Straordinarie avventure di Testa di Pietra. Emilio Salgari
Читать онлайн книгу.di Pietra proiettò per la seconda volta il fascio di luce del fanale dentro la spaccatura e vide subito un’ampia caverna legnosa, tutta cosparsa di polvere resinosa, capace di contenere anche venti uomini.
«Spegnete quel lume!…» urlò il canadese con voce adirata. «Mi offende gli occhi!»
«I tuoi occhi si abitueranno subito. Ti decidi a uscire?»
«No, e sono pronto a difendermi.»
«Siamo in due.»
«Foste anche in quattro non avrei paura d’impegnare la lotta.»
«Trombone!… la tua voce nasale trema e questo è un brutto indizio per un uomo che deve misurarsi con della gente salda come lo siamo noi.»
«Provatevi ad entrare, se osate!…»
«A me, Piccolo Flocco!… Questo furfante vuole spaventarci.»
«E farci bagnare per bene,» aggiunse il giovane marinaio. «Non cessa di piovere.»
«Saremo subito al coperto.»
Il vecchio bretone passò sugli ammassi di polvere legnosa ch’erano sgorgati, a poco a poco, dalla caverna e saltò dentro il pino con l’ascia alzata.
In mezzo a quel rifugio abbastanza comodo stava uno dei tre canadesi della fusta, anche lui armato di scure.
Era un omaccione alto e grosso, col viso quasi tutto coperto da una foltissima barba arruffata e due occhi nerissimi. pieni di lampi minacciosi.
«Buon giorno, signor Jor,» disse il vecchio bretone con il suo solito accento ironico. «Ben felice di rivedervi. Avrei preferito però che al vostro posto si trovasse Davis. Potete darmi qualche notizia di lui?»
«Non ne so nulla,» disse il canadese, il quale si era appoggiato alla parete per non correre il pericolo di essere sorpreso anche alle spalle. «Io non l’ho più veduto.»
«Sicché, non sai se sia vivo o morto?»
«Quando io ho veduto la fusta correre addosso agli scogli, sono saltato in acqua. Davis c’era ancora insieme a due miei compagni.»
«Sicché non sai che la fusta ci è stata incendiata sotto i piedi dopo aver preparata una specie di mina?»
«Allora io non ero più sulla barca. Mi premeva di salvare la mia pelle e non ho esitato a gettarmi fra le onde. «Ho veduto una grande fiammata seguita da un rombo assai forte, ma non ho potuto accertarmi se era la vostra barca che si sventrava o qualche naviglio inglese.»
«Già, le navi inglesi sono proprio qui a corrermi dietro.»
«Lo vedrete fra qualche giorno, e vi dirò anche che voi non andrete a Ticonderoga.»
«Perché?»
«Perché tutti i comandanti inglesi hanno ricevuto l’ordine di catturarvi, vivo o morto.»
«Come lo sai tu?»
«Me l’ha detto Davis.»
«Siete delle belle canaglie,» disse il bretone. «Canadesi, ossia francesi, che vi siete lasciati corrompere dalle ghinee inglesi.»
«Io non ho mai avuto un pezzo d’oro inglese. Era Davis che faceva tutto, e se si è venduto avrà incassato lui, a suo completo beneficio.»
«A chi vorresti raccontare queste storie? A noi? Siamo troppo furbi per credere a certe sciocchezze.»
«A me poco importa,» rispose il canadese. «Volete sapere altro? Allora potete andarvene e lasciarmi tranquillo. Nell’incendio della fusta io non c’entro affatto, quindi voi non dovete conservare rancore contro di me.»
«E la ribellione? Tutti insieme avete cercato di assassinarci, canaglie,» disse Testa di Pietra.
«Ma no, si voleva solamente sbarazzarci di voi senza però uccidervi.»
«Con quei colpi di fuoco che ci ha sparati contro Davis?»
«Io non sono Davis,» rispose il canadese. «Voi non mi avete veduto sparare.»
«Non l’avete fatto perché i fucili si erano bagnati.»
«Avrebbero potuto sparare ancora.»
«Non dirlo ad un mastro cannoniere. Davis, Davis, tutto Davis. E poi non sapevate nulla delle sue intenzioni?»
«Parlava poco e non amava fare delle confidenze.»
«Chi ha pagato Davis?»
«Ah, io non lo so.»
«Scommetto d’indovinarlo.»
«Dite pure.»
«Il marchese d’Halifax, il fratellastro del baronetto Sir Mac-Lellan.»
«Chi sono quelle persone?»
«Corpo d’una pipa rotta!… In tutta l’America si sa dell’odio che regna fra quei due fratelli per causa d’una bionda miss: Mary di Wentwort.»
«Non so nulla.»
«Non hai udito parlare nemmeno della Tuonante, la nave corsara delle Bermude, che con i suoi grossi pezzi ha deciso la resa di Boston agli americani?»
«Sì, vagamente.»
«Tu non sai nulla insomma, mentre, essendo il luogotenente di Davis, dovresti sapere molte cose. Seguici!…»
«Dove?» chiese il canadese alzando l’ascia.
«Nel magazzino del trafficante che già tu conosci perché prima di rifugiarti qui ti eri nascosto dietro le botti e le balle di pelle.»
«Io non so dove si trovi quel trafficante. Questa spiaggia non l’ho mai percorsa prima d’ora.»
«Se abbiamo trovato la dentro le tue tracce!…»
«Avrete sognato.»
«Tu cerchi di giocarci.»
Il canadese alzò le spalle e dardeggiò su Testa di Pietra uno sguardo feroce.
«Domandane al mio compagno,» disse il vecchio bretone.
«Sì, voi prima di esservi rifugiato qui eravate nascosto nel magazzino del trafficante, del signor Riberac,» disse Piccolo Flocco.
«Voi avevate bevuto troppo e la vostra vista non poteva più servirvi,» rispose il canadese sbuffando.
«Come sai tu, amico, che noi abbiamo vuotato qualche bottiglia di gin mentre ci asciugavamo?» chiese Testa di Pietra.
«Lo suppongo poiché io nulla ho veduto.»
«Io credo invece che tu abbia conosciuto quel misterioso trafficante.»
«Non l’ho veduto e non l’ho mai udito nominare.»
«Menti spudoratamente, canaglia!… Tu conoscevi l’esistenza di quel magazzino, poiché ti ci eri rifugiato.»
«Storie,» disse il canadese, alzando rabbiosamente le spalle.
Poi alzò l’ascia e urlò rabbiosamente:
«Lasciatemi il passo o vi uccido!…»
«E ti credi capace di tanto?»
«Difendetevi perché vi attacco!…»
«Se non c’è bisogno!…»
Testa di Pietra con una mossa fulminea si era gettato sul bandito, l’aveva abbracciato strettamente e lo aveva atterrato di colpo, disarmandolo subito.
«Te lo avevo detto che avevi paura ad impegnare una lotta contro due marinai che maneggiano meglio le asce che le carabine.»
«Dammi l’arma e vedrai come io vi farò a pezzi!…» urlò il canadese, il quale era trattenuto al suolo da Piccolo Flocco.
«Dovevi farlo prima,» rispose Testa di Pietra, levandosi da una delle sue dodici tasche un buon pezzo di funicella incatramata.
«Mi avete sorpreso.»
«Facciamo sempre così, noi corsari. Se aspettassimo i colpi dei nemici con le braccia incrociate, non esisterebbe più