Una Amore Cosi’ Grande . Sophie Love

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Una Amore Cosi’ Grande  - Sophie Love


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udì la porta del bagno aprirsi con uno schiocco, poi il suono dei passi goffi di Bryn che attraversava saltellando il corridoio. La sentì fischiettare un motivetto stonato. Poi apparve alla porta, avvolta in un asciugamano giallo, e con un altro attorcigliato attorno alla testa.

      “Oh, sei sveglia,” disse Bryn, fermandosi di colpo e sorridendo allegramente. “Ho fatto il caffè. Ne vuoi un po’?”

      Keira si accigliò sospettosa. “Perché sei così di buon umore? È sabato mattina. E a questo proposito, perché sei già sveglia?”

      Bryn rise. “Ieri ho passato una serata tranquilla a casa. A quanto pare quando il fegato non è impegnato a filtrare litri di alcol dal corpo, ci si sente piuttosto bene.”

      “Sono anni che cerco di dirtelo,” borbottò Keira. Sprofondò nuovamente nel divano, riassumendo la posizione supina con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Un secondo più tardi, il volto di Bryn apparve sopra di lei. L’acqua gocciolò dalle ciocche dei suoi capelli sulla faccia di Keira.

      “Stai facendo un’imitazione di un cadavere molto convincente,” commentò Bryn.

      Keira sbuffò e incrociò le braccia sul petto, distogliendo lo sguardo dalla sorella.

      “Così è persino meglio!” scherzò Bryn.

      Keira si limitò a ignorarla. Udì la sorella allontanarsi, diretta verso la sua camera da letto per prepararsi per la giornata. Si sentiva in colpa a essere sgradevole con lei, specialmente considerando il gigantesco favore che Bryn le stava facendo permettendole di vivere nel suo appartamento senza neanche pagare l’affitto. Ma poi ripensò alla miriade di volte in cui la sorella era stata irritabile e ingrata nei suoi confronti e decise che una piccola inversione dei ruoli non era poi così male.

      La udì tornare nel soggiorno. “Ti sto versando il caffè,” annunciò la donna.

      Keira sospirò e si alzò a sedere. “Non voglio il caffè,” disse. “Non voglio niente che possa interrompere il mio sonno. Voglio solo dormire per sempre.”

      Bryn invece ignorò la sua richiesta, versandole il caffè nella tazza più grande che aveva in casa. Si avvicinò e gliela tese.

      “Non ti lascerò sprecare un’altra giornata sul divano, a guardare Netflix e a compatirti,” dichiarò, affibbiandole la tazza. “Bevilo. Datti una svegliata. Quando è stata l’ultima volta che hai fatto una doccia?”

      Keira si accigliò accettando la bevanda fumante. “Giovedì sera.”

      Bryn roteò gli occhi. Tornò con una piroetta al bancone della cucina e versò una tazza per sé.

      “E comunque perché sei sveglia così presto?” borbottò Keira, prendendo un piccolo sorso di caffè. Era bollente. Lo appoggiò sul tavolino.

      “Perché…” canticchiò Bryn, alzandosi in punta di piedi per prendere una bottiglia chiusa del suo sciroppo al caramello preferito, “io e Felix abbiamo dei programmi.” Si riabbassò con lo sciroppo in mano e sorrise trionfante a Keira.

      Felix. Felix. Felix. Era tutto ciò di cui Bryn parlava in quei giorni. Era passata dall’essere una mangiatrice di uomini seriale a una fidanzatina fedele. In circostanze normali, Keira sarebbe stata entusiasta che la sorella avesse finalmente trovato una relazione stabile, ma Felix aveva la stessa età della loro madre e lei non riusciva a evitare di esserne vagamente disgustata. Faceva un po’ troppo “Problemi con la Figura Paterna” per i suoi gusti. Il fatto che il loro stesso padre le avesse abbandonate quando erano solo bambine non faceva altro che confermare la sua teoria.

      “Che genere di programmi?” chiese.

      Notò un netto rossore risalire sul collo di Bryn. Lei scrollò le spalle in una maniera che Keira identificò subito come un tentativo di sembrare noncurante. “Oh, solo un po’ di shopping di arredamento.”

      Keira socchiuse gli occhi. Perché lo shopping di arredi per la casa avrebbe dovuto farla arrossire? Forse perché era il tipo di cosa che faceva un’adulta, che era qualcosa che Bryn, proprio come Peter Pan, aveva giurato di non diventare mai. O forse era perché la sorella festaiola non riusciva ad ammettere di potersi divertire scegliendo lampade insieme al suo innamorato tanto quanto una volta faceva bevendo e ballando tutta la notte nei nightclub di New York. Oppure…

      “Quando parli di arredamento non intendi dire una statuina ornamentale di un gatto da mettere sopra il caminetto, vero?” domandò Keira, voltandosi di scatto per studiare meglio il volto di Bryn.

      “No,” rispose la sorella nello stesso tono allegro. “Parlavo più di mobili.”

      Keira rimase a bocca aperta. “Perché vai a comprare mobili con Felix?”

      Bryn assunse una sfumatura intensa di rosso. “Si è trasferito in un nuovo appartamento, ecco tutto. Non significa niente. Smettila di guardarmi così!”

      “Andrai a vivere con lui?” volle sapere Keira, mettendo sotto torchio la sorella.

      “Non lo so,” rispose lei con una risata. “Chi lo sa?” Sprofondò la faccia nella tazza da caffè, cercando di nascondere un sorriso e fallendo miseramente. Non esisteva al mondo una tazza abbastanza grande da riuscire a nascondere l’ampiezza del sorriso di Bryn.

      Keira era senza parole. Non riusciva a credere alle sue orecchie. La sorella alla fine era stata domata. Quella sì che era un’avventura degna di uno dei suoi articoli!

      “E comunque, smettila di cambiare argomento,” disse Bryn, tutto a un tratto. “Stavamo parlando di te e della tua trasformazione in un sacco di patate. Non puoi passare l’ennesimo weekend chiusa in casa. Ti prego, esci e fai qualcosa. Non ti fa bene stare seduta al chiuso tutto il giorno.”

      “Fa freddo fuori,” si lagnò Keira.

      “Quindi?” rispose Bryn. “Mettiti un cappello! Sei nata e cresciuta a New York, puoi sopportare il freddo!”

      Lei si morse il labbro. Le venne in mente un messaggio che le era arrivato da Shelby la sera prima. Ancora non le aveva risposto, ma l’amica l’aveva invitata a una festa sabato sera, vale a dire quel giorno.

      “A dir la verità, stasera esco,” dichiarò a Bryn, con un certo compiacimento.

      “Davvero?” chiese la sorella, inarcando un sopracciglio con ovvia incredulità.

      “Sì,” ripeté seccamente Keira. “Vado a una festa. Stavo per domandarti se vuoi venire anche tu.”

      “Sono felice di saperlo. Ma non posso. Io e Felix passiamo la serata a casa.”

      Keira scoppiò in una fragorosa risata. “Ma chi sei tu?”

      Bryn ridacchiò. Con una leggera scrollata di spalle disse: “La gente cambia.”

      Quando la sorella replicò con poco più di un grugnito, Bryn si sedette accanto a lei e le strofinò la schiena. Tutta quella premura era molto insolita da parte sua.

      “Lo so che stai male,” disse con voce rassicurante e materna. “Ma rimuginare sulla sofferenza non ti aiuta a guarire. Devi alzarti e affrontare il giorno. Una doccia ti farebbe bene.”

      “Va bene,” brontolò Keira. “Ho capito l’antifona.”

      Si alzò dal divano con i muscoli doloranti. Il torcicollo ormai stava diventando una parte integrante di lei.

      “Sarò già uscita quando avrai finito,” l’avvertì Bryn.

      “Okay, divertiti,” rispose Keira. “Saluta Felix da parte mia.”

      Bryn arrossì all’istante.

      Keira andò in bagno, scuotendo la testa di fronte alla sua totale trasformazione. Era incredibile quanto l’amore di un uomo avesse cambiato la sorella, pensò, sfilandosi il pigiama sudicio e aprendo l’acqua. Entrò nella doccia, chiudendosi la porta alle spalle.

      Mentre l’acqua le scorreva sui capelli e la pelle, Keira rifletté


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