Ad armi corte: Commedia in un atto. Bracco Roberto
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ATTO UNICO
SCENA I
(un giovine piuttosto tarchiato, dal volto stupidamente austero, dall'incesso solenne – introduce Laurina Corbari.) Giacchè insiste tanto, favorisca in questo salotto e aspetti. Ma le ripeto che il dottore non c'è.
(snella, piccoletta, graziosa, elegante, – di un'eleganza birichina e capricciosa – entra con un'aria un po' insolente, la testolina eretta, agitando l'ombrellino, avanzandosi senza titubare.)
(urtato da quella noncuranza) E poi, è ammalata, lei?
Molto! (Alla chetichella, con una mano guantata, stendendo il mignolo e l'indice, fa le corna contro la jettatura.)
E dunque, questa non è l'ora adatta. Per le consultazioni, egli non riceve che dalle nove alle undici antimeridiane. Se rincasa prima che lei si sia stancata d'aspettare, sto fresco! Trovandola qui, s'irriterà e le batoste toccheranno a me.
Evvia, giovanotto! Al dottore non dispiacerà troppo di trovare qui una bella donnina.
Che che! Il dottore non è un uomo…
(interrompendolo) Davvero?!
Non è un uomo come gli altri. (Analizzandola un po' con lo sguardo di sbieco) A certi dettagli non ci bada. È uno scienziato.
E voi?
Cosa?
Siete uno scienziato anche voi?
(rispondendo in buona fede) Io, no.
Meno male! Se non siete uno scienziato, avete senza dubbio l'abitudine di badarci… a certi dettagli, e quindi per una bella donnina potrete compiacervi di sopportare una rimenata dal vostro padrone. (Toccandogli la pancia, come per infilargliela, con la punta dell'ombrellino) No?
(tra l'imbarazzo e il disdegno) In verità, faccio il domestico da più di un anno in casa del dottor Arletti e, fra tante signore venute a consultarlo, nessuna mi ha mai parlato così.
(con un gesto abbreviativo) Già, ma io non sono una signora.
(spalancando gli occhi) Non è una signora?!
Di che vi meravigliate, caro domestico? Non è punto necessario d'essere una signora per fare una visita al dottor Arletti. Basta dargli venti lire. Io gliele darò. (Cogliendo un'idea che le passa, all'improvviso, per il cervello) Del resto, per assicurarmi un'accoglienza cordialissima, mi farò presentare a lui da sua moglie.
(spalancando gli occhi più di prima) Da sua moglie?
(nervosa e rabbiosetta) Sicuro! Siamo colleghe.
(inalberandosi) Ma che colleghe!.. Ma che colleghe!.. Se lei ha voglia di scherzare, non ne ho voglia io!
Per mostrarvi che non scherzo niente affatto, caro domestico burbero e permaloso, vi prego di annunziarmi alla signora Arletti. Il mio nome: Laurina Corbari.
(guardandola attonito) E lei spera che…
Io vi garantisco che la signora Arletti, udendo il mio nome, si precipiterà. (Facendo con un piede un gesto di comando come si fa con la mano) Andate!
(la guarda ancora con un piglio canzonatorio. Poi, si stringe nelle spalle) L'annunzierò. (Esce a destra.)
(si ferma nel mezzo della stanza, battendo a terra reiteratamente la punta di un piedino, guardando il soffitto, digrignando i denti tra le piccole labbra tinte di rosso.)
(dopo un istante, ritorna con una fisonomia che esprime mortificazione e intontimento.) La signora viene subito.
Avete visto?!
(ha un gesto come per dire: «Dopo tutto, io me ne infischio»; e, s'avvia, lemme lemme, verso la porta comune.)
(facendogli una smorfia alle spalle) Scioccone!
(si volta, risentito.)
Non vi ho chiamato. Potete ritirarvi!
(pazientemente, esce.)
SCENA II
(dalla destra, ansiosa, tremebonda, ma cercando di sembrare disinvolta) Lei ha chiesto di me?
(squadrandola da capo a piedi) Se è la signora Valeria Arletti, ho chiesto precisamente di lei.
Sono appunto la signora Valeria Arletti. Ma io, con chi ho l'onore di parlare?
Lo ignora?
(con puerile dissimulazione) Lo ignoro.
Quel barilotto del suo domestico non le ha annunziato Laurina Corbari?
Sì, ma… è un nome che mi riesce nuovo.
Nuovo nuovo nuovo?
Nuovo nuovo nuovo.
Sicchè, lei non sa nemmeno vagamente chi sono?
Come vuole che lo sappia?..
Allora glielo dirò io stessa.
(perdendosi d'animo, ma ostentando, viceversa, una vivace presenza di spirito) Ne avrò molto piacere.
Grazie. (Un breve silenzio.) Mi fa il favore d'invitarmi a sedere?
Prego, prego… S'accomodi pure…
(sedendo) E perchè non siede anche lei?.. Tanto, glielo avverto, non me ne vado sùbito. Dobbiamo un po' discorrere. Segga.
(impallidendo) Ma sì… Volentieri… (Siede, a una certa distanza, di fronte a Laurina.)
Dunque, io sono, anzitutto, una cocotte.
Oh!
Si scandalizza?
No. Trovo strano che lei si dia, da sè, della cocotte.
A scanso d'equivoci e di malintesi, io non intendo mica d'offendermi chiamandomi così. Non ci mancherebbe altro! Io mi voglio tanto bene! Come mi potrebbe saltare in mente di perdermi di rispetto? E poi, lei, credo, fa confusione. Io non ho detto d'essere una cocotte disonesta. E non l'ho detto, perchè non lo penso. So di essere una cocotte onestissima, io! Non ho mai ingannato, non ho mai mentito, non ho mai fatto vedere lucciole per lanterne, non ho mai rovinato nessuno, non ho mai tolto un marito a una moglie, non ho mai tolto a un'amica o a una nemica nemmeno un gatto, nemmeno un pappagallo… Oh, dica francamente: non le par giusto che io mi vanti del mio stato di servizio?
Ma, scusi, la ragione della sua visita qual'è? Non si sarà scomodata a venire da me solamente