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investitura. Pare che Valentiniano non consultasse, e neppur ne informasse il Senato di Roma.
157
Ammiano XXX. 10. Zosimo l. IV. pag. 222, 223. Il Tillemont ha provato (Hist. des Emper. T. V. p. 707, 709) che Graziano regnò nell'Italia, nell'Affrica e nell'Illirico. Io ho procurato di esprimere la sua autorità negli stati del Fratello, in uno stile ambiguo, simile alla maniera con cui l'usava.
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L'A. allude a mio credere al celebre Galilaee vicisti, satiare ec. ed al racconto, che Giuliano volesse precipitarsi nel fiume vicino per celar la sua morte, e così passar, come Romolo, per un Dio. Ma S. Gregorio (Orat. IV. p. 290. Edit. Paris. 1583) non dice cosa veruna delle bestemmie di quell'Imperatore, nè del sangue gettato contro al Cielo; e benchè accenni il secondo fatto, osserva in generale, che le circostanze della morte di Giuliano erano incertissime. Sozomeno poi (l. VI. c. 2), e Teodoreto (l. 30. c. 25. Ed. Vales.) parlano del primo come di cosa non ben sicura, e come un discorso di pochi. Vedi della Bleterie pag. 495 e segg. Se il sig. Gibbon avesse ben ponderata la forza del titolo di Calunniatore si sarebbe astenuto dal darlo a Gregorio ed ai Santi più moderni, per non meritarlo egli stesso. Vedi Filostorgio H. E. l. 7. in fogl.
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Che dirà dunque l'Autore dell'Apocalisse, in cui i Vescovi son distinti col nome di Angeli? Che di G. C. medesimo, mentre disse di loro nella persona degli Apostoli; qui vos audit, me audit, qui vos spernit, me spernit? E come non sapere che di tutti i buoni si legge: Ego dixi, Dii estis ec.? Lo sa benissimo: ma è tanto prevenuto contro Gioviano, che unitamente al merito di Confessore nel precedente regno gli nega quello di aver esatto dall'esercito che lo proclamò Imperatore la professione del Cristianesimo, benchè ne sian testimoni Socrate, Sozomeno e Teodoreto (l. IV. c. 1. ex Vales.) sol perchè Ammiano dice (l. XXV. c. 6) hostiis pro Joviano, extisque inspectis pronunciatum est etc. Alle osservazioni del Baronio (ad Ann. 363. §. 118) sul testo citato, aggiungo col Tillemont, che forse alcuni pochi ostinati Pagani compiron quel rito superstizioso senza saputa dell'Imperatore, e che Ammiano avea una cognizione molto oscura e superficiale della Storia Ecclesiastica. È Gibbon istesso che parla in tal modo; perchè in quell'occasione l'ignoranza di Ammiano torna in discredito dei Cattolici.
160
Grot. L. I. c. 4. Bossuet Var. l. 10.
161
V. Athan. Epist. ad Lucif. et Serapion.
162
Vedi Hermant Vie de S. Athanas.
163
Vedi Baron. ad an. 356. n. 85. Tillemont Tom. VIII. N. 74. Fleury l. 13. n. 32.
164
L. I. c. XIII. de Trin. §. 6.
165
Sec. IV. diss. 30.
166
V. Bern. Montf. Diatriba de Causa Marcelli Ancyr. T. 2. Coll. Nov. PP. et Script. Graecor.
167
Il Garner. Diss. ad Mart. Mercat. Opera T. III. p. 312 chiama la medesima causa difficile ed oscura.
168
Vedi Mamachi T. I. Orig. et Antiq. Christ. i PP. di Trevoux Febr. 1708. Arti 26. Claud. Molinet. 1681, nel Giornale dei dotti di Parigi ec. ec. Tra i Protestanti Gio. Reischko 1681. Gian Cristof. Wolf. 1706. De visione Crucis, etc.
169
Syntagma, quo apparientis M. Costantino Crucis historia complexa est universa. Romae 1595.
170
Euseb. loc. cit.
171
Controv. Rob. Bell. defens. T. II. Col. 1044.
172
Saec. IV. Diss. 32.
173
Dissertation Crit. etc. et hist. sur le P. Libere, dans laquelle on fait voir, qu'il n'est jamais tombé. A Paris 1736.
174
Pap. 185. Tom. II. Venet. 1757.
175
L. 2. C. 17. Hist. Eccles.
176
L. 5. C. 18. Hist. Tripart.
177
De div. et multipl. rat. Animae. c. 2.
178
Praef. T. 5. Bibl. PP. p. 652.
179
Sozom. L. 4. 15. Ed. Vales.
180
Theodoret Hist. l. 2. c. 17.
181
Labbé T. 2. Conc. p. 655.
182
Hieron. Dial. adv. Lucifer. Damas. presso Teodoret. L. 2. Hist. Eccl. c. 22. Lib. med. presso Socr. l. 4. Hist. XII.
183
Nei Framm. di S. Ilario pag. 1357. Ediz. dei Mon. Benedet.
184
Sulpic. Sever. Hist. Sacr. L. 2. c. 39. Socr. Hist. E. L. 2. c. 37.
185
Vedi il Cap. IV. e V. della cit. Dissert. De Comment. ec.
186
L. I. Hist. c. 27.
187
L'A. non ha troppo buon sangue coi Papi. Il carattere di Damaso è molto ambiguo, e tre parole di Girolamo Sanctae Memoriae Damasus, lavano tutte le sue macchie, ed abbagliano i devoti occhi del Tillemont. Si trovan però dileguate presso questo Scrittore le calunnie, dalle quali fu attaccato quel Santo Pontefice. Si cita inoltre Teodoreto L. V. c. 2., che parla così di Damaso: Is erat Episcopus Romae vita laudabili conspicuus, quique sibi dicenda, faciendaque omnia pro Apostolicis dogmatis statuerat., e nel L. IV. c. 30 lo pone nella classe medesima con i due SS. Gregorio, e con S. Ambrogio. Allega ancora l'autorità del Concilio Calcedonese che nell'allocuzione all'Imperatore Marciano si espresse in questi termini. Sic quoque Damasus Romanae urbis decus ad justitiam, ovvero Romanae urbis Episcopus, et justitia decus. Appella per fine a non pochi antichissimi Martirologi, nei quali con S. Girolamo si legge nominato S. Damaso. Non sono dunque tre parole quelle che hanno abbagliato gli occhi devoti del Tillemont. Vedi T. VIII. Memor.
188
Vie de l'Empereur Julien L. V. p. 396.
189
Marc. L. XIII. V. 1. 2.
190
Lib. 23. c. 1.
191
L. I. c. 38, 39.
192
L. 3. c. 17.
193
L. 3. c. 17.
194
L. V. c. ult.
195
Adv. Judeos Orat. 2, Hom. 4 in Matth.; Homil. 41 in Act. Apost.
196
Greg. Naz. Orat. 2. in Julian.
197
Sec. IV. 1. p. n. 14.
198
L. IV. c. 27.
199
M. della Bleterie pag. 399 in una Nota.
200
Adv. Parmentanum.
201
De Unit. Eccl., Cont. Petilian., Cont. Cresc. in Epist. et alibi passim.
202
Nat. Aless. Saec. IV. pag. 15. Tillem. Tom. VI. Vales. etc.
203
Can. 8.
204
Can. 19. cum not. Christ.
205
S. Ag. De haeres. ad Quod vult Deus. L. 69.
206
Fleury L. XI. §. 53.
207
V. Tillem. T. 3. Les Novatiens.
208
Quodcumque solveris etc. Quorum remiseritis peccata remittuntur eis etc. Jo. 30. Matth. 16.