Il piccolo santo: Dramma in cinque atti. Bracco Roberto
Читать онлайн книгу.migliore amico. Sta in casa mia come in casa sua. Non lo sai, forse? Non lo sai?
(ha un piccolo scoppio di pianto bambinesco con una smorfia di mascherone e poche lagrime.)
(affettuoso) Be', è niente, è niente. Non sciupare lagrime per questa bazzecola. Il signor Sebastiano ti assolve, e ti assolvo anch'io.
(desiste immediatamente dal piangere.)
(a Sebastiano) Cosa vuoi!.. Lui è più realista del re. Per eccesso di devozione, esagera bizzarramente ogni mio pensiero. (Tornando ad Annita con molta gentilezza e quasi congedandola) Dunque, signorina, io sono dispiacentissimo, ma…
Non si dia pena. Ritornerò un altro giorno…
Ecco.
(un po' incerta, imbarazzandosi) I miei rispetti, reverendo…
I miei rispetti, signorina.
(molto emozionata, accenna un inchino. Esce.)
(la segue con uno sguardo di curiosità e d'ammirazione.)
(badandole poco, accende un sigaro.)
(sguiscia sul pianerottolo, e via.)
(a Sebastiano, a Giulio, al Dottore, con ostentata disinvoltura, nascondendo una non lieve preoccupazione) Eh!.. Capirete… Aveva scelto male il momento, la signorina. (Poi, rivolgendosi alla piccola folla, gaiamente) E anche voialtri… che pretendete, oggi? Che aspettate da me? Oggi non pago! Non pago! Chiudo gli sportelli e me ne impipo. Non do consigli e non faccio carità. Prima caritas, e poi caritatis. Questo è un sabato in cui non ho nè tempo nè quattrini per voi! (Li scaccia seguendoli sino oltre l'uscio e agitando le braccia a guisa di due ventaglioni come si fa per avviare verso il pollaio le galline sparpagliate) Sciò!.. Sciò!… Fuori tutti!.. Fuori tutti!..
(I pezzenti, imbronciati ma rassegnati, si lasciano scacciare, uscendo insieme.)
(arrancando in coda e fingendosi per la occasione più cionco che non sia) Ahi, le gambe!
Non ci badare alle gambe, papà Remigio! Un giorno o l'altro, le gambe saranno arnesi inutili. Non ti è stato detto che oramai gli uomini imparano a volare come gli uccelli?.. Sciò… Sciò… Sciò… Sciò…
SCENA III
(rientrando e animandosi d'un brio bonario) Quasi quasi ci hanno creduto! Ma metto pegno che non si muoveranno di quaggiù finchè non avranno vista la solita borsetta. (Indi, cavando una piccola borsa dal cassetto del tavolino) Fammi il piacere, Sebastiano: distribuisci tu le prebende per conto mio. Tu puoi spicciartela alla svelta perchè non hai l'obbligo di aggiungere i consigli ai quattrini. Qui sono i fondi… (Gli consegna la borsa.) Un po' scarsi… ma al tuo «ben formato cuore» non proibisco d'impinguarli. A papà Remigio, per amor del cielo, non un centesimo meno di tre lire! Se no, quel bravuomo mi ridiventa paralitico prima di domani, e il Dottore mi dà la cucca!
Non pensare: li contenterò tutti… Ma, intanto, ti avviso che oggi sarò io più indiscreto di loro. So bene che è una barbarie il disturbarti in una giornata di festa per te, ma che ho da farci?! Quando per una maledizione…! (Lancia in su il pugno stretto.)
(mettendogli quasi una mano sulla bocca per non farlo continuare) Taci là! Chi non ammette le benedizioni non può avere il diritto di ammettere le maledizioni! Che t'è accaduto di nuovo? Sentiamo.
M'è accaduto che mia moglie sta peggio! Hai capito?!
Oh, povera signora Adele!
E, secondo il Dottore, la tua presenza sarebbe utilissima.
Per sollevarle il morale, per darle animo… Sì, è giusto… Vengo sùbito!.. Abbi pazienza, Giulio…
Ti pare…
Ma no: non c'è fretta, Don Fiorenzo! Io le ho fatta pocanzi una iniezione calmante, e lei si è assopita. Preferisco che riposi, per ora. A me premeva solamente di avvertirvi che avrò bisogno di voi. Penserò dunque io a chiamarvi nel momento opportuno.
(desolandosi) Da stanotte, non ha potuto ingoiare neppure una goccia di latte. Questa è la fine, Fiorenzo mio! Questa è la fine!
(al Dottore) Ma che dice?!
Chiama le sventure anche quando quelle non vogliono venire! È la sua abitudine. (Mutando, e discettando) Sarebbe certamente grave che l'impossibilità della deglutizione perdurasse. L'eccessiva fiacchezza dell'organismo non ci darebbe più il tempo di difenderlo. Ma si tratta di un episodio tutto nervoso, si tratta di un vero nervosismo, che non si connette all'indole del male predominante e che forse non sarà difficile vincere.
Il Dottore, in conclusione, sostiene che questo nervosismo potrai facilmente vincerlo tu.
Io?!
(seduto in disparte, ascolta con vivissima attenzione.)
Spieghiamoci, Don Fiorenzo. Nel caso attuale non nego che la scienza si trovi all'oscuro, ma per uscirne non fa come il fanciullo al quale l'avete paragonata. Essa non chiede aiuto che a sè medesima.
E allora, perchè vi rivolgete a questo misero pretonzolo?
Voi siete un egregio sacerdote a cui faccio tanto di cappello e, per la buona gente di questi luoghi, siete anche, non indegnamente, il piccolo santo; ma per me, oggi, voi non siete che uno strumento della scienza, cioè un uomo che io ho ragione di ritenere dotato d'una specialissima energia, la quale, in alcune circostanze, agisce sulle energie altrui. Può agire, a parer mio, perfino senza che voi lo vogliate… E, vedete, mi piace di confessarvi che il materialismo della mia opinione non m'impedisce di riconoscere che sia un elemento efficace il vostro abito sacerdotale. – «Perchè vi rivolgete a questo misero pretonzolo?» – avete detto, e quel certo orgoglio camuffato a modestia non era ingiustificabile…
(interrompendolo in tono di calorosa protesta) No, Dottore! V'ingannate a partito! Io non ho avuta nessuna intenzione orgogliosa!
Voi l'avete avuta, e io stesso la trovo legittima. Sissignore! La trovo legittima giacchè sono persuaso che la figura… del pretonzolo contribuisce a mettere l'animo del credente in uno stato che agevola la trasmissione di quella tale energia che avete sortita da natura…
(con vivace umorismo misto di inquietudine) Ma, a buon conto, che accidempoli è?.. Ffffuh!.. Un soffio? Un fluido? Una qualche cosa sul genere di quella del telegrafo senza fili?
Probabilmente, non molto diversa.
Sicchè, io sono un uomo straordinario?.. Un animale raro?..
Siete un animale… – la parola è vostra – non comune. Questo, ve lo posso garantire.
«E così sia!» Disponete di quell'animale che sono, e che il Signore v'illumini.
(quasi lagrimante) Io non ne capisco un'acca di ciò che dice il Dottore, ma debbo pur fidare nella sua scienza… perchè… meglio