Galline Dalle Uova D'Oro. Nicola Maria Vitola

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Galline Dalle Uova D'Oro - Nicola Maria Vitola


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porta via una borsa piena di diamanti. Grida aiuto e vede un uomo in divisa da Marine che ride beffardo.

       Mary si addolora ad ogni risveglio e ripensa a Michael. Lo immagina così come era nelle foto su cui tante volte si è soffermata. Quasi non riesce a credere che Michael non esiste; che le parole d’amore erano frasi scopiazzate da testi romantici, o inventati al momento per attirarla in una trappola sentimentale.

       Il computer in casa sua è ora un attrezzo sempre spento, che lei non riesce nemmeno a spolverare senza provare disagio. Internet è un luogo di morte e sofferenza. Non vorrebbe entrare in un sito social per nessun motivo al mondo.

      

      

      

      Silvia

      

      La protagonista di questa storia non vuole dire il suo vero nome. È una giovane donna di 32 anni che nella primavera del 2016 riceve una richiesta di amicizia da un quarantenne francese, un bell’uomo che le dice di chiamarsi Henry Dupont. A lei diamo il nome di Silvia.

      

      Â« Subito mi invia messaggi su Messenger - racconta Silvia - dicendomi che sono il suo tipo e che si è innamorato di me. Mi mette i cuoricini e i baci, mi scrive parole dolci. Io un po’ mi sento a disagio, perché il suo trasporto mi sembra eccessivo, dato che lo conosco appena. Anzi non lo conosco ma l’ho visto solo in un’immagine, che pur bella, non è per me molto significativa di chi sia questa persona.

       Per un paio di giorni lo lascio perdere. Non voglio essere così invasa nella mia sfera privata da affettuosità non richieste.

       Henry mi ricontatta spesso, io rispondo per educazione. Leggo le sue frasi amorevoli e nel frattempo penso che forse sto commettendo una scorrettezza nei confronti di Gianni, il mio compagno con cui ultimamente non vado molto d’accordo. Litighiamo per ogni sciocchezza e usciamo meno spesso.»

      

       Ogni sera Henry si ripresenta on line, conversa con Silvia e le racconta la sua vita. Le dice di essere vedovo con due figli, un maschietto e una bambina. Poi tocca l’argomento molto triste della morte di sua moglie avvenuto già da alcuni anni. Le parla della sua solitudine, con due bambini piccoli da crescere senza la mamma. Le invia le toccanti foto dei piccoli insieme al loro papa (uomo triste e sconsolato!). Silvia correttamente lo informa di avere già un compagno e di non essere interessata ad altre storie, specie con persone che non conosce direttamente. Ma Henry non demorde, le manda ancora immagini con fiori, cuori palpitanti, pupazzetti affettuosi e frasi piene di tenerezza.

       Silvia è prudente e lo si evince dalle sue parole. Non è certamente una donna abituata a prendere decisioni a cuor leggero. Se lo facesse si sentirebbe in colpa verso il suo compagno perché, pur vivendo una storia un po’ difficile, è consapevole lui non meriti di essere messo da parte.

       Le resistenze della donna verso Henry sono efficaci, tuttavia l’interesse un po’ larvato dell’inizio aumenta in lei giorno dopo giorno. In fin dei conti è insolito sentirsi oggetto di tante attenzioni e affettuosità. C’è di che esserne lusingata.

      

       Una sera Henry le scrive che il giorno dopo prenderà l’aereo per andare in Costa D’Avorio, dove la sua famiglia ha un’attività immobiliare. Silvia gli augura buon viaggio.

       Per due giorni l’uomo non si fa vivo. Poi ricomincia a scriverle per passare un po’ di tempo con lei in chat. Le dice che quei momenti sono gli unici sereni della giornata. Lui non vive bene l’ambiente che lo circonda. Infatti non esce la sera, non frequenta nessuno e soprattutto non si fida perché il posto in cui si trova è pericoloso. Le strade sono percorse da donne di malaffare, rapinatori, scippatori.

       Una sera le racconta di aver chattato con la figliola. Lei gli ha mandato un bacio scrivendo a grandi caratteri: “SMACK !”. Silvia si intenerisce e sorride. Gli dice che è bello avere dei bambini così affettuosi.

      

      

      

      Dopo le rose e fiori attendiamoci l’evento nefasto

      

       I contatti tra Henry e Silvia si interrompono per circa dieci giorni. Lei non lo cerca. Tutto sommato, a parte le lusinganti dichiarazioni d’amore, non è molto interessata a lui. O almeno non interessata al punto di cercarlo o farsi un cruccio della sua assenza.

       Henry si fa risentire improvvisamente dicendole che lo hanno rapinato poco prima di rientrare a casa. Senza tanti preamboli le chiede un aiuto in denaro perché è rimasto a secco. Non ha nulla. Le racconta i dettagli della rapina a mano armata che ha subito da due malviventi. Con la paura di essere ucciso Henry ha dato loro tutto quello che aveva: il portafoglio, la carta di credito, l’orologio d’oro.

       Silvia gli risponde di essere dispiaciuta. Henry insiste nel chiederle un invio di denaro. Lei non ha denaro e glielo dice, ma Henry prosegue a spiegare le sue tribolazioni. Dice di non avere nulla, neanche il minimo per mangiare. Silvia gli consiglia di fare una denuncia alle forze dell’ordine. Lui risponde di averla già fatta, ma che comunque si trova senza risorse. Solo lei può aiutarlo.

      Â« No.» replica Silvia. « Non ho soldi da dare a nessuno. A malapena mi arrabatto con le mie spese! »

      Â« Sei senza cuore! » inveisce l’uomo, « Mi servono i soldi per i miei figli! »

       Allora lei passa a fare domande. Le comuni domande che verrebbero in mente ad ognuno di noi. Gli chiede dove sono i suoi parenti degli affari immobiliari. Vuole che lui le spieghi come mai i figli si trovano in costa D’Avorio e non in Francia.

       Henry si altera, le dice che non ha capito niente di quello che le ha raccontato. Trova scuse alle sue contraddizioni. Poi abbassa i toni e le chiede ancora una cifra più bassa. Mille euro possono bastare. « Che mandi quello che può! Le ridarà ogni centesimo. »

       Silvia interrompo il contatto. Amareggiata fa delle ricerche e scopre che si tratta di un truffatore.

       Ci stava per cascare anche lei, ma in questo caso ha mantenuto sempre una buona dose di concretezza. Non si è lasciata incantare, un po’ per carattere, un po’ perché in fondo quell’uomo sconosciuto non l’ha mai convinta del tutto. Diciamo, per essere precisi, che il miele da pare di lui era finto, da parte di lei non c’è mai stato.

      

      

      

      Daria

      

      Â« È successo anche a me. Due mesi di lettere tenerissime e frasi dolci che ogni donna vorrebbe sentirsi dire. »

      

      Così inizia il racconto di Daria che chiama losco individuo colui che l’ha truffata. Dice che pensava che queste cose capitassero ai vecchi pensionati o alle donnette ingenue e sole, e usa apposta frasi sprezzanti per definire i soggetti della vicenda, in quanto ha spregio per se stessa. Si sente una stupida senza scusanti, una donna misera e debole. Daria scrive la sua storia sul blog di Massimo Cappanera, lo psicologo clinico esperto di truffe sul web che invita le persone a raccontare cosa è loro accaduto per far sì che chi legge venga avvertito e non caschi nella stessa trappola . [vii]

      

      Ho vissuto due mesi sospesa tra le nuvole

      Marcello dice di essere


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