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di Maometto, pag. 179, 189), Ockley (sul fine del secondo volume) e Petis de la Croix (Hist. de Gengis-Kan, p. 525-550), s'incontra nella Biblioteca orientale, articolo Tarikh, un catalogo di due o trecento storie o croniche dell'Oriente, delle quali solo tre o quattro sono anteriori a Tabari. Reiske (ne' suoi Prodidagmata ad Hagji chalifae librum memorialem ad calcem Abulfedae Tabulae Syriae, Leipzig, 1766) fa una viva dipintura della letteratura orientale, ma non ebbe effetto il suo disegno, nè la version francese annunciata da Petis de la Croix (Hist. de Timur-Bec, tom. I, Prefazione, pag. 45).
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Indicherò opportunamente gli storici e i geografi speciali: ma nella narrazione generale ebbi per guida le seguenti opere: 1. Annales Eutychii, patriarchae Alexandrini, ab Edwardo Pocockio, Oxford, 1656, 2 vol. in 4. È questa una pomposa edizione d'un autore assai tristo. Pocock lo tradusse per appagare i pregiudizi presbiteriani di Selden, amico suo. 2. Historia Saracenica Georgii Elmacin, opera et studio Thomae Erpenii, in 4., Lugd. Batav., 1625. Vuolsi che Erpenio traducesse frettolosamente un manoscritto guasto, e la sua versione in fatti è piena zeppa di spropositi e di difetti di stile. 3. Historia compendiosa Dynastiarum a Gregorio Abulpharagio, interprete Edwardo Pocockio, in 4., Oxford, 1663. Essa è più utile alla storia letteraria che alla civile dell'oriente. 4. Abulfedae Annales Moslemici ad ann. hegyrae 406, a Jo. Jac. Reiske, in 4., Leipzig, 1754. La migliore è questa delle nostre cronache e per l'originale e per la versione, ma è molto inferiore alla fama d'Abulfeda. Sappiamo ch'egli scrisse a Hamah nel secolo quattordicesimo. I tre primi autori erano cristiani, e fiorirono nel decimo, duodecimo, e tredicesimo secolo. Nacquero i due primi in Egitto; l'un d'essi era patriarca de' Melchiti, e l'altro uno scrittore Giacobita.
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Il Sig. di Guignes (Storia degli Unni, t. I, Prefaz. p. 19, 20) ha con esattezza e cognizion di causa fatto il carattere di due spezie di storici Arabi, del freddo analizzatore, e dell'oratore pomposo e tumido nello stile.
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Biblioteca orientale, del Sig. d'Herbelot, in folio, Parigi, 1697. Si consulti sul merito di questo pregevole autore il suo amico Thevenot (Viaggi in Levante, part. 1, c. 1). La sua opera è un tessuto di varietà che debbono andare a genio di tutti i gusti; ma non ho mai saputo tollerare l'ordine alfabetico da lui seguìto; e lo trovo poi più gradevole nella storia della Persia che in quella degli Arabi. Il supplimento aggiuntovi, da poco tempo in qua, coll'aiuto degli scritti de' Sig. Visdelou e Galland (in folio, Aia, 1775) val meno d'assai. È un ammasso di novelle, di proverbi, di particolarità su le antichità cinesi.
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Pocock spiega la cronologia della dinastia degli Almondari (Specimen, Hist. Arabum, p. 66-74), e d'Anville dà le notizie relative alla situazion geografica de' loro Stati (l'Eufrate e il Tigri, p. 125). Il dotto Inglese sapea l'arabo più del Muftì d'Aleppo (Ockley, vol. II, p. 34). A qualunque secolo, a qualsiasi paese del Mondo si trasporti il geografo Francese, egli si trova per tutto nella sua giurisdizione.
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Fecit e Chaled plurima in hoc anno praelia, in quibus vicerunt Muslimi et INFIDELIUM immensa multitudine occisa spolia infinita et innumera sunt nacti (Hist. Saracen., p. 20). L'annalista cristiano si fa lecita bene spesso la parola infedeli, nazionale pe' Musulmani, la quale risparmia lunghe numerazioni; mi do a credere che non sarò di scandolo a veruno se frequentemente l'imito.
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Un ciclo di centovent'anni, nella fine del quale un mese intercalare di trenta giorni equivaleva al nostro anno bisestile, e rintegrava l'anno solare. Nel volgere di millequattrocento quaranta anni, questa intercalazione applicavasi successivamente dal primo al duodecimo mese; ma Hyde e Freret discutono la gran quistione, se dodici, o solamente otto cicli, si compierono prima dell'Era di Yezdegerd, da tutti assegnata al 16 Giugno A. D. 632. Quanto è mai l'ardore degli Europei nel disaminare i punti più rimoti ed oscuri d'antichità! (Hyde, De religione Persarum, c. 14-18, p. 181-211; Freret, Mém. de l'Académie des inscriptions, t. XVI, p. 233-267).
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L'Era di Yezdegerd del 16 Giugno 632, cade nel quinto giorno dopo la morte di Maometto, avvenuta il 7 Giugno A. D. 632; e il suo esaltamento al trono non può porsi più in là della fine dell'anno primo. Non potevano adunque i suoi predecessori aver avuto incontri di resistere all'armi del Califfo Omar; e queste date incontestabili rovesciano la cronologia sconsiderata d'Abulfaragio. V. Ockley, Hist. of the Saracens, vol. I, pag. 130.
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Cadesia, dice il Geografo di Nubia (p. 121), è posta in margine solitudinis, sessantuna leghe distante da Bagdad, e due stazioni da Cufa. Otter (V. t. I, pag. 163) numera quindici leghe, e osserva che vi si trovano datteri e acqua.
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Atrox, contumax, plus semel renovatum; son queste le espressioni ben appropriate del traduttore d'Abulfeda (Reiske, p. 69).
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D'Herbelot, Bibl. orient. p. 297-348.
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Potrà cogliere il Lettore notizie soddisfacenti intorno a Bassora nella Geogr. di Nubia, p. 121; in d'Herbelot (Bibl. orient. p. 192); in d'Anville (l'Eufrate e il Tigri, p. 130, 133-145); in Raynal (Hist. philosoph. des Deux-Indes, t. II, pag. 92-100); ne' viaggi di Pietro della Valle (t. IV, p. 370-391); in Tavernier (t. I, p. 240-247); in Thevenot (t. II, p. 545-584), in Otter (t. II, p. 45-78); in Niebuhr (t. II; p. 172-199).
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Mente vix potest numerove comprehendi quanta spolia… nostris casserint (Abulfeda, p. 69). Presumo peraltro che il conto stravagante d'Elmacin sia un errore della traduzione, e non del testo. Ho veduto che i traduttori d'opere antiche, di libri greci, per esempio, sono cattivi computisti.
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L'albero della canfora cresce nella Cina e nel Giappone, ma si danno parecchi quintali di questa canfora, di qualità inferiore, per una libbra di gomma di Borneo, e di Sumatra, assai più preziosa (Raynal, Hist. philosoph., t. I, pag. 362-365; Dictionnaire d'Hist. naturelle, par Bomare; Millar, Gardener's Dictionary). Forse da Borneo e da Sumatra portarono di poi gli Arabi la loro canfora (Géograph. nubien., p. 34, 35, d'Herbelot, p. 232).
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V. Gagnier, Vie de Mahomet, t. I, p. 376, 377. Posso bensì credere il fatto ma non la profezia.
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La torre di Belo a Babilonia, ed il vestibolo di Cosroe a Ctesifone son le rovine più considerevoli della Assiria. Furono visitate da Pietro della Valle, viaggiatore curioso e vanaglorioso. (t. I, p. 713-718; 731-735).
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Si consulti l'articolo Coufah della Biblioteca di d'Herbelot (p. 277, 278), e il secondo volume dell'istoria d'Ockley, particolarmente le pagine 40 e 153.
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V. l'articolo Nehavend di d'Herbelot (pag. 667-668), ed i Voyages en Turquie et en Perse, di Otter, tom. I, pag. 191.
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Con questa ignoranza e questo tuono d'ammirazione descriveva l'oratore Ateniese i conquisti fatti verso il settentrione da Alessandro, il quale per altro non oltrepassò mai le rive del mar Caspio Αλεξανδροσε εξω της αρκτου και της οικουμενης, ολιγου δειν, πασης μεθησηκει Alessandro trapassò l'Orsa, e quasi scorse tutta la Terra (Eschine, contro Tesifonte t. III, pag. 534, ediz. greca degli orat., Reiske). Questa causa memorabile fu perorata in Atene (Olimp. CXII, 3) l'anno 330 avanti G. C., in autunno (Taylor, Prefaz., p. 370, etc.), un anno in circa dopo la battaglia di Arbella. Alessandro allora inseguiva Dario, e marciava verso l'Ircania e la Battriana.