Due. Eva Forte
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Due
Eva Forte
A chi mi ha dato il coraggio
di cominciare questa nuova avventura
Prefazione
Ognuno di noi ha dentro di se tante storie legate al proprio vissuto ma anche alla propria fantasia. Storie pronte a nascere e finire sulla carta, per prendere vita sotto il battere delle dita sulla tastiera.
Due nasce così, e come la vita reale ha preso forma giorno dopo giorno, imparando a conoscere i protagonisti e la loro voglia di giocare e di conoscersi andando al di là delle convenzioni e delle normali relazioni sentimentali che seguono strade ben definite.
La riscoperta dei cinque sensi, del saper ritrovare il proprio passato anche dentro il presente, il saper andare oltre la solitudine ricercata per tanto tempo.
Un viaggio tra la città, la campagna e posti lontani per capire cosa sia veramente l'amore che nasce da uno sguardo che offre un porto sicuro, ogni mattina.
CAPITOLO 1
La Campagna
Non c'è cosa più bella di svegliarsi la mattina presto, quando ancora la città dorme e il silenzio notturno comincia a rompersi sotto il passaggio dei primi suoni della giornata. In inverno sembra ancora di essere cullati dalla luna, con il freddo che ti avvolge appena scendi dal letto, lasciando il tepore notturno e il profumo dell'ammorbidente sulle lenzuola.
Il caldo del piumone, con tutta la sua morbidezza, cede il passo a piccoli brividi che mi aiutano a svegliarmi mentre attraverso la casa ancora buia e silenziosa. Dopo aver acceso la macchinetta del caffè, i miei riti mattutini cominciano a susseguirsi uno dopo l'altro. La doccia si accende, con il forte getto caldo che scansa via schiuma. Il mio accappatoio è già pronto li vicino, per evitare che il freddo diventi fastidioso e pungente. Con le prime notizie del giorno, assaporo il caffè caldo e fumante, appena fatto mentre non mi sono ancora vestito. Piccole cose che mi mettono buonumore, prima ancora di uscire di casa e affrontare la vita di ogni giorno. Come tutti i lunedì, l'euforia di rivederla è tanta, dopo due giorni passati a fantasticare sulla sua vita e su quello che potrebbe fare in ogni istante della giornata. Negli ultimi anni ho perso l'entusiasmo di avere un rapporto duraturo con una donna, visti gli ultimi trascorsi il periodo di pausa da ogni relazione sta avendo i suoi benefici. Da quando poi ho incontrato lei, l'idea di legarmi ad un'altra è svanito, almeno per il momento, e questa nuova avventura fatta di incontri platonici e di sguardi rubati diventa più eccitante giorno dopo giorno, quasi con la speranza che tutto rimanga su questo piano, senza contatto vero e proprio, senza sapere chi sia e cosa faccia nella vita.
Sento il cane del vicino che abbaia, e regolare come un orologio si apre la porta sul pianerottolo per la consueta passeggiata mattutina a Villa Borghese. Una vecchietta si è presa l'incarico di portare a spasso quel minuscolo cagnolino, così rumoroso da non riuscire a credere che possa essere così piccolo. Una simpatica signora, ormai sola e senza altri interessi che non aiutare l'ingegnere a far fare quattro passi al suo animaletto per il quale non nutre poi così tanto interesse. Avvolta nel suo cappottone infeltrito, si appropria del guinzaglio e via giù per le scale, un passo alla volta, tirata dietro dal piccolo cane che scalpita in attesa di arrivare all'aria aperta dopo una lunga notte al chiuso. Aspetto sempre di non sentire più abbaiare prima di uscire di casa. La simpatica vecchietta nutre un particolare affetto nei miei confronti e si sente sempre in dovere di informarmi su tutte le sue vicissitudini mediche senza mai prendere fiato, e quando capita rischio sempre di perdere il mio incontro mattutino con la mia affascinante sconosciuta, cosa che in genere mi mette di cattivo umore. Fino ad oggi è capitato poche volte che non ci siamo incontrati al bar o almeno sulla strada che la porta via dal locale, per quell'incrociarsi degli occhi che basta per darmi la carica per tutta la giornata.
Appena sento chiudere il portone sono già pronto davanti alla porta con le chiavi in mano e lo zaino in spalla, con la giacca ben abbottonata sotto la sciarpa calda e morbida senza cui sarei perso nei mesi più freddi. Già scalpito all'idea di come sarà vestita oggi, spesso cerco di immaginarmela e faccio scommesse con me stesso per vedere se siamo in sintonia anche su queste cose più frivole. Mi è capitato anche di indovinare, almeno sul colore dei pantaloni o su cosa indossasse in linea di massima. Un gioco infantile che però mi fa sorridere, quando vedo di aver indovinato qualcosa di lei. Accelero il passo per strada, la vecchietta questa mattina si è attardata con l'ingegnere che le ha dato qualche consiglio su dove portare il suo "figlio peloso”, come ama tanto definirlo.
Appena sulla soglia del bar, la vedo, insieme alla sua solita compagna di colazione, seduta al piccolo tavolo vicino il frigorifero delle torte in esposizione. Ogni giorno incrociamo gli sguardi e se lei non distoglie velocemente il suo, il calore dei nostri sorrisi diventa un tutt'uno. Poi basta, la nostra non relazione finisce li, anche se cerco sempre di guardarla senza che lei se ne possa accorgere per vedere come si muove, come si tocca i capelli. Una delle prime volte mi ero seduto dietro di lei per la curiosità di sentire che profumo avesse e per poterla ricordare durante il giorno non solo per il flash dato dal mio sguardo. In questi tre mesi, dal nostro primo incontro, non ho mai sentito il suo nome e questo rende ancora tutto più affascinante e misterioso. Di lei so solo che è molto mattiniera come me, e che non può far a meno di iniziare la giornata con un cappuccino e un cornetto semplice.
A volte mi nascondo dietro al frigorifero che mi permette di guardarla indisturbato attraverso i vetri, tra le morbide torte colorate al suo interno. Qualche giorno fa la sua amica se ne deve essere accorta visto il modo in cui ormai mi guarda a ogni incontro, e così ho abbandonato il mio fresco nascondiglio per tornare alla solita posizione sul lato del bancone, tra lei e l'uscita, così da non perdere neanche un attimo del nostro incontro.