Prima Che Fugga . Блейк Пирс

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Prima Che Fugga  - Блейк Пирс


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si posò una mano sul ventre appena sporgente, come a voler proteggere quello che c’era all’interno.

***

      Dopo una chiamata al Bureau, Mackenzie ed Ellington scoprirono che anche il ragazzo di Christine studiava alla Queen Nash. Aveva un impiego part-time in un ufficio di sanità pubblica, per fare pratica per la futura carriera che lo attendeva dopo la laurea. Non fu al lavoro che lo trovarono, bensì al suo appartamento; a quanto pareva, aveva preso la perdita di Christine molto peggio di un tipico fidanzatino universitario.

      Quando arrivarono al suo appartamento, Clark Manners era intento a pulire casa, nonostante fosse già linda. Era evidente che non dormisse bene da un po’; aveva lo sguardo annebbiato e camminava come spinto da una forza invisibile. Ciononostante, sembrò entusiasta di farli entrare, impaziente di scoprire cosa fosse successo.

      “Sentite, non sono stupido” disse mentre si accomodavano nel soggiorno immacolato. “Chiunque sia stato a ucciderla… aveva intenzione di violentarla, no? Per questo era senza maglia, no?”

      Mackenzie si era chiesta la stessa cosa, ma le foto della scena del crimine raccontavano un’altra storia. Cadendo a terra, Christine era finita sulla maglia. Questo faceva pensare che fosse stata tolta senza difficoltà e lasciata cadere sul pavimento. Mackenzie avrebbe scommesso che fosse stata la stessa Christine a togliersela per l’uomo che aveva fatto entrare in casa – e che poi l’avrebbe uccisa. Inoltre… Mackenzie non era tanto sicura che l’assassino avesse intenzione di stuprarla. Se fosse stata quella la sua intenzione, avrebbe potuto farlo. No… Mackenzie credeva che fosse andato da lei con il chiaro intento di ucciderla e basta.

      Ma non c’era motivo che il povero Clark lo sapesse.

      “È troppo presto per dirlo” disse invece Mackenzie. “La cosa potrebbe essere andata in vari modi. Speravamo che forse lei avrebbe potuto fornirci qualche elemento utile per capire cosa sia successo.”

      “Ma certo, ma certo” disse Clark. Aveva chiaramente bisogno di riposo e di meno caffè. “Farò tutto ciò che posso.”

      “Ci può descrivere la sua relazione con Christine?” chiese Ellington.

      “Stavamo insieme da circa sette mesi. Lei era la prima vera ragazza che io abbia avuto – la prima che sia durata più di due o tre mesi. La amavo… l’ho capito dopo il primo mese.”

      “Eravate già arrivati ad avere rapporti fisici?” chiese Mackenzie.

      Clark annuì con espressione distante. “Sì, ci siamo arrivati abbastanza in fretta.”

      “La notte in cui è stata uccisa” riprese Mackenzie “a quanto ho capito era appena tornata dopo essere stata qui, nel suo appartamento. Si fermava spesso a dormire qui?”

      “Sì, un paio di volte a settimane. A volte anch’io mi fermavo da lei. Proprio un paio di settimane fa mi aveva dato le chiavi dell’appartamento, per passare quando volevo. Ecco come ho fatto a entrare… quando l’ho trovata…”

      “Perché quella notte non è rimasta a dormire qui?” volle sapere Ellington. “Era tardi quando se n’è andata. Avevate litigato?”

      “No, cielo, no. Praticamente non litigavamo mai. No… avevamo tutti bevuto e io avevo davvero esagerato. Le ho dato il bacio della buonanotte quando era ancora qui con alcuni miei amici, poi visto che mi sentivo male sono andato a letto e sono crollato. Ero sicuro che sarebbe rimasta, invece quando la mattina dopo mi sono svegliato, lei non c’era.”

      “Crede che qualcuno dei suoi amici potrebbe averle dato un passaggio?” chiese Mackenzie.

      “L’ho chiesto a tutti, ma dicono di no. Si erano offerti, ma Christine ha rifiutato. In fondo abitiamo a soli tre isolati di distanza e a lei piace il freddo… le piace camminare all’aria aperta. Lei è della California, quindi la neve è quasi magica per lei, sapete? Ricordo persino… che quella sera era eccitata perché le previsioni davano neve. Aveva anche scherzato dicendo di voler andare a fare una passeggiata sotto la neve.”

      “Quante persone c’erano qui, quella sera?”

      “Compresa Christine, eravamo in sei. Per quel che so, se ne sono andati tutti poco dopo di lei.”

      “Ci può fornire i loro nomi e recapiti?” chiese Ellington.

      “Certamente” disse Clark recuperando il cellulare e cercando i contatti.

      “Le capita spesso di avere gente in casa una sera infrasettimanale?” chiese Mackenzie.

      “No. Ci eravamo trovati per una specie di ultimo festeggiamento prima della fine delle vacanze invernali. Le lezioni riprendono la settimana prossima. Tra gli impegni di lavoro e in famiglia, quella era l’unica sera in cui potevamo riunirci.”

      “Christine aveva altri amici al di fuori di questo gruppo?”

      “Alcuni, ma era un’introversa. Per lo più usciva con me e un paio dei miei amici, ma questo è quanto. Inoltre lei e sua madre erano molto unite. Credo che sua madre avesse in programma di venire qui prima della fine del semestre – nel senso che voleva proprio trasferirsi.”

      “Ha parlato con la madre da quando è successo?”

      “Sì, ed è stato parecchio strano, perché è stata la prima volta che ho parlato con lei. L’ho aiutata con…”

      In quella si interruppe e, per la prima volta, i suoi occhi stanchi si velarono di lacrime.

      “…con i preparativi per il funerale. La farà cremare qui in città, credo. È arrivata l’altra sera e alloggia in albergo.”

      “C’è qualche familiare insieme a lei?” si informò Mackenzie.

      “Non saprei.” Clark si chinò in avanti fissando il pavimento. Appariva al tempo stesso esausto e triste, un mix che sembrava aver avuto infine la meglio su di lui.

      “Per ora la lasceremo in pace” disse Mackenzie. “Se non le dispiace, ci può dire in quale albergo alloggia la signora Lynch?”

      “Certo” disse riprendendo il cellulare. “Un momento.”

      Mentre recuperava il recapito, Mackenzie si voltò a guardare Ellington. Come sempre, Ellington era sull’attenti, intento a osservare la stanza per essere sicuro di non lasciarsi sfuggire qualcosa di ovvio. Mackenzie si accorse anche nel frattempo giocherellava con la fede nunziale, rigirandosela lentamente intorno al dito.

      Riportò la propria attenzione su Clark Manners. Era quasi certa che lo avrebbero interrogato di nuovo, probabilmente molto presto. Il fatto che stesse ossessivamente pulendo l’appartamento dopo la morte della ragazza aveva senso da un punto di vista psicologico, ma poteva anche essere interpretato come un tentativo di cancellare delle prove.

      Tuttavia, Mackenzie aveva già visto persone distrutte dal dolore per la perdita di una persona cara e l’istinto le diceva che con tutta probabilità Clark era innocente. Nessuno sarebbe stato in grado di simulare il suo dolore e l’incapacità di dormire. Avrebbero però dovuto parlare anche con i suoi amici, prima o poi.

      Clark passò il cellulare a Mackenzie, che si annotò le informazioni per contattare la signora Lynch. Scrisse anche i nomi e i numeri di telefono degli amici di Clark che erano stati a casa sua la notte dell’omicidio di Christine. Mackenzie si accorse che anche lei stava giocherellando con la fede. Ellington, che l’aveva notata, riuscì a rivolgerle un breve sorriso, nonostante le circostanze. Quando prese il telefono da Clark, smise di toccare l’anello.

***

      Margaret Lynch era l’esatto opposto di Clark Manners. Appariva calma e controllata, e accolse Mackenzie ed Ellington nell’atrio dell’hotel Radisson con un sorriso. Tuttavia mostrò il primo segno di debolezza quando li accompagnò su un divanetto nel retro della hall.

      “Se mi metto a piangere, preferirei non farlo davanti a tutti” dichiarò accomodandosi sul divano, quasi fosse certa che darebbe successo esattamente così.

      “Vorrei iniziare domandandole quanto conosce Clark Manners” esordì Mackenzie.

      “Ecco, ho parlato con lui per la prima volta due giorni fa, dopo che è successo tutto questo.


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