Il Ventottesimo Libro. Guido Pagliarino

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Il Ventottesimo Libro - Guido Pagliarino


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che amano, che colpa avrebbero coloro che odiano? Per gli esseni, figuriamoci un po', è un merito nonché un indizio della loro predestinazione divina alla salvezza l’amarsi soltanto tra essi stessi, rigorosamente, e l’odiare, altrettanto con rigore, chiunque non sia dei loro; essi pronunciano, tra altre maledizioni ai non esseni considerati tutti figli di Satana, addirittura la seguente: Quando alzi le tua grida, Dio non ti usi misericordia, né ti perdoni cancellando le tue iniquità. Impiegano nei discorsi e negli scritti le espressioni figli della luce e figli delle tenebre, e se è vero che si tratta di espressioni simboliche presenti in tutte le culture, come imparai su testi che raccolsi in passato nella mia biblioteca domestica, ben diverso è, in merito, il sentire della setta rispetto al nostro: per gli esseni tutti, a parte essi stessi, sono figli delle tenebre, quindi anche i seguaci di Giovanni e noi discepoli di Gesú, noi che, diversamente, consideriamo figlio delle tenebre non chiunque appartenga a un altro gruppo ma solo chi, realmente, faccia il male; ma tant'è, per quei fanatici conta solo l'appartenenza, non le intenzioni buone o cattive del cuore. Giovanni, diversamente dai suoi antichi compagni di Qumran, non aspetta affatto un finale Giorno dell'Odio in cui tutti i non esseni saranno massacrati dall’Altissimo, né lancia maledizioni contro i peccatori, solo inveisce, in verità aspramente, contro di loro, a qualunque categoria essi appartengano, invitandoli a pentirsi e a darne il segno nel battesimo. Quella setta infine, diversamente da noi e dai seguaci del battezzatore, pratica divinazione, astrologia e magia: Gesú aveva saputo da Giovanni e riferito ai miei condiscepoli che gli esseni conservano fra i testi della loro enorme biblioteca, in Qumran, le famigerate opere di carattere magico-divinatorio Peana per il re Jonathan, Brontologion, Formula contro gli spiriti maligni da un amuleto, Testo fisiognomico, L’era della luce sta venendo e, addirittura, il libro Egli amò le sue emissioni corporali!16 Peraltro, degli esseni Giovanni ha mantenuto lo stesso rigore di vita conducendo un'esistenza di rinunce, anzi il battezzatore è persino più severo di loro, tanto che la sua dieta radicalizza il divieto di Mosè di mangiare sangue fino al punto ch'egli rifiuta carni d'animali, anche se sgozzati e liberati così dalla linfa di vita donata dall’Altissimo: egli mangia cavallette, cibo purissimo secondo il Levitico perché del tutto privo di sangue. C'è chi afferma che tali bestioline siano anche gradevoli al gusto, specialmente se abbrustolite; sarà, io non ho mai provato ad assaggiarle e cercherò di farne sempre a meno perché, in verità, mi schifano assai.

      Gesú è stato battezzato dal parente nel fiume Giordano, in un momento in cui c'era gran folla: me l'hanno riferito Giuda di Qerijoth, Andrea e Giovannino, anch’essi in quei giorni discepoli di Giovanni. Un momento prima, inaspettatamente per tutti, il battezzatore aveva affermato a gran voce, rivolto al nostro Rabbì: "Tu non hai peccato mai! Non hai bisogno d’acqua di penitenza. Io dovrei essere battezzato da te e tu, invece, vieni da me?!". Il battesimo è avvenuto esclusivamente perché Gesú ha insistito: "Lascia che sia così per ora, in quanto occorre che adempiamo ogni giustizia". Secondo Andrea, con ‘giustizia’ ha inteso ‘osservanza del piano dell’Altissimo’: pensa che quel battesimo sia stato per il Maestro come un'unzione a Messia. Dice infatti d’aver sentito nella mente, e come lui il battezzatore e tutti i presenti, una tonante voce scendere come se stesse planando dal cielo, così come fa una colomba quando cala per posarsi a terra, ed esprimere un richiamo al profeta Isaia: "Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto"17 . Il parente di Gesú ha pronunciato quanto stava udendo, così che la sua parola ha fatto eco a quella che risonava nella mente d'ognuno. "Per questo segno", m'ha detto Andrea, "quando, tempo dopo, Gesù è venuto a chiamarmi come suo discepolo, mi son unito a lui, insieme al mio parente Simone". "Anch'io", s'è aggiunto Giovannino. Sì, penso che Gesú sia l'Unto promesso, il re che libererà Israele e porterà la nostra gente alla conquista della terra. Giuda di Qerijoth ne è sicuro: per certe sue parole, io suppongo che questo condiscepolo aspiri a divenire il primo ministro del nuovo regno. Il giovane Giovanni ha una sua opinione sul battesimo di Gesú, e sono d'accordo con lui: "Sì", mi ha detto, "il battesimo può essere stato come un'unzione, ma ha avuto pure un altro scopo, manifestare al mondo l'umiltà del nostro Maestro: un Messia colmo di splendida umiltà". Un re umile e mite non s’è mai visto in tutta la storia d'Israele. Sarebbe magnifico.

      Ho saputo questa mattina da Andrea che il battezzatore è figlio di un certo Zaccaria e di una certa Elisabetta figlia della defunta Emeria che era parente stretta della madre di Maria la mamma del nostro Maestro; dunque questi è a sua volta parente prossimo di Giovanni Bar Zaccaria. Si racconta che Elisabetta avesse concepito essendo ormai molto vecchia, sui quarant’anni, essendo sposa da oltre venticinque e non avendo avuto alcun figlio prima di Giovanni profeta; e che solo per un miracolo del Signore fosse rimasta incinta. Certuni, ma non noi discepoli, pensano che il Messia non sia Gesú ma quel suo parente: in neppure un anno di vita pubblica, il battezzatore ha acquistato gran fama presso il popolo. Si dice che sia un uomo imperioso, con tutta la forza di volontà d'un vero re, sebbene vesta poveri pelli di cammello trattenute da una cintura di cuoio da poco prezzo: pare che li indossi per dimostrare di non essere più esseno, dato che per questa setta si tratta di abiti impuri. Giuda, Andrea e Giovannino testimoniano che una volta, prima che Gesú entrasse nel movimento giovanneo, il suo parente, mentre stava battezzando presso Betània, aveva visto superbi sadducei e pomposi farisei scribi venire al Giordano ed era divenuto violaceo in volto, quindi aveva inveito a pieno fiato contro di loro, benché persone potentissime: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente dell’Altissimo? Fate invece frutti di conversione e non crediate che sia verità quanto fra voi affermate: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che l’Altissimo può far sorgere figli d'Abramo da queste pietre. Già la scure è pronta presso la radice degli alberi e ogni albero che non produce frutti sarà tagliato e gettato nel fuoco!". "Perché battezzi?" gli avevano domandato quelli, senza scomporsi, quando gli erano stati innanzi, e avevano aggiunto a beffa: "Sei il Messia, o Elia tornato in terra, o un altro profeta? Rispondici, ché possiamo riferire a chi ci ha inviato a interrogarti". Giovanni allora, mostrando di non aver colto l’ironia e placando il tono: "Sono solo la voce di uno che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore, come profetò Isaia…"; "…ma perché battezzi, se non sei né il Messia, né Elia, né un profeta? Come osi?!" gli era stato rilanciato con tono sprezzante. Il battezzatore era tornato all'istante paonazzo e aveva gridato, spruzzandoli di saliva viscosa: "Io battezzo con acqua per il pentimento di conversione, ma colui che viene dopo di me ed era prima di me è già in mezzo a voi ed è più potente di me: io non son degno di calzare i suoi sandali o anche solo di scioglierne i legacci.18 Sono venuto a battezzare con acqua soltanto per far conoscere il suo nome. Egli battezzerà nella Ruah19 , il Vento dell’Altissimo, e nel suo fuoco. Ha in mano il vaglio e con questo monderà la sua aia, raccoglierà il grano nel granaio e brucerà la pula con un fuoco inestinguibile!". Quei loschi se n’erano andati soffiando velate minacce: "Riferiremo, riferiremo: sta' pur certo che riferiremo così come hai detto". M'è parso chiaro che Giovanni intendesse che il vero Messia è il nostro Maestro, ma mi sono chiesto qual fosse il significato preciso di fuoco: che chi non sarà col re Unto sarà bruciato sul rogo? e perché il fuoco anche nel benigno battesimo? Il battezzato si scotterà? Ne ho parlato ai condiscepoli. "No, Matteo", ha commentato il giovane Giovanni, "non si scotterà: le stesse Scritture paragonano l’Altissimo al fuoco che illumina e scalda, e quel fuoco battesimale è certo un simbolo del suo ardente amore". Ha ragione, il paragone è nell'Esodo, nel Deuteronomio e in Ezechiele: questo giovane ha più cultura di quanto pensassi! Comunque, è certo che per i nemici non si tratta d’un fuoco benigno; eh, no; no davvero.

      Dopo aver ricevuto il battesimo, il nostro Maestro s’è ritirato, soffrendo la fame, a meditare e pregare nel deserto. Non sapevano precisarmi per quanti giorni, ma mi hanno riferito ch’erano assai numerosi, per cui si può dire, come nell’uso, per quaranta giorni, così com’è convenzione dire per quarant'anni a proposito del molto tempo passato da Israele nel deserto fra la fuga dall’Egitto e la conquista della nostra terra. Di sicuro, mangiare locuste, miele selvatico e radici, e per di più solo dopo il tramonto20 , non sazia lo stomaco. Ho saputo da Giovannino, Gesú


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