Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5). L. G. Castillo

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Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5) - L. G. Castillo


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dovuto andarsene.

      Perché non riusciva a farlo?

      Il suono di risate riempì la notte tranquilla. In lontananza, una giovane coppia stava abbracciata davanti a un piccolo falò.

      Jeremy si fermò ad osservare l’uomo che stringeva la donna. Lei si appoggiò al suo petto mentre si lasciava avvolgere dalle sue braccia. Grazie al suo udito angelico, Jeremy poté sentire l’uomo che faceva i complimenti alla donna per il suo bell’aspetto. La donna sorrise. Inclinando la testa, si preparò a ricevere un bacio.

      Leilani gli passò per la mente in un flash.

      Jeremy si voltò, camminando nella direzione opposta, cercando di sfuggire al suono dei baci e ai gemiti di piacere.

      Cosa gli stava succedendo? Si trattava di qualche tipo di test? O magari Saleos aveva scoperto dove si trovava e aveva architettato un sistema per torturarlo? Perché niente di tutto questo aveva senso. Era Naomi quella che sognava. Era Naomi quella che amava.

      O no?

      Allora perché il suo cuore sembrava aver ripreso vita nel momento in cui aveva visto Leilani sul palco?

      Si trattava di lussuria? Non aveva mai reagito in quel modo nei confronti di nessuno. Nel corso degli anni donne seminude gli si erano lanciate addosso costantemente. Nessun problema per lui. Ma quell’attrazione. La brama di tirarla giù dal palco era stata travolgente.

      Era schifato di sé stesso. Doveva finirla con queste cazzate, e in fretta. Non doveva permettersi di sentire ciò che stava provando. Aveva già rovinato ogni possibilità con la propria famiglia. Naomi lo odiava, e adesso anche Leilani lo odiava. Beh, almeno sembrava che a Sammy piacesse ancora. E aveva ancora Lash.

      Devo trovarmi sull’orlo della pazzia, perché mi pare di sentire Lash proprio adesso.

      “Fratello!”

      Jeremy barcollò all’indietro quando Lash gli diede una pacca sul braccio. Sbatté le palpebre, confuso nel trovarsi davanti Lash e Uri.

      “Non avevo intenzione di spaventarti, fratello, ma sono due minuti che urliamo” disse Lash.

      “Non vi ho sentiti” disse Jeremy.

      “È colpa di Saleos. Sta giocando con la tua mente.” Uri si irrigidì, guardandosi intorno sulla spiaggia. “Ce ne dobbiamo andare. Adesso.”

      “No, aspetta!” Jeremy fece una risata.

      Fantastico. Adesso li stava spaventando. Come avrebbe potuto spiegar loro che era perso nel pensiero di due donne a cui non avrebbe dovuto nemmeno pensare?

      “Non è stato Saleos. Ero, uh, distratto. Stavo pensando a questo, uh, questo posto dove sono andato per un, uh, un hamburger, e, uh, ho incontrato un vecchio amico e c’era gente che, uh, ballava. Oh, diavolo, non era Saleos, ok? Cosa ci fate qui voi due, comunque?”

      Gli occhi color nocciola di Lash si spalancarono per la sorpresa, e Jeremy si sentì immediatamente in colpa per avere risposto bruscamente.

      “Scusatemi. Ho passato un periodo un po’ difficile. Cosa succede?”

      “Nessun problema. Capisco” disse Lash. “So che è stata dura. Lo è stata per tutti noi. Vogliamo che torni a casa.”

      “Non sono pronto.” Nemmeno lontanamente.

      “Non hai scelta, amico mio” disse Uri. “Non esiste un modo facile per dirtelo: Michael ha richiesto la tua presenza, e ha convocato la corte degli arcangeli.”

      “Lui cosa? No. Ti sbagli.” Jeremy era stato informato sull’esistenza della corte degli arcangeli quando l’avevano promosso ad arcangelo della morte. Le cose andavano male. Molto male.

      “Temo di no. Sei stato messo sotto processo per disobbedienza.”

      Lo stomaco di Jeremy si contorse. Non poteva credere a ciò che stava sentendo. L’ultimo arcangelo ad aver subito un processo era stato suo padre.

      “E cosa succederà se non dovessi tornare?”

      “Devi tornare.” Il viso di Uri era terribilmente serio.

      “Lo farà, Uri. Amico, rilassati.” Lash fece una risata nervosa. “Ascolta, Jeremy, tutta la famiglia ti sta aspettando. Anche Naomi.”

      Jeremy si accorse dell’esitazione nella sua voce. Anche se fosse tornato, le cose sarebbero state diverse. Sapeva che sarebbe stato punito per la propria disobbedienza. L’avrebbero esiliato come avevano fatto con Lash.

      Il pensiero di venire punito dagli arcangeli gli fece ribollire il sangue. Tutti gli anni di servizio disinteressato non contavano niente per loro? Era stato il loro servitore più leale, eppure nel momento in cui aveva sentito il desiderio, il bisogno, di una pausa, volevano metterlo sotto processo per disobbedienza.

      Uh-uh. Non sarebbe tornato. Proprio no.

      “No. Io rimango qui.” Si sorprese del proprio tono calmo. Era persino un po’ contento. Quindi l’avrebbero esiliato. E allora? Si era già auto-esiliato. La sua punizione avrebbe semplicemente significato che non avrebbe potuto tornare quando avesse voluto. Cosa gli avrebbero dato? Dieci anni? Vent’anni?

      Per un attimo si fece un silenzio di tomba prima che Lash e Uri parlassero allo stesso tempo:

      “Jeremy, ci devi ripensare.”

      “Non se ne parla, fratello! Ti riporto io a forza se necessario.”

      Jeremy sollevò una mano, zittendoli.

      “Questo è ciò che voglio.”

      “Possiamo trovare una soluzione” disse Lash. “Naomi—”

      “Qui non si tratta solo di lei. Si tratta di me. Non posso spiegarlo.”

      Poteva capirlo a malapena lui stesso. Non voleva tornare indietro. Voleva rimanere. Magari si stava comportando da testardo. E se voleva essere onesto con sé stesso, era la sua ribellione adolescenziale verso il padre, o, in questa situazione, verso gli arcangeli.

      “Dite alla famiglia che sto bene e di non preoccuparsi” disse Jeremy, zittendo le proteste di Lash. Non voleva andarsene e lasciare il fratello sconvolto in quel modo, ma doveva muoversi subito prima di cambiare idea.

      “Sei impazzito?” gridò Lash. “Dite alla famiglia di non—scusa, fratello, devo proprio farlo.”

      Si sentì un forte ruggito seguito da un colpo alla schiena di Jeremy. Quest’ultimo cadde con la faccia sulla sabbia. Lash gridava ordini mentre le braccia di Jeremy si muovevano freneticamente.

      “Svelto, Uri, afferragli le gambe! Maledizione, Jeremy, tagliati le unghie ogni tanto!”

      “Lasciami!”

      “No!”

      “Lasciami!” grugnì Jeremy, togliendosi Lash di dosso. Prima che potesse rialzarsi, Lash lo placcò di nuovo.

      “Diavolo, no! Tu tornerai indietro con me!”

      Jeremy si scrollò nuovamente Lash di dosso e si alzò in piedi.

      Lash ansimò, riprendendo fiato. Aveva i capelli e la faccia ricoperti di sabbia mentre con gli occhi color nocciola manteneva con determinazione lo sguardo di Jeremy. Si abbassò pronto a placcare ancora una volta il fratello.

      “Io ed Uri riporteremo il tuo culo a casa. Giusto, Uri?”

      “Non possiamo” rispose Uri.

      “Col cavolo che non possiamo.”

      “Ciò che intendo dire è che deve venire di sua propria volontà. Jeremy, sai i rischi che corri se rimani. Adesso sei più vulnerabile, e Saleos ne approfitterà.”

      “Posso gestire Saleos.” Jeremy allontanò il ricordo di quando, poco tempo prima, si era trovato a vagare nel deserto del Nevada.

      “Non è la tua famiglia ad avere bisogno di te. Tutti noi abbiamo bisogno di te. La guerra si avvicina. È solo una questione di tempo.”

      “Ed avete la mia parola che sarò al vostro fianco quando ce ne sarà bisogno.” La guerra sembrava


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