Zio, dammi la lettera commendatizia. (a Gemma) Ti do la mia parola d'onore che quella lettera… (a Teodoro) Quando hai detto che intende partire?
Posdomani mattina.
Ebbene che prima di domani sera il sig. Sarni avrà quella lettera.
Va bene.
Me la dài?
Eccola. (le consegna la lettera).
Oh, Marchese!
Detesto gli uomini superiori.
E ora, zio, ti mando via.
Ah!
Naturale, se ci sei tu non posso rimettere a domani la consegna della lettera.
Giusto.
Le nove e tre quarti.
La carrozza della Contessa del Pallio.
Posso rimanere?
Anzi vedrai che poche arti ci vogliono.
Anselmo, quando verrà un signore a cercare di mio zio lo farete passare.
Sissignora. (via).
Addio.
Ah! Sveglia Del Sannio e portalo con te. Non voglio che il tuo eroe possa credere che la nostra compagnia concilia il sonno. Almeno questo.
Giusto. (scuote Del Sannio) Oh giovinotto!
Eh!
Andiamo?
Subito. Chiudono? (mezzo insonnito va a prendere il cappello ed accenna ad avviarsi con Teodoro).
Crede di essere al Club.
Ciò vendica i nostri saloni.
Non salutate?
Oh diavolo! Cara Marchesa.
Vi ringrazio della bella serata che ci avete fatto passare.
Che dite?.. Sono io che…
Presto.
Vengo. Contessa! (s'avvia, quando è vicino a Teodoro gli dice) Oh! Marchese, scusate, non vi avevo conosciuto.
La cimmeria nebbia, come dicono i classici.
SCENA VII
Marchesa, voi state per commettere una cattiva azione.
Oh! oh!
Una cattiva azione. Pensateci. Ammetto che siate indispettita della poca galanteria degli uomini; ma quello di cui macchinate la rovina…
La rovina?
Certo; quello non appartiene al nostro mondo, non vi ha offeso in nulla. È un uomo utile, probabilmente ingenuo e quindi disarmato contro di voi. Vi conosco, ora siete in puntiglio, ma tornata in voi sareste la prima a giudicare severamente la vostra condotta. La parte di Dalila è ingenerosa.
Se è un Sansone non cadrà.
Sansone è caduto.
Io non lo disarmo nel sonno. Se è veramente forte non si lascierà smuovere, e lo smacco sarà mio. Sapete bene che non mi getterò fra le sue braccia. Se cede, vorrà dire che non era stoffa d'eroe, e mi vendicherà della prosopopea di tutti gli altri. E poi m'annoio, e questo mi diverte. – E poi è deciso.
Quanto più sarà forte, tanto più facilmente cadrà nella pania.
Come temete per il decoro del vostro sesso!
Oh! pigliatevela con me…
Che non ve ne importa.
Non conosco il signor Sarni, ma…
Minacciate di metterlo in avviso? La buona fede mascolina! Perchè vi ho invitato a casa mia!
Non lo metterò in avviso, non per timore di essere sleale, ma perchè sarebbe inutile. Solo se persistete nel proposito, avrò il dolore di non esser più de' vostri amici.
Capite bene che se cedessi ora, avrei l'aria di farvi la corte.
Buona sera, Marchesa.
Contessa! (salutando).
Vai via? Non assisti al Torneo?
No.
Per dar la palma al vincitore.
Saranno vinti tutti e due. (via).
SCENA VIII
Non potete credere che allegria mi mette indosso questa partita. (Silenzio. Elena passeggia la scena, va da un mobile all'altro, apre un libro e poi lo chiude; siede al pianoforte. Filippo sbadiglia coprendosi la bocca colla mano. Gemma lo