Il Killer Pagliaccio . Блейк Пирс

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Il Killer Pagliaccio  - Блейк Пирс


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non aveva preso in considerazione la possibilità di avere una “reputazione” tra i tirocinanti. L’idea la imbarazzava profondamente.

      “Di dove sei?” gli chiese.

      “Proprio di qui, Washington DC” fu la risposta. “Mi sono laureato in criminologia questa primavera.”

      “Che università?” fu ora la domanda di Riley.

      John arrossì leggermente.

      “Um … George Washington University” rispose.

      Riley spalancò gli occhi al nome di un college così costoso.

      Dev’essere ricco, pensò.

      Sentiva anche che lui si sentiva un po’ a disagio per questo.

      “Wow, una laurea in criminologia” esclamò. “Io sono laureata in psicologia. Sei in vantaggio rispetto a me.”

      John rise.

      “Rispetto a te? Penso di no. Voglio dire, probabilmente sei l’unica tirocinante nel programma con una vera esperienza sul campo.”

      Ora Riley si sentì davvero sbalordita.

      Esperienza sul campo?

      Non aveva pensato a quanto accaduto a Lanton come un’“esperienza sul campo”.

      John continuò: “Beh, hai già aiutato a trovare e catturare un vero serial killer. Non riesco ad immaginare a come debba essere stato. Ti invidio, sul serio.”

      Riley si accigliò e divenne silenziosa. Non voleva dirlo, ma l’invidia sembrava un’emozione molto inappropriata da provare per quanto aveva vissuto.

      Che cosa pensava John fosse successo durante quelle terribili settimane a Lanton? Aveva idea di che cosa avesse provato a trovare i cadaveri delle sue migliori amiche, con le gole brutalmente squarciate?

      Sapeva quanto si fosse sentita terrorizzata e distrutta dal dolore e anche quanto si sentisse in colpa?

      Era ancora perseguitata dal pensiero che la sua coinquilina, Trudy, sarebbe stata ancora viva, se Riley avesse semplicemente fatto un lavoro migliore prestandole attenzione.

      E aveva idea di quanto fosse stato terribile per lei cadere nelle grinfie del killer?

      Riley bevve un sorso della sua bibita e infilzò il cibo con una forchetta.

      Poi, disse: “E’ stato … beh, non è stato come potresti pensare. E’ soltanto qualcosa che è successa.”

      Ora John le rivolse uno sguardo colmo di vera preoccupazione.

      “Scusa” disse. “Immagino che tu non voglia parlarne.”

      “Forse un’altra volta” Riley replicò.

      Cadde uno strano silenzio. Non volendo essere scortese, Riley cominciò a fare delle domande a John sulla sua vita. Quest’ultimo sembrò riluttante a parlarne, ma riuscì a tirargli fuori delle risposte.

      I genitori di John erano entrambi noti avvocati, pesantemente coinvolti nella politica di Washington DC. Riley rimase colpita, non tanto dall’ambiente benestante in cui era cresciuto John, ma dal modo in cui aveva scelto un percorso diverso da tutto il resto della famiglia. Invece di perseguire una carriera prestigiosa in legge e politica, John si era dedicato ad una vita più umile di servizio nelle Forze dell’Ordine.

      Un vero idealista, Riley pensò.

      Si ritrovò a confrontare lui e Ryan, che stava provando a mettersi alle spalle le sue umili origini, diventando un avvocato di successo.

      Naturalmente, ammirava l’ambizione di Ryan. Era una delle cose che amava di lui. Ma non poté fare a meno di ammirare anche John, per le scelte che stava facendo.

      Mentre continuavano a parlare, Riley sentì che John stava cercando di sedurla.

      Sta flirtando con me, intuì.

      Fu un po’ colpita da questo atteggiamento. La sua mano sinistra era pienamente visibile sul tavolo ed il ragazzo poteva senz’altro vedere il suo nuovo anello di fidanzamento.

      Doveva dire di essere fidanzata?

      In qualche modo, sentiva che forse sarebbe stato strano, specialmente se si fosse sbagliata.

      Forse non sta affatto flirtando con me.

      Poco dopo, John cominciò a farle delle domande, assicurandosi di non toccare l’argomento degli omicidi di Lanton. Come sempre, Riley evitò determinate questioni: il suo travagliato rapporto col padre, i suoi ribelli anni adolescenziali, e in particolare come avesse assistito all’omicidio di sua madre quando era ancora una bambina.

      Riley si accorse del fatto che, a differenza di Ryan o John, non aveva davvero molto da dire sulle proprie speranze per il futuro.

      Che cosa dice questo di me? si chiese.

      Infine, parlò del suo rapporto d’amicizia con Ryan, che era culminato nel loro fidanzamento solo il giorno prima, sebbene non avesse fatto cenno alla gravidanza. Non notò alcun particolare cambiamento nel comportamento di John.

      Immagino che sia proprio affascinante per natura, pensò.

      Fu sollevata al pensiero di essere saltata alle conclusioni e che non stesse affatto flirtando con lei dopotutto.

      Era un brav’uomo, e lei non vedeva l’ora di conoscerlo meglio. Infatti, era piuttosto sicura che John e Ryan sarebbero andati d’accordo. Forse, qualche volta, sarebbero potuti uscire tutti insieme.

      Quando i tirocinanti terminarono il loro pasto, Hoke Gilmer li radunò e li condusse in una grande spogliatoio, pochi piani più in basso, in quello che sarebbe stato il loro quartier generale per la durata delle dieci settimane. Un agente più giovane, che assisteva Gilmer, assegnò a ciascuno dei tirocinanti un armadietto. Poi, tutti si sedettero ai tavoli al centro della stanza, e l’agente più giovane cominciò a distribuire dei cellulari.

      Gilmer spiegò: “Presto entreremo nei ventunesimo secolo, e all’FBI non piace restare indietro con le nuove tecnologie. Non distribuiremo dei cercapersone quest’anno. Alcuni di voi hanno già un cellulare, ma vogliamo che ne abbiate uno separato specifico per l’FBI. Troverete le istruzioni nel vostro pacchetto d’orientamento.”

      Poi, Gilmer rise aggiungendo: “Spero che sarà più facile per voi imparare ad usarli di quanto lo sia stato per me.”

      Anche alcuni tirocinanti risero, mentre presero i loro nuovi giocattoli.

      Il telefono di Riley sembrava stranamente piccolo nella sua mano. Era abituata ad avere dei telefoni fissi più grandi a casa, e non aveva mai utilizzato un cellulare in vita sua. Sebbene avesse usato i computer a Lanton, e alcuni amici avessero dei cellulari, lei continuava a non possederne uno. Ryan aveva già un computer e un cellulare, e qualche volta prendeva in giro la fidanzata per essere così fuori moda.

      A lei non piaceva molto. La verità era che l’unica ragione per cui non possedesse ancora un computer o un cellulare era che non poteva permettersene uno.

      Questo sembrava quasi identico a quello di Ryan, molto semplice, dotato di un piccolo schermo per i messaggi, una tastiera numerica e solo tre o quattro altri pulsanti. Eppure, fu strano accorgersi del fatto che non sapesse ancora come effettuare una comune telefonata con esso. Sapeva che sarebbe anche stato strano essere raggiungibile al telefono in qualsiasi momento, a prescindere da dove si trovasse.

      Rammentò a se stessa …

      Sto iniziando una nuova vita.

      Riley notò che un gruppo di persone, degli agenti probabilmente, la maggior parte dei quali uomini, era entrato nello spogliatoio.

      Gilmer disse: “Ad ognuno di voi sarà assegnato un agente speciale esperto durante le settimane che passerete qui. Cominceranno a insegnarvi le loro specialità: analisi dei dati del crimine, lavoro forense, lavoro svolto nel laboratorio di informatica, e tutto il resto. Ora ve li presenteremo, e si occuperanno loro di voi.”

      Quando


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