Il Dono Della Battaglia . Морган Райс

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Il Dono Della Battaglia  - Морган Райс


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anche loro finalmente liberi dalla morsa della loro follia, e si raccolsero attorno a loro. Thor chiuse gli occhi e pregò con tutto se stesso che il suo amico tornasse, che lui, Thor, potesse ricevere la possibilità di rimediare al proprio errore.

      Udì dei passi e sollevando lo sguardo vide Selese sopraggiungere, la pelle più pallida che mai, gli occhi accesi di una luce ultraterrena. Cadde in ginocchio davanti a Reece, lo prese tra le braccia e Thor lo lasciò andare vedendo il bagliore che la avvolgeva, ricordando i suoi poteri da guaritrice.

      Selese sollevò lo sguardo su Thor con gli occhi ardenti e intensi.

      “Solo tu puoi salvarlo,” gli disse con urgenza. “Metti una mano sulla ferita, adesso!” gli ordinò.

      Thor allungò e pose il palmo sul petto di Reece e subito Selese pose la propria mano sulla sua. Thor sentì il calore e il potere che passavano dalla mano di Selese, attraverso il suo palmo fino alla ferita di Reece.

      Selese chiuse gli occhi e iniziò a mormorare e Thor sentì un’ondata di calore salire dal corpo dell’amico. Pregò con tutto se stesso che il suo amico tornasse da lui, che gli venisse perdonata quella follia che l’aveva condotto a fare questo.

      Con grande sollievo di Thor Reece aprì lentamente gli occhi. Sbatté le palpebre e guardò il cielo, poi lentamente si mise a sedere.

      Thor guardò stupito mentre Reece sbatteva le palpebre diverse volte e abbassava lo sguardo sulla propria ferita: era completamente guarita. Thor era senza parole, sopraffatto, in ammirazione di fronte ai poteri di Selese.

      “Fratello mio!” gridò Thor.

      Lo abbracciò con forza e Reece, disorientato, ricambiò l’abbraccio mentre Thor lo aiutava a rimettersi in piedi.

      “Sei vivo!” esclamò Thor, non avendo il coraggio di crederlo e stringendogli le spalle. Thor ripensò a tutte le battaglie nelle quali avevano combattuto insieme, a tutte le avventure: non avrebbe potuto tollerare l’idea di perderlo.

      “E perché non dovrei esserlo?” chiese Reece confuso. Si guardò attorno vedendo i volti interrogativi della Legione e apparve perplesso. Gli altri si avvicinarono e lo abbracciarono uno alla volta.

      Mentre gli altri si facevano avanti Thor si guardò attorno e li osservò, rendendosi conto improvvisamente con orrore che mancava qualcuno: O’Connor.

      Thor corse freneticamente verso il corrimano e scrutò le acque, ricordando che O’Connor, all’apice della propria follia, si era gettato dalla nave nelle correnti furiose.

      “O’Connor!” gridò.

      Gli altri accorsero e guardarono le acque insieme a lui. Thor osservò in basso allungando il collo per guardare verso lo stretto, verso le vorticose acque rosse, dense di sangue. Lì vide O’Connor che si dimenava e veniva risucchiato proprio al limitare dello stretto.

      Thor non attese tempo: reagì istintivamente e saltò sul corrimano, quindi si tuffò di testa in mare.

      Sommerso, impressionato dal calore, Thor sentì quanto densa fosse quell’acqua: era come nuotare in sangue vero e proprio. L’acqua, così calda, sembrava fango ribollente.

      Ci vollero tutte le sue forze per nuotare in quelle acque vischiose e tornare in superficie. Pose gli occhi su O’Connor che stava cominciando ad affondare e vide il panico nel suo sguardo. Vide anche che, mentre O’Connor passava il limite tra lo stretto e il mare aperto, la sua follia iniziava ad abbandonarlo.

      Eppure, per quanto si agitasse, iniziava a sprofondare e Thor capì che se non l’avesse raggiunto in tempo sarebbe annegato finendo nel fondo dello stretto dove non l’avrebbero mai più potuto trovare.

      Thor raddoppiò gli sforzi, nuotando con tutte le sue forze, nuotando nonostante l’intenso dolore e la stanchezza che provava alle spalle. Ma mentre si avvicinava, O’Connor scendeva sempre più.

      Thor provò un’iniezione di adrenalina vedendo l’amico finire sotto la superficie e sapendo che doveva agire ora o mai più. Scattò in avanti, si tuffò sott’acqua e iniziò a dare forti gambate. Nuotò sotto la superficie, sforzandosi di aprire gli occhi e vedere attraverso il denso liquido, anche se non ne era capace. Bruciava troppo.

      Thor chiuse gli occhi e si lasciò guidare dall’istinto. Raccolse la parte più profonda di se stesso che gli permetteva di guardare senza vedere.

      Con un altro disperato colpo di gambe si allungò brancolando nell’acqua davanti a sé. Sentì qualcosa. Delle maniche.

      Felice afferrò O’Connor e lo tenne stretto, sorpreso dal suo peso mentre affondava. Thor tirò girandosi e tornando con tutte le sue forze verso la superficie. Era in agonia, ogni muscolo del corpo protestava mentre sgambava e nuotava verso la libertà. A ogni bracciata gli sembrava di tirare il mondo intero.

      Proprio quando iniziava a pensare che non ce l’avrebbe mai fatta e che sarebbe affondato nei profondi recessi del mare insieme ad O’Connor morendo in quel posto orrendo, improvvisamente emerse. Ansimando per respirare si voltò e si guardò attorno vedendo con sollievo che era risalito dall’altra parte dello Stretto della Follia, in mare aperto. Vide la testa di O’Connor emergere accanto a sé e vide che anche lui prendeva una boccata d’aria. A quel punto il suo senso di sollievo fu completo.

      Thor vide la follia che abbandonava il suo amico e la lucidità fare ritorno lentamente nei suoi occhi.

      O’Connor sbatté le palpebre diverse volte, tossendo e sputando acqua, poi guardò Thor con espressione interrogativa.

      “Cosa ci facciamo qui?” chiese confuso. “Dove siamo?”

      “Thorgrin!” gridò una voce.

      Thor udì un tonfo nell’acqua e si voltò vedendo una spessa fune atterrare in mare vicino a lui. Sollevò lo sguardo e vide Angel lì in piedi, insieme agli altri vicino al corrimano della nave che andava loro incontro.

      Thor la afferrò tenendo O’Connor con l’altro braccio e la fune subito si mosse tirata dalla grande forza di Elden che li sollevò lungo il lato dello scafo. Gli altri della Legione si unirono a lui e tirarono, un tratto alla volta, fino a che Thor si sentì sollevare in aria per finire finalmente oltre il corrimano. Lui e O’Connor atterrarono sul ponte della nave con un tonfo.

      Thor, esausto e senza fiato, ancora tossendo e sputacchiando acqua di mare, rimase steso a terra accanto ad O’Connor. O’Connor si voltò a guardarlo ugualmente esausto e Thor vide la gratitudine nel suo sguardo. Poté vedere che O’Connor lo ringraziava. Non c’era bisogno di parole, Thor capì. Avevano un tacito codice. Erano fratelli della Legione. Sacrificarsi l’uno per l’altro era normale per loro. Era ciò per cui vivevano.

      Improvvisamente O’Connor iniziò a ridere.

      Inizialmente Thor fu preoccupato e pensò che la follia si fosse ancora impadronita di lui, ma poi si rese conto che O’Connor stava bene. Era semplicemente tornato in sé. Stava ridendo per il sollievo, stava ridendo per la gioia di essere libero.

      Anche Thor iniziò a ridere lasciandosi lo stress alle spalle, e tutti si unirono a loro. Erano vivi; nonostante ogni probabilità erano tutti vivi.

      Tutti gli altri membri della Legione si fecero avanti e strinsero O’Connor e Thor aiutandoli a rimettersi in piedi. Si strinsero le mani, si abbracciarono felici. La loro nave finalmente entrava in acque più quiete e navigava dritta in avanti.

      Thor guardò avanti e vide con sollievo che stavano procedendo allontanandosi sempre più dallo stretto. La lucidità stava ridiscendendo su di loro. Ce l’avevano fatta, erano passati attraverso lo stretto, sebbene con un pesante prezzo da pagare. Thor pensò che non sarebbero sopravvissuti a un altro passaggio là in mezzo.

      “Lì!” gridò Mati.

      Thor e gli altri si voltarono seguendo il suo dritto mentre indicava e furono sbalorditi dalla vista davanti a loro. C’era un panorama totalmente nuovo che si profilava davanti a loro in quella Terra del Sangue. Era un panorama cupo, con nuvole scure che pendevano basse sull’orizzonte, l’acqua ancora


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