Rallenta. George Saoulidis

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Rallenta - George Saoulidis


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      Ma il capo aveva fede in lui, nella sua abilità di vedere oltre l'estrazione di dati, nel suo intuito.

      Di prevedere.

      Gli vennero i brividi. In ufficio non faceva freddo, ovviamente. C'era una temperatura ottimale. Era psicologico. Ascoltò il messaggio dell'Amministratore Delegato. Il messaggio della Ermes.

      Lo riprodusse a velocità normale, il capo era comunque sempre rapido ad arrivare dritto al punto.

      La voce era fin troppo giovanile per una posizione così importante. Se non si sapeva quanti anni aveva poteva sembrare si trattasse di uno scherzo telefonico di un adolescente.

      Ma la cosa importante era che la parola pronunciata era stata, "Fallo".

      Riprodusse il messaggio tre volte prima di prendere un altro respiro.

      Il mercato asiatico aprì in tempo.

      Gli hasthtag sui social media, Twitter, Facebook, Agora, riportavano tutti l'annuncio del gigante tecnologico Shijie. Riguardava un gioco in cui le persone dovevano catturare dei Pokemon o qualcosa del genere, ma il dispositivo proiettava il gioco direttamente nel loro campo visivo. Non era necessario utilizzare lenti.

      Le persone sarebbero state in grado di vedere i mostriciattoli saltellare sui loro divani e catturarli, in un gioioso contesto di Realtà Aumentata condivisa.

      La Ermes aveva acquistato tutte le azioni disponibili appena in tempo, appena prima dell'annuncio.

      Gregoris aveva procurato alla sua Compagnia un profitto di 98 milioni di euro.

      Prova a battermi, stupido algoritmo.

      Capitolo 3: Galene, a 0.6 volte la normale velocità umana

      L'ascensore emise un ding, e le porte si aprirono. Era la prima volta in cui Galene metteva piede nell'attico. Non c'era un motivo particolare, il capo aveva assegnato ai tecnici informatici gli stessi piani, in modo che prendessero confidenza con le stranezze del sistema in ogni ufficio, e che facessero lo stesso con le bizzarrie umane.

      Quassù si respirava un'aria chiaramente privilegiata. C'era un'area reception impreziosita da costosi divani di pelle, porte sottili ma sicure, e dispositivi elettronici integrati nel design dei locali. Galene aveva visto gli uffici dei dirigenti, questo era simile, ma certamente di un gradino superiore.

      Quando parlò qualcuno, Galene strillò dallo spavento. "Oddio, mi ha spaventata a morte!"

      La donna sorrise dolcemente. "Salve, Galene. Mi spiace averla colta di sorpresa. Deve essere stata colpa del tappeto, attutisce così tanto i passi. La prossima volta mi assicurerò di tossire".

      Galene giocherellò nervosamente con la borsa del computer. "Già. Che tappeto spesso". Aveva forse visto quella donna da qualche parte? Il viso a riposo di quest'ultima sembrava strano, in qualche modo. Forse era il suo trucco. La sua bocca aperta. Era come, una maschera? No, una maschera di una tragedia greca! Ecco cos'era!

      Strano.

      "Che maleducata, non mi sono presentata. Sono Melpomene. Piacere di conoscerla". Le porse la mano.

      Galene la strinse. "Si chiama come un bug di un computer?"

      "Da questa parte. Per favore mi segua".

      Melpomene utilizzò il suo pass, ed avanzarono all'interno. Galene sapeva che ma in base alla pianta tecnica dell'attico che aveva visionato, lo stesso occupava l'intero piano. Era strano, perché era abituata alla disposizione dei piani del resto del grattacielo, ovvero una pianta aperta per gli impiegati, ed uffici ad angolo riservati ai manager. Questo piano era realizzato in modo diverso.

      Gli arredi erano moderni e sembravano costosi. Entrarono nel vero e proprio appartamento, che sembrava più vissuto dell'ingresso. Non era disordinato, Galene non pensava che chi vi risiedeva fosse pigro, ma c'erano chiari segni di qualcuno che viveva qui in modo permanente.

      Un uomo, precisamente.

      "Per favore attenda qui un momento" disse Melpomene prima di accedere alla stanza accanto.

      Galene mormorò qualcosa in risposta e si guardò attorno. Vide molte belle cose, i gadget da nerd erano sparsi ovunque. Oh, forte! Una spada laser giocattolo. Osservò le mensole, su praticamente ogni muro erano presenti delle librerie stipate di file e file di libri, mentre su altre si trovavano diversi hard disk. Erano tutti etichettati, si trattava di vecchie serie TV, stagioni complete di esclusive Netflix, e film. Su un'intera libreria piena di hard disk si trovavano titoli di libri.

      Un attimo, duecento titoli su ogni SSD? Non poteva essere giusto, ogni unità esterna poteva ospitare milioni di libri.

      Galene si morse il labbro e toccò la spada laser. L'afferrò, e l'oggetto produsse il famoso suono, il quale fu molto forte e la spaventò. Stava per riporla, ma si distrasse.

      Sentì Melpomene parlare con un uomo in corridoio.

      Un attimo.

      La sua voce era divertente. Persino strana.

      "OvviamentehannomandatoleiperchéGeorgenoneradisponibile".

      Stava parlando più velocemente?

      L'uomo non le rispose.

      "Vuolechecontattiilcapodeldipartimento?"

      Porca puttana! Stava parlando molto velocemente.

      L'uomo sospirò? Qualcosa del genere. "Sachecosastafacendo?"

      Che stronzo!

      "Ilsuolivellodiautorizzazioneèverificato,seèciòchelapreoccupa".

      "D'accordo.Fallaentrare".

      Galene armeggiò con la spada laser, e la fece cadere a terra.

      Melpomene ritornò, la guardò mentre sistemava l'oggetto, e le sorrise. "Mi segua nella stanza accanto per favore".

      "Uhm. Certo". Galene la seguì.

      L'uomo aveva quarant'anni. Agli occhi di Galene sembrava vecchio. Bello, ma vecchio. Aveva le basette brizzolate, un dettaglio che rendeva un uomo molto attraente per qualche anno nella sua vita, come se la Natura gli stesse dando un'ultima possibilità di diffondere i propri geni prima di appropriarsi della sua erezione.

      "Salve. Beh, il problema è che...in realtà non so quale sia il problema, George ha isolato qualcosa...mi chiami Greg, ridotto" disse in modo incoerente porgendogli la mano.

      Galene la strinse. "Salve. Sono Galene. Mi chiami Gal, ridotto".

      "Ridotto è bello".

      Galene ridacchiò, "Non si starà per caso riferendo alla nostra differenza d'altezza, vero?" La donna era troppo bassa per la media femminile, e l'uomo era 1 metro e 80, quindi c'era una bella differenza tra i due.

      "Hah! No, stavo parlando della rapidità". Controllò il suo orologio. Non si trattava di uno smart-watch, era uno di quelli digitali vecchio stile, con i pulsanti e i dettagli sportivi. Strano. "Beh, devo fare una telefonata, per favore prosegua con la risoluzione dei problemi al computer". Indicò uno dei computer alla sua postazione di lavoro. La sua attrezzatura era ben fornita, non inusuale per gli analisti, con quattro monitor, due torri con tastiere meccaniche separate, cuffie, audio surround (non holosound, il che era strano), ed una fibra ottica dedicata all'IA dell'Ermes. L'ultima che Gal conosceva, perché aveva lavorato altrove, intenta a sistemare dei problemi tecnici insieme al suo collega George.

      Sullo schermo era presente un video, bloccato, con i sottotitoli generati automaticamente sulla parte inferiore dello schermo. Il programma mostrava un 'x3.0' in un angolo.

      Gal fece spallucce e gettò la borsa del suo computer sulla scrivania. Si avventurò sotto la scrivania ed accedette alla torre. Era divertente, nessuno sapeva quanto i tecnici dei computer dovessero raggomitolarsi sotto le scrivanie. Dovrebbe essere stato nella descrizione del lavoro: Tecnico Informatico, dovrai strisciare sotto le scrivanie.

      Oh beh, almeno lì sotto era


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