Il Ventottesimo Libro. Guido Pagliarino

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Il Ventottesimo Libro - Guido Pagliarino


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di smettere. Che l’abbiano riconosciuto come il vero Unto?!" e un quarto: "No, conosco un servo di chi lo ospita e so che quell’uomo è della Galilea; ma nessun profeta può venire da là. Quando il Messia si manifesterà, nessuno saprà da quale luogo provenga"; un quinto: "Sbagli, la profezia dice precisamente che verrà da Betlemme e sarà stirpe di Davide, dunque, non si tratta certo di quel nazareno". Allora Gesú: "Sì, sapete che sono galileo, ma non sapete che non da me sono venuto: chi m’ha inviato l’ha fatto in verità ed egli è l’inconoscibile.36 Solo io lo conosco, perché m’ha mandato". S'è levato un putiferio. Hanno gridato in coro d’arrestarlo per bestemmia e il Maestro è uscito in fretta dall'area del tempio, prima che giungessero le guardie del sinedrio. "Non è ancora l’ora ch’io sia arrestato", ha detto ai suoi, "devo diffondere ancora la parola dell’Altissimo e non posso lasciarmi fermare; ma vedo ch’è troppo presto perché qui a Gerusalemme capiscano; dunque, usciamo in fretta dalla città". Sulla via per la Galilea, più volte, ha pregato ad alta voce il Padre celeste perché lo illuminasse ancora di più.

      Giorni dopo il suo ritorno a Cafarnao, mentre stava avviandosi coi discepoli alla collinetta detta monte per raccogliersi in preghiera essendo accompagnato da una folla, il Maestro ha visto passare un ricco superbo assieme al seguito, e sul viso gli è comparso un sorriso triste. Ha detto ai discepoli: "Quell'uomo, che ha grandi ricchezze, vuole ancora aumentarle e in questo momento sta pensando: Userò i miei averi per seminare e mietere e piantare alberi e molto di più riempirò i miei granai di raccolto così che non mancherò di nulla. Così ragiona nel suo cuore; ma questa stessa notte, morirà. Chi ha orecchi per intendere, intenda". "Abbiamo capito, Maestro", ha detto Giovannino per tutti. Allora Gesú ha esortato: "Sì, non accumulate tesori sulla terra dove tignola e ruggine li consumano e ladri vengono per rubarli, ma accumulateli nel vostro cuore davanti all’Altissimo che li conserva incorruttibili in eterno e senza che possano essere rubati. Come l'occhio è la lucerna del corpo e se è accecato la luce non entra, così la luce che è in te non sia ottenebrata dal male che acceca. È impossibile nello stesso tempo per un solo uomo cavalcare due cavalli o tendere due archi. Non si possono servire due padroni, non il bene e il male, non la ricchezza spirituale dell’Altissimo e la ricchezza materiale: se uno serve due padroni tra loro avversi, ne ama uno e odia e disprezza l'altro. Servite l’Altissimo e non mammona". Io mi chiedo: i potenti del regno dell'Unto saranno poveri? Ho lasciato la mia professione e i miei beni sperando d'averne non solo il potere ma anche maggiore ricchezza, e dovremo invece donare tutto agli altri? Se fosse così, unica consolazione resterebbe che, se non altro, saremmo potenti. Mi hanno riferito che il Maestro, immediatamente dopo, ha aggiunto: "Non preoccupatevi per il cibo e per le bevande e neppure per i vestiti, perché la vostra vita vale più degli alimenti e delle vesti e il Padre la conserva finché non sia giunto il momento di perderla. Gli uccelli non seminano e non raccolgono né accumulano nei granai, ma il Santo li nutre. Voi contate certo più di loro; e la lunghezza della vostra vita dipende solo dall’Altissimo. Neppure per il vestito affannatevi, guardate come la veste dei gigli, che il Padre ha loro donato, è più sontuosa di quella di Salomone. Eppure, qualunque erba diviene infine secca e viene bruciata; dunque il cielo non farà forse molto di più per voi, che siete ben maggiori?! Lasciate che i pagani si preoccupino del mangiare, bere e vestire. Cercate l’Altissimo e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in più. Non affannatevi per il domani: basta a ciascun giorno la sua pena": magra soddisfazione davvero sarebbe il solo fatto di non morir di fame e non girare ignudi! Spero proprio che avremo anche ricchezza! Poco dopo Gesú è giunto in cima all’altura e, dopo aver pregato a lungo il Padre perché gli desse luce, ha annunciato alla folla quant’altro gli era nato nel cuore, che riporto come mi è stato riferito:

      "La coscienza di ognuno non appartiene a nessun altro e solo il Santo può giudicare. Non giudicate o sarete giudicati, e avrete lo stesso giudizio con cui avete giudicato, con la stessa misura con cui avete misurato. Perché mai tu osservi la pagliuzza nell'occhio del prossimo e non t'accorgi della trave ch'è nel tuo? Come potrai dirgli: Lascia che ti tolga la pagliuzza se prima non hai tolto dal tuo occhio la trave? Non essere ipocrita. Togli la trave dal tuo occhio per vedere bene, e così potrai togliere la pagliuzza dall'occhio del prossimo: tante volte la tua colpa è più grave della sua!".

      "Non bisogna scherzare con ciò ch’è sacro e chi lo farà avrà a soffrire a causa della sua stessa azione; né bisogna rispondere a chi vi domanda per celia di parlargli del bene: non date ai cani cose sante e non gettate perle ai porci perché non le calpestino e poi non si voltino per sbranarvi!".

      "Sappiatelo: pregare l’Altissimo è rivolgersi all'assoluto amore e nessuno che lo chiami sarà rifiutato, fosse pure il peggiore dei peccatori. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Siate certi che se chiederete al Padre ch’è nei cieli riceverete, così come io ricevo. Se cercherete, troverete e se busserete alla porta del regno dell’Altissimo, vi si aprirà. Chi infatti al figlio che chiede pane dà una pietra, o una serpe se gli domanda pesce?! Se dunque gli esseri umani, che sono cattivi, sanno dare cose buone ai figli, quanto più il Padre darà cose buone a coloro che gliele chiedono!".

      "Non limitatevi a non fare il male: non basta! Tutto quanto di bene volete che gli altri facciano a voi, fatelo a loro: è questa infatti l'essenza dei testi della Legge e di quelli dei profeti, quanto cioè dei Libri dovete prendere in considerazione nei vostri rapporti cogli altri essere umani".

      "Entrate per la porta stretta. La porta e la via che conducono alla perdizione sono larghe, spaziose. Molti entrano purtroppo dalla porta larga. Nel regno dei cieli si entra solo dalla porta difficile, ma sono in pochi a trovarla e varcarla: il Padre non vuole che si sia schiavi dei propri pensieri, paure, abitudini, impulsi, ma che si scelga il rigore, secondo la via da lui indicata".

      "Ci sono impostori che sfruttano i sentimenti religiosi a vantaggio proprio. Solo il comportamento d’una persona è testimone del suo vero sentire, non le sue parole se non corrispondono al suo agire. Guardatevi dai falsi profeti che vi si presentano travestiti da pecore miti ma sono lupi rapaci. Non si raccoglie uva dalle spine e fichi dai cespugli di rovi; ogni albero buono dà buoni frutti e ogni cattivo ne dà di cattivi, e il contrario non è possibile. L'albero che produce cattivi frutti viene tagliato e bruciato. È dai frutti che potrete riconoscere i veri e i falsi profeti. Non chiunque dice: Signore Signore entra nel regno dei cieli ma solo chi fa la volontà del Padre ch'è nei cieli. Saranno in molti a dirmi, chiedendo d'entrare nel regno: Noi abbiamo profetato e cacciato demòni e compiuto molti miracoli nel tuo nome; io però dirò loro: Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, operatori di male".

      "Io testimonio con la mia vita le mie parole. Dunque ascoltatele. Chi le ascolta e le mette in pratica si può dire simile a un uomo saggio che ha costruito sulla roccia la propria casa. Cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti e si abbattono su quella casa, ma essa non cade perché è fondata su roccia. Chi invece, sentendo le mie parole, non le mette in pratica è simile a chi costruisce la sua casa sulla sabbia, così che quando cade la pioggia e i fiumi straripano e il vento si abbatte sulla dimora, questa cade con grande rovina".

      La folla è rimasta ammirata. Tutti lo hanno elogiato, esclamando: "Insegna con autorità, non come gli scribi!".

      Non c'è dubbio che sia così, anche se a volte dice cose troppo alte, onde noi non le si comprende appieno. Certo è ch’egli mostra la sua autorità morale con continui segni. Lo fa con assoluta semplicità, senza evocare niente che sappia di magico: sembra che sia per lui la cosa più naturale del mondo fare meraviglie, non qualcosa di straordinario e macchinoso. È chiaro che non vuole far mostra di personale potenza e che sa che è l’Altissimo che agisce in lui perché si comprenda che il tempo è venuto e ch’è lui il Messia; non vuole strabiliare la gente, a differenza di quanto fanno i maghi. Elenco i miracoli che, secondo quanto mi hanno narrato condiscepoli, egli ha compiuto quel giorno per dare più forza alle sue parole e, come al solito, senza esibizionismi. Disceso dal monte, gli s'è avvicinato un lebbroso, bandito dalla comunità


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