Un racconto della serie Agente Zero. Джек Марс
Читать онлайн книгу.UN RACCONTO
DELLA SERIE
AGENTE ZERO
(UNO SPY THRILLER DELLA SERIE AGENTE ZERO)
J A C K M A R S
Jack Mars
Jack Mars è l’autore bestseller di USA Today della serie di thriller LUKE STONE, che per ora comprende sette libri. È anche autore della nuova serie prequel LE ORIGINI DI LUKE STONE, e della serie spy thriller AGENTE ZERO.
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I LIBRI DI JACK MARS
SERIE THRILLER DI LUKE STONE
A OGNI COSTO (Libro 1)
IL GIURAMENTO (Libro 2)
SALA OPERATIVA (Libro 3)
CONTRO OGNI NEMICO (Libro 4)
OPERAZIONE PRESIDENTE (Libro 5)
IL NOSTRO SACRO ONORE (Libro 6)
REGNO DIVISO (Libro 7)
SERIE PREQUEL CREAZIONE DI LUKE STONE
OBIETTIVO PRIMARIO (Libro 1)
COMANDO PRIMARIO (Libro 2)
MINACCIA PRIMARIA (Libro 3)
SERIE DI SPIONAGGIO DI AGENTE ZERO
AGENTE ZERO (Libro 1)
OBIETTIVO ZERO (Libro 2)
LA CACCIA DI ZERO (Libro 3)
UNA TRAPPOLA PER ZERO (Libro 4)
DOSSIER ZERO (Libro 5)
IL RITORNO DI ZERO (Libro 6)
UN RACCONTO DELLA SERIE AGENTE ZERO
UN RACCONTO DELLA SERIE AGENTE ZERO
ROMA, ITALIA
Zero percepì la sua presenza ancor prima di vederla.
All'inizio della sua carriera aveva imparato, provando e sbagliando e procurandosi molte ferite e cicatrici, a fidarsi del suo istinto e intuizione tanto quanto del suo allenamento. Quindi, quando sentì quella sensazione familiare pungergli la nuca e fargli venire la pelle d'oca, capì di essere osservato.
Si avvicinò alla finestra e con due dita spinse delicatamente indietro la tenda, lentamente e non più di qualche millimetro, mantenendo tutte le parti vitali del suo corpo relativamente nascoste dal telaio della finestra. L'appartamento si trovava nel quartiere di Sant'Angelo, con vista su Piazza Mattei, che era per lo più vuota. Sebbene tecnicamente estate, il mese di settembre aveva portato con sé un fronte freddo che aveva spinto la maggior parte dei turisti ad affrettarsi a passo svelto verso la loro destinazione piuttosto che trattenersi in piazza a scattare qualche foto alla Fontana delle Tartarughe, caratterizzata dalle numerose tartarughe perfettamente scolpite attorno al bordo del bacino di marmo.
Lei era lì. Si trovava in piedi a pochi metri dal bordo della fontana, entrambe le mani infilate nelle tasche di una giacca scamosciata scura. I suoi capelli biondi avevano delle sfumature che sembravano essere opera di un abilissimo parrucchiere, sebbene Zero sapesse che erano naturali. I suoi occhi grigio ardesia, pur sembrando disinteressati, scrutavano proprio la finestra del secondo piano con le tende bianche.
La sua finestra.
"Dannazione", sospirò Zero. Se lei sapeva dove si trovava, era probabile che lo sapessero anche loro. Era pronto a scommettere che non era venuta da sola. E sebbene non fosse sicuro delle sue motivazioni, sapeva che non sarebbe andata da lui.
"Al diavolo". Andrà come deve andare. Sollevò la Glock dal piccolo tavolo da pranzo alle sue spalle, inserì una nuova cartuccia e si diresse in camera prima di infilarla nella parte posteriore dei pantaloni. Infilò un paio di mocassini e lasciò l'appartamento, scendendo lentamente le scale di pietra. Mentre passava sotto l'arco che conduceva alla piazza, Zero si aspettò che una dozzina di agenti uscissero sciamando da luoghi nascosti per arrestarlo. O forse non si sarebbero nemmeno preoccupati di arrestarlo. Forse lo avrebbero semplicemente ucciso con una pallottola nel cranio.
Ma non accadde nulla. Lei rimase immobile mentre lui uscì nel pomeriggio grigio e si fermò a una decina di metri da lei. I suoi capelli le cadevano morbidi e perfetti sulle spalle, come se fosse appena uscita dalla pubblicità di uno shampoo. La brezza gelida gli portò il suo profumo alle narici, e con esso venne il ricordo di loro in un bar di Düsseldorf, in cui avevano riso insieme fino a tarda notte...
Smettila, si disse.
È troppo tardi per tornare indietro ora.
Per un momento, ci fu solo silenzio. Da qualche parte un uccello cinguettò come per lamentarsi per il rapido mutamento del tempo.
"Ho pensato che avrei potuto trovarti qui".
Zero non rispose. Ma il suo sguardo scrutava i tetti adiacenti senza muovere la testa.
Maria accennò un sorriso. "Sono sola", gli disse. “Morris e Reidigger mi hanno detto che stavo perdendo tempo. Che era troppo ovvio. Ma poi mi sono ricordata di quello che mi hai detto una volta, che a volte il modo migliore per essere imprevedibile è fare quello che presumono che non avresti mai...”
"Togli le mani dalle tasche", le ordinò.
Il sorriso svanì. Estrasse lentamente le mani e mostrò i palmi delle mani vuoti. "Non sono qui per ucciderti, Kent".
Kent. Era l'unica a chiamarlo ancora in quel modo. Agente Kent Steele della divisione Attività Speciali, gruppo Operazioni speciali della CIA. Nome in codice: Agente Zero. Ma non era un agente, non più. Era stato ripudiato. Non era neanche Kent. Era solo... Zero.
Un nessuno.
E lei era Maria Johansson, alias Agent Marigold. Avevano lavorato insieme per anni nel Gruppo Operazioni Speciali, insieme al suo migliore amico Alan Reidigger e, più recentemente, insieme al giovane Clint Morris. Loro quattro erano stati una squadra. Un'ottima squadra.
Fino a…
"Allora perché sei venuta?"
"Per parlare", gli disse Maria. "Tutto qui. Te lo giuro". I suoi occhi grigi guardarono nuovamente la finestra sopra la sua testa. "Posso salire...?"
Se stava dicendo la verità, e Maria non gli aveva mai mentito prima, allora sapeva di cosa volesse parlare e lui non voleva parlarne. Tuttavia, non se ne sarebbe semplicemente andata e Zero non si sentiva al sicuro in mezzo a quella piazza.
Le fece un cenno di assenso e lei lo seguì sotto l'arco, su per le scale di pietra, fino alla seconda porta a sinistra. L'appartamento