Prima Che Prenda . Блейк Пирс

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Prima Che Prenda  - Блейк Пирс


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facile ricordare quando ci aveva provato con lui la prima volta che si erano conosciuti in Nebraska, per poi essere respinta.

      Spero soltanto che se ne sia dimenticato, pensò. Adesso sono una persona diversa, lui è troppo impegnato per preoccuparsi di me e per di più lavoriamo insieme. Acqua passata.

      “E tu che mi dici?” gli chiese. “Quali sono le tue prime impressioni?”

      “Io credo che non abbia intenzione di uccidere quelle donne” disse Ellington. “Non ha lasciato indizi né provocazioni. Come te, credo che il colpevole sia qualcuno del posto. Forse le sta collezionando... per così dire. Anche se preferisco non sbilanciarmi sul perché. Ma se ho ragione c’è motivo di preoccuparsi.”

      Mackenzie concordava in pieno con lui. Se là fuori c’era qualcuno che rapiva le donne, alla fine il posto in cui nasconderle sarebbe finito. Oppure avrebbe perso interesse... il che significava che avrebbe dovuto fermarsi, prima o poi. E anche se teoricamente era una cosa positiva, significava anche che la pista si sarebbe raffreddata senza fornire altre scene dove trovare eventuali indizi.

      “Credo che tu abbia ragione a dire che le sta collezionando” disse. “Le avvicina quando sono vulnerabili – quando hanno problemi con l’auto o le gomme a terra. Vuol dire che si presenta a loro subdolamente, non direttamente. Probabilmente è timido.”

      Lui sogghignò e disse. “Ah, questa è una buona osservazione.”

      Il suo sorriso si allargò e lei dovette distogliere lo sguardo, sapendo la loro abitudine di fissarsi un po’ troppo a lungo. Così volse lo sguardo verso il cielo azzurro e le nuvole, mentre il Midwest si avvicinava rapidamente sotto di loro.

      ***

      Con ben pochi bagagli al seguito, Mackenzie ed Ellington attraversarono l’aeroporto senza problemi di sorta. Durante la fase finale del volo, Ellington aveva informato Mackenzie che era già stato organizzato tutto (probabilmente mentre lei era impegnata a precipitarsi prima al suo appartamento, poi in aeroporto). Lei ed Ellington avrebbero incontrato due agenti del posto, con i quali avrebbero collaborato per chiudere il caso il prima possibile. Non dovendo fermarsi al nastro trasportatore per i bagagli, potevano incontrarli subito.

      Si incontrarono in uno degli innumerevoli Starbucks dell’aeroporto. Mackenzie lasciò che fosse Ellington a fare strada, poiché era chiaro che McGrath vedesse lui come agente a capo del caso. Altrimenti perché lo avrebbe informato del luogo d’incontro con gli altri agenti? E perché Ellington era stato avvisato con largo anticipo, senza doversi scapicollare per non perdere il volo come invece era successo a lei?

      Era difficile non notare i due agenti. Mackenzie sospirò mentalmente vedendo che erano entrambi uomini. Uno dei due però sembrava nuovo. Non poteva avere più di ventiquattro anni. Il partner invece sembrava più vecchio e temprato, probabilmente sulla cinquantina.

      Ellington si diresse subito verso di loro, seguito da Mackenzie. Nessuno dei due agenti si alzò in piedi, ma quello più vecchio tese la mano a Ellington quando furono al tavolo.

      “Agenti Heideman e Thorsson, presumo?” chiese Ellington.

      “Lo ammetto” disse l’uomo più vecchio. “Io sono Thorsson, e questo è il mio partner, Heideman.”

      “Piacere” disse Ellington. “Io sono l’agente speciale Ellington e questa è la mia partner, l’agente White.”

      Tutti si strinsero la mano in un gesto che era divenuto quasi seccante per Mackenzie da quando era entrata nell’FBI. Era quasi una formalità, una cosa imbarazzante che andava fatta prima di potersi dedicare a questioni più urgenti. Notò che la stretta di Heideman era debole, la mano sudaticcia. Non pareva nervoso, ma forse era un po’ timido, oppure un introverso.

      “Quanto siamo lontani dalle scene del crimine?” chiese Ellington.

      “La più vicina si trova a un’ora di strada da qui” rispose Thorsson. “Le altre distano tutte dieci o quindici minuti tra loro.”

      “Ci sono novità da stamattina?” chiese Mackenzie.

      “Zero” fu la risposta di Thorsson. “È uno dei motivi per cui abbiamo richiesto il vostro aiuto. Il colpevole ha sequestrato tre donne finora, ma non siamo riusciti a ricavare uno straccio di prova. Le cose si sono fatte così serie che lo Stato sta pensando di installare delle videocamere lungo l’autostrada. Il problema è che non è fattibile sorvegliare più di centoventi chilometri di strada.”

      “Cioè, tecnicamente sarebbe possibile” aggiunse Heideman. “Ma servirebbero tantissime telecamere e un bel po’ di soldi. Ecco perché la vedono solo come ultima spiaggia.”

      “Possiamo recarci sulla prima scena adesso?” chiese Ellington.

      “Certamente” disse Thorsson. “Prima volete prenotare un albergo?”

      “No” disse Mackenzie. “Mettiamoci al lavoro per ora. Se davvero c’è così tanta strada da controllare come dite, non possiamo sprecare tempo.”

      Mentre Thorsson e Heideman si alzavano, Ellington le rivolse uno strano sguardo. Non capiva se fosse colpito dal fatto che lei volesse raggiungere subito la prima scena del crimine o se trovasse divertente che non gli lasciasse il controllo completo. Quello che sperava non avesse intuito era che il pensiero di andare in albergo con Ellington le faceva provare troppe emozioni tutte insieme.

      Uno dietro l’altro, uscirono dallo Starbucks. Mackenzie rimase colpita quando Ellington la aspettò per non farle chiudere la fila.

      “Sapete” disse Thorsson guardandoli da dietro la spalla, “sono contento che vogliate andare là subito. Nell’aria c’è tensione per questa storia. Si capisce parlando con le forze dell’ordine locali, e sta iniziando a contagiare anche noi.”

      “Come un cattivo presentimento?” suggerì Mackenzie.

      Thorsson e Heideman si scambiarono uno sguardo inquieto, poi Thorsson abbassò leggermente le spalle e rispose: “Sì, come se non concluderemo niente. Non ho mai visto niente di simile. Non c’è una singola prova. Questo tizio è praticamente un fantasma.”

      “Allora speriamo di esservi d’aiuto” disse Ellington.

      “Lo spero” disse Thorsson. “Perché al momento quasi tutti quelli che lavorano al caso hanno la sensazione che non troveremo mai il colpevole.”

      CAPITOLO TRE

      Mackenzie si stupì quando vide che l’auto di servizio affidata a Thorsson e Heideman era una Suburban. Dopo il suo rottame di macchina e le auto a noleggio che aveva utilizzato negli ultimi mesi, le sembrava di viaggiare nel lusso, seduta sul sedile posteriore con Ellington. Tuttavia, quando un’ora e dieci minuti più tardi giunsero sulla prima scena, era quasi contenta di scendere. Non era abituata a lussi del genere e si sentiva un po’ a disagio.

      Thorsson parcheggiò sul margine della Route 14, una strada secondaria a due corsie che si snodava tra le foreste dell’Iowa rurale. Gli alberi fiancheggiavano la carreggiata su entrambi i lati. Mentre percorrevano quella strada, Mackenzie aveva visto alcuni sentieri sterrati che sembravano dimenticati da tempo; l’accesso era bloccato da una catena sottile legata a due pali ai margini della strada. A parte quello, non c’era niente se non alberi.

      Thorsson e Heideman li accompagnarono superando alcuni poliziotti del posto, che li salutarono frettolosamente quando passarono. Più avanti, davanti alle due auto della polizia parcheggiate, c’era una Subaru rossa. Tutte e due le gomme dal lato del guidatore erano completamente a terra.

      “Come sono le forze dell’ordine di qui?” chiese Mackenzie.

      “Esigue” disse Thorsson. “Il paese più vicino si chiama Bent Creek. La popolazione è di circa novecento abitanti. La polizia è composta da uno sceriffo – che è qui insieme agli altri due poliziotti – due vice e sette poliziotti. Si erano fatti avanti anche alcuni agenti di Des Moines, ma si sono ritirati quando siamo arrivati noi. Adesso è un problema


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