Salvato. Bailey Bradford

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Salvato - Bailey Bradford


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vero?” disse, accarezzando gentilmente il polso di Gabe con il pollice, incapace di resistere a quel piccolo conforto. Anche quel casto tocco riscaldò il suo sangue. Si spostò leggermente, cercando di alleviare la pressione nei suoi testicoli. Le sue palpebre si abbassarono mentre osservava Gabe. Sentì la sua eccitazione, consapevole del disagio che faceva sì che l’uomo si contorcesse dove era seduto. Il pene del suo compagno era duro e bagnato proprio come il suo; poteva vedere la macchia umida espandersi sui suoi boxer tesi. Dio, quell’uomo gli stava rendendo difficile pensare coerentemente.

      “Forse dovrei prendermi cura di quello prima,” si offrì, facendo scivolare la mano dal braccio di Gabe sulla sua coscia, risalendo lentamente, sfiorandogli leggermente il pene. Gabe gemette prima di afferrare la mano con la sua, sollevando prima i suoi fianchi, poi spingendo via la mano di Mika.

      “No, non possiamo, non posso… devo sapere cosa sta succedendo qui, Mika. Per favore, aiutami a capire. Voglio dire, c’era un lupo, e poi questi sogni, e ora tu sei qui e tutto questo è maledettamente incredibile! Aiutami a capirlo.”

      Lo sguardo caldo di Gabe conteneva una preghiera silenziosa che Mika non potÈ ignorare. Annuì lentamente, poi portò la sua mano sotto quella di Gabe, intrecciando le loro dita. Era lacerato sul cercare di decidere quanto dire al suo compagno. Se l’uomo fosse stato un mutante sarebbe stato tutto molto più facile. Quasi scoppiò a ridere per quello; avrebbe dovuto ben sapere che nulla sarebbe stato più facile da quel momento in poi.

      Non avrebbe mentito a Gabriel, ma preferiva semplificare le spiegazioni, darsi del tempo per conquistare la fiducia del suo compagno. Indipendentemente dal fatto che fossero compagni, e quindi legati l’uno all’altro, si rendeva conto che voleva che Gabe lo amasse, come individuo. Era diviso tra rivelare tutto e rivelare solo quello che era necessario, perchÈ ora che Gabe era qui, non credeva che sarebbe stato in grado di sopravvivere ancora da solo—e che era un fardello troppo grande da porre sulle spalle dell’altro uomo.

      “Va bene, posso farlo Gabriel,” disse speranzoso. “Okay.” Cercò di concentrarsi per non rovinare quella che probabilmente era la conversazione più importante della sua vita. In precedenza, lo era stata quella durante l’incontro con l’alfa del suo branco, ma questa avrebbe avuto un impatto ancora più importante sulla sua vita. Portò le loro mani sul suo petto, sopra il suo cuore, sperando che il tocco gli desse il coraggio di cui aveva bisogno per parlare.

      “So che potresti avere delle domande, ma se tu potessi lasciarmi parlare prima che mi cedano i nervi, poi cercherò di rispondere.” Mantenne il suo sguardo fisso su quello di Gabe. Annuendo impazientemente Gabe sollevò il sopracciglio. Va bene allora, pensò Mika, non voglio continuare a far aspettare questo uomo.

      “Ah, dunque, sono un…mutante, un lupo.” Osservò Gabe mentre si irrigidiva, comprendendo le parole. Quando sembrò non ci fossero altre reazioni da parte sua, Mika si sentì un po’ incoraggiato a proseguire. Almeno Gabe non era scattato in piedi e gli aveva dato del pazzo. “Deve sembrare piuttosto folle, credo. Voglio dire, difficile da credere. Questo potrebbe sorprenderti ma non siamo così rari, solo un segreto ben tenuto, per ovvie ragioni. Tutto okay per ora?”

      Oh, pensò, ecco l’espressione che mi dice quanto pazzo il mio compagno crede che io sia.

      Gabe battÈ le palpebre e lo fissò incredulo. “Non so dirti quanto sia okay, Mika. Voglio dire, seriamente? Okay?”

      Scuotendo la testa, Mika cercò di calmare il battito frenetico del suo cuore. Merda, stava rovinando tutto e proprio non poteva permetterselo! “Gabe, mi dispiace. Non so quali siano le parole giuste per dirlo, in che altro modo dire la verità. Ho cercato di…aiutarti ad accettarlo con i sogni, ma io—”

      Gabe liberò la sua mano e saltò fuori dal letto per mettersi in piedi e fissare Mika. “Quindi puoi anche leggermi la mente? Trafficare nella mia testa?”

      Mika saltò giù dal letto domandandosi come fosse riuscito a rovinare già tutto così malamente. Forse avrebbe fatto meglio a dedicare a un altro uso la sua bocca. O forse, avrebbe semplicemente dovuto andarsene quando quella mattina era uscito dalla finestra, lasciare Gabe nella confusione e lui nel dolore che stava già provando per il rifiuto del suo compagno. Guardò fuori dalla finestra, cercando di decidere cosa fare, cosa sarebbe stato meglio per l’uomo che lo stava osservando.

      “Mika.” La voce di Gabe fu un morbido sussurro e raggiunse Mika appena prima che le dita gli sfiorassero la guancia, non preparandolo in alcun modo per le parole che seguirono. “Mika, sembri così sperduto.”

      Il cuore di Mika si strinse. Andò verso la finestra, il bisogno di agire lo spronò all’azione. Sentì il suo corpo cominciare a mutare, ruvidi peli spessi cominciarono a crescere sul suo braccio teso mentre un gemito sorpreso usciva dalle labbra di Gabe.

      “No!”

      Mika ignorò il comando, sentendo il lupo spingere, determinato a fuggire prima di essere ferito di nuovo. Prima che la mutazione potesse realmente verificarsi fu spinto all’indietro e placcato sul letto dai novanta chili del suo compagno. Rimase senza fiato quando la sua schiena toccò il materasso e una spalla muscolosa gli colpì il diaframma.

      “No.” Occhi scintillanti lo fissavano mentre forti mani gli bloccavano i polsi. Il lupo indietreggiò, spinto dall’ordine del suo compagno. I muscoli furono colti da tremiti di paura, desiderio e dolore vibrando sotto la sua pelle.

      “Lasciami andare, Gabriel. Lasciami andare e basta.” Uscì come una preghiera più di quanto Mika avrebbe voluto ma c’era ben poco che potesse farci. “Dopo tutto sarà meglio che io me ne vada e basta.” Le mani di Gabe strinsero più forte, fino quasi a fare male, ma Mika non lottò. Non avrebbe rischiato di fare del male a quest’uomo.

      “Non puoi, vero? Leggere la mia mente?”

      Mika chiuse gli occhi, incapace di aprirli per quella richiesta così intensa. La voce gli si bloccò in gola; c’erano troppe parole, ma mai abbastanza che potessero essere accettate facilmente da una mente umana. Come poteva essere in grado di spiegare a Gabe il legame mentale o cosa significasse trovare il proprio compagno? L’uomo avrebbe pensato che fosse pazzo. Scosse la testa, rispondendo nell’unico modo che poteva, almeno per il momento.

      “Mika.” Il suo nome uscì con un sospiro, poi labbra morbide e piene si appoggiarono sulle sue, fissandosi su di esse quando le aprì per la sorpresa. La lingua di Gabe si fece spazio nella sua bocca, leccando e accarezzando fino a quando Mika si lasciò sfuggire un gemito e cedette, intrecciando la sua lingua con quella del suo compagno.

      “Mi piace, mi piace,” proseguì incoraggiato Gabe nella bocca di Mika, spingendo il suo uccello duro contro la pancia di Mika poi sollevandosi sulle ginocchia per stare a cavalcioni sulle sue cosce, unendo i loro uccelli. “Oh Dio, cosa c’è in te che mi fa volere così tanto? Non sono così…”

      Mika si liberò le mani, avendo bisogno di toccare ancora più che di respirare. Percorse con le mani la schiena di Gabe, mordendo le labbra del suo compagno mentre lasciava che le sue dita e i suoi palmi massaggiassero gentilmente l’erezione di Gabe. L‘odore del sudore e dell’eccitazione, l’uomo e il compagno, lo colpirono con così tanta forza che si sarebbe piegato in due se non fosse stato immobilizzato. Strinse con forza la vita dei boxer di Gabe, spingendo e tirando, intrecciando le sue dita con quelle del suo compagno quando le abbassò per aiutarlo.

      Agili dita levarono gli indumenti che aveva preso in prestito, scivolando sul suo uccello prima di raggiungere l’elastico. Mika inclinò i suoi fianchi per quel poco che poteva e in breve i suoi indumenti furono a terra. Urlò e afferrò la schiena del suo compagno mentre Gabe afferrava con le mani i loro uccelli. Non fu in grado di impedire ai suoi fianchi di spingere quando Gabe strinse la presa, abbassando i suoi fianchi mentre Mika spingeva.

      Era troppo. La presa e l’uccello del suo compagno, la frizione bruciante e le scariche di piacere provenienti dai testicoli verso la testa e le dita e poi di nuovo verso il suo uccello. Sentì come se la sua anima gli venisse strappata mentre gemeva. Gabe ingoiò tutti i rumori con un bacio quasi violento. Tutti i muscoli si tesero e si flessero quando Mika venne, schizzando getti di


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