Danza, Angelo Mio. Virginie T.

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Danza, Angelo Mio - Virginie T.


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Cat, mettiti un vestito carino, per favore. Non voglio che a tua madre venga una crisi, vedendoti arrivare con i jeans strappati come l'ultima volta.”

      Valeva veramente la pena di vedere la sua espressione in quel momento. Tuttavia, non ho il coraggio di sorridere. Ho aperto la busta rosso sangue, sapendo già quello che contiene: tutte le lettere di minacce che ho ricevuto erano identiche a quella. Riconosco immediatamente la scrittura piena di rabbia che ricopre il foglio. E' volgare e violenta, sia per le parole che per il tratto così secco e forte da avere creato dei buchi sul foglio, a causa della violenza dei gesti.

      “Non mi hai ascoltata. Ti ho detto che sei mia e ti ho proibito di mostrare il culo in tutù a tutti. Ti saresti dovuta ritirare quando ne hai avuto l'occasione, invece di fare la puttana. Ora sarò io a prendere le cose in mano. D'ora in poi danzerai solo per me. Sto venendo a prenderti.”

      Il mio respiro è corto ed affannato e le mani mi tremano talmente che lascio cadere a terra il foglio. E' la prima volta che quell'uomo mi scrive della sua intenzione di venirmi a prendere, perché si tratta di un uomo, non ne ho dubbi. Le prime lettere che ho ricevuto mi avevano fatto pensare ad un fan un po' troppo possessivo. Mi scriveva della vita di coppia che immaginava per noi, con molti propositi osceni. Con il passare del tempo, le descrizioni sono diventate più crude ed i propositi più minacciosi. E' passato da “ti prenderò in tutti i sensi”, a “ti impalerò sulla mia coda e ti scoperò fino a farti urlare di dolore.” Mi rimprovera anche per la mia mancanza di reazioni e di coinvolgimento nella nostra coppia. Ma quale coppia? Non conosco nessuno di così pazzo da inventarsi una storia bollente con me. Il modo in cui mi immagina dimostra chiaramente che non ci conosciamo e sembra che abbia deciso di rimediare a questo fatto. Tiro fuori il cellulare dalla borsa, tentando di riprendere il controllo di me stessa. Da quando le lettere sono diventate una fonte di angoscia, le faccio recapitare al direttore del balletto, che ha contattato la polizia. Per sfortuna, al momento gli ispettori non hanno nessuna pista e, secondo loro, non c'è niente di cui preoccuparsi. Sembra che la maggior parte degli stalkers anonimi non passino mai alle azioni. E per quanto riguarda gli altri? Non mi hanno dato alcuna risposta. C'è quasi da credere che io sia paranoica. Ok, un po' lo sono; diciamo che ho la tentenza ad esagerare tutto. Tuttavia, è giunto il momento di fare cessare quelle lettere.

      “Caitlyn! Sei stata favolosa. I commenti degli spettatori sono molto buoni.”

      “Grazie, signore, ma non vi chiamo per questo.”

      Lo sento sospirare nell'apparecchio. Nemmeno lui mi apprezza; mi sopporta perché gli sono utile. Gli procuro molto denaro e si sente costretto a fare degli sforzi con me.

      “Cosa posso fare per te?”

      “Ho ricevuto un'altra lettera.”

      “Ne abbiamo già parlato. Devi riuscire a lasciar perdere e buttarle senza aprirle. Quest'uomo non passerà mai alle azioni.”

      “In effetti, ne ho ricevuta una a casa ed un'altra è stata infilata sotto la porta del camerino.”

      Il silenzio che segue le mie parole mi rassicura. Forse mi sta finalmente prendendo sul serio.

      “Lasciale alle guardie di sicurezza, quando esci dal teatro. Le farò recapitare alla polizia.”

      “Grazie, signore.”

      “Di nulla, Caitlyn. Approfitta di questa serata, te la sei meritata. Ci vediamo domani per parlare dell'indagine.”

      “D'accordo. Arrivederci.”

      Mi sento sollevata dopo questa chiamata. Spero solo che queste nuove lettere facciano avanzare le cose. Ho già abbastanza paura del mondo che mi circonda, senza aggiungere il terrore di uno psicopatico.

      Mi preparo in fretta. Non che abbia fretta di incontrare i miei genitori, ma non vedo l'ora di sbarazzarmi di quelle lettere maledette perché non sopporto di vederle sul mio tavolino. Lascio il teatro dopo aver gettato un'ultima occhiata nello specchio, affidando le lettere alle guardie.

      

caitlyn

      I miei genitori non sono cambiati di una virgola. Mio padre ha sempre i capelli grigi spettinati ed il suo penetrante sguardo azzurro, come il mio, mentre mia madre è stretta nel suo severo completo giacca- pantaloni, con uno chignon dal quale non sfugge una ciocca. Neppure il loro modo di fissarmi è diverso da quando ero piccola, come se fossi una extraterrestre impossibile da decifrare.

      “Grazie di farci l'onore della tua presenza, Caitlyn. Ce ne hai messo di tempo a raggiungerci! Eppure sai che tua madre non può restare in piedi a lungo.”

      In effetti mia madre ha dei problemi alle ginocchia a causa delle articolazioni doloranti, ma succede solo quando il tempo è freddo e piovoso, mentre il cielo è incredibilmente sgombro stasera.

      “Ciao, papà. Il tempo è incredibilmente mite per la stagione, non trovi? Si riescono persino a vedere le stelle.”

      “Non essere insolente, Caitlyn.”

      Eh, sì. I miei genitori hanno sempre fatto fronte comune, soprattutto contro di me. Mia nonna interviene, prima che la cena finisca. Anzi, ancora prima, visto che non siamo nemmeno arrivati al ristorante.

      “Andiamo a mangiare. Muoio di fame.”

      La nonna mi prende a braccetto e ci incamminiamo sul marciapiede in silenzio, alla testa del nostro piccolo corteo. Ho la sgradevole sensazione di essere osservata, come se uno sguardo mi bruciasse la schiena, provocandomi dei sudori freddi lungo la colonna vertebrale. Potrei pensare che sia dovuto alla presenza dei miei genitori, ma non mi hanno mai provocato delle reazioni così epidermiche. Rabbrividisco mentre scruto i dintorni, ma la debole luce della luna ed i pochi lampioni sparsi non mi permettono di distinguere bene i contorni, creando più che altro delle ombre inquietanti nella penombra.

      “Hai freddo, mia cara?”

      “No, nonna, sto bene. Però non vedo l'ora di tornare a casa; sono stanca.”

      Non ho parlato delle lettere alla nonna: non volevo che si preoccupasse per me. La sua vita è tranquilla e non voglio che cambi.

      “Quando verrai a trovarmi in Virginia? L'aria pura e gli spazi aperti ti farebbero molto bene.”

      “Non ne dubito, nonna, ma la stagione è appena iniziata e le rappresentazioni di La bella addormentata nel bosco dureranno molte settimane.”

      “E poi ci saranno le selezioni per un nuovo balletto, che tu certamente conquisterai, poi le prove del nuovo spettacolo e di nuovo le rappresentazioni. Non ti fermi mai, Cat.”

      Abbasso la testa, vergognandomi di essere una nipote così cattiva. Questi rimproveri sono del tutto giustificati.

      “Mi dispiace deluderti, nonna.”

      Si ferma così bruscamente per guardarmi in faccia, che i miei genitori ci finiscono addosso.

      “Non mi deluderai mai, gattina Caitlyn. Hai capito? Sono tremendamente fiera di te, ed anche i tuoi genitori lo sono.”

      Rivolge loro uno sguardo significativo al quale non possono che rispondere affermativamente.

      “Certo, Caitlyn. Siamo contenti per te.”

      Non è proprio la stessa cosa che essere fieri, ma so di non potere ottenere niente di più da parte loro. Riprendiamo a camminare lentamente.

      “Ho solo voglia di farti scoprire qualcosa di diverso dalla danza. E poi, vorrei presentarti Baraqiel.”

      “Il tuo vicino?”

      La nonna annuisce.

      “Non mi hai mai detto il suo nome. E' molto insolito.”

      “Non giudicarlo senza conoscerlo. E' un angelo, mia cara.”

      Ma certo! Mia nonna ama tutti senza distinzioni. La conversazione da brava bambina avrebbe potuto finire lì, ma ovviamente mia madre ha dovuto immischiarsi, una volta seduti a tavola.

      “In ogni caso, sai bene che Caitlyn non ha tempo per l'amore, cara suocera. Bisognerebbe che lei si interessasse a qualcun'altro a parte se stessa,


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