Morte Sui Binari . Блейк Пирс

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Morte Sui Binari  - Блейк Пирс


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“E voglio che il suo cellulare sia mandato immediatamente a Quantico. E anche quello dell’altra vittima. I nostri tecnici scopriranno se sia possibile ottenerne delle informazioni.”

      Prima che Cullen potesse rispondere, il suo stesso cellulare si mise a vibrare, e l’uomo si accigliò.

      Disse: “Già so di chi si tratta. E’ il responsabile della ferrovia, che vuole sapere se può ripristinare il traffico ferroviario. La linea ha tre treni merci fermi e un treno passeggeri in ritardo. C’è una nuova squadra pronta a spostare il treno, che è ancora fermo sui binari. Possiamo spostare il corpo?”

      Riley annuì e si rivolse al coroner: “Fate pure, portatelo nel vostro furgone.”

      Cullen si voltò, rispondendo alla telefonata, mentre il coroner chiamava la sua squadra e si occupava del corpo.

      Quando Cullen terminò la telefonata, sembrava essere davvero di pessimo umore.

      Disse a Riley e ai suoi colleghi: “Quindi immagino che voi resterete qui per un po’.”

      Riley credeva di intuire che cosa lo turbasse. Cullen non vedeva sinceramente l’ora di risolvere un caso sensazionale, e non si era aspettato che l’FBI lo privasse del suo momento di gloria.

      Riley disse: “Ascolti, noi siamo qui per sua richiesta. Ma credo che avrete bisogno di noi un po’ più a lungo, direi.”

      Cullen scosse la testa e trascinò i piedi.

      Poi, aggiunse: “Beh, faremmo tutti meglio ad andare alla stazione di polizia di Barnwell. Abbiamo qualcosa di piuttosto sgradevole di cui occuparci lì.”

      Senza aggiungere un’altra parola, si girò e si allontanò.

      Riley dette un’occhiata al corpo, che ora era stato deposto su una barella.

      Si chiese …

      Più sgradevole di questo?

      La sua mente era sconvolta, mentre lei ed i colleghi seguivano Cullen nella direzione da cui erano venuti.

      CAPITOLO SEI

      Jenn Roston era furiosa, mentre seguiva i colleghi, allontanandosi dalla scena del crimine. Arrancava tra gli alberi dietro a Riley e all’Agente Jeffreys, mentre il Vice Capo Cullen faceva strada, diretto verso i veicoli parcheggiati.

      “Toro” Cullen, si fa chiamare, ricordò con disprezzo.

      Era felice di avere due persone tra lei e l’uomo.

      Continuò a pensare …

      Ha provato a fare una dimostrazione di soffocamento di sangue a me!

      La donna dubitava che lui avesse cercato una scusa per molestarla, non esattamente, comunque. Ma, di certo, stava cercando una possibilità per imporre il controllo fisico su di lei. Era piuttosto negativo il fatto che si sentisse di mostrare la presa del soffocamento di sangue e i suoi effetti su di lei, come se la donna non fosse già a conoscenza della tecnica.

      Pensò che fossero stati fortunati, per il fatto che Cullen non avesse davvero messo il braccio intorno al braccio di Riley. Quest’ultima, infatti, avrebbe rischiato di non riuscire a controllarsi. Sebbene l’uomo fosse assurdamente muscoloso, lei avrebbe quasi sicuramente avuto la meglio su di lui. Naturalmente, sarebbe stato piuttosto sconveniente sulla scena di un crimine, e non avrebbe affatto contribuito a promuovere i buoni rapporti tra investigatori. Perciò, Jenn sapeva che era meglio che le cose non fossero sfuggite di mano.

      Come se non bastasse, ora Cullen sembrava essere infastidito dal fatto che Jenn e i suoi colleghi non se sarebbero andati via; certo temeva di perdere la gloria per aver risolto il caso.

      Che sfortuna, stronzo, Jenn pensò.

      Il gruppo emerse dagli alberi ed entrò nel furgone della polizia con Cullen. L’uomo non disse nulla, mentre guidava fino alla stazione di polizia, e anche i suoi compagni dell’FBI erano silenziosi. Lei immaginava che loro, come lei, stavano pensando all’orrenda scena del crimine e al commento di Cullen, in merito ad avere “qualcosa di particolarmente sgradevole di cui occuparsi” alla stazione.

      Jenn odiava gli enigmi, forse perché zia Cora si dimostrava spesso così criptica e minacciosa nei suoi tentativi di manipolazione. E odiava anche vivere con la sensazione che qualcosa nel suo passato potesse distruggere la realizzazione del suo sogno presente di diventare agente FBI.

      Quando Cullen parcheggiò il furgone di fronte alla stazione di polizia, Jenn e i colleghi uscirono e lo seguirono all’interno. Lì, Cullen li presentò al Capo della Polizia di Barnwell, Lucas Powell, un uomo di mezz’età con un mento pronunciato.

      “Venite con me” Powell disse. “Ci sono degli uomini qui. I miei uomini e io non sappiamo come gestire questo genere di situazione.”

      Uomini? Jenn si chiese.

      E che tipo di “situazione” intendeva?

      Il Capo Lucas Powell guidò Jenn, i colleghi e Cullen verso la sala degli interrogatori. All’interno, trovarono due uomini seduti al tavolo, entrambi indossavano dei gilè giallo fosforescente. Uno era alto e snello, più anziano ma di aspetto vigoroso. L’altro invece era quasi della stessa altezza di Jenn, quindi più basso, e probabilmente non molto più grande di lei.

      Stavano bevendo delle tazze di caffè e stavano semplicemente guardando il tavolo.

      Powell presentò prima l’uomo più anziano, e quello più giovane per secondo.

      “Questo è Arlo Stine, il capotreno del treno merci. E questo invece è Everett Boynton, il suo assistente. Quando il treno si è fermato, sono stati loro a tornare indietro e a trovare il corpo.”

      I due uomini guardarono a malapena il gruppo.

      Jenn deglutì. Senz’altro, dovevano essere terribilmente traumatizzati.

      C’era decisamente “qualcosa di piuttosto sgradevole” di cui occuparsi qui.

      Interrogare questi uomini non sarebbe stato facile. A peggiorare le cose, era improbabile che sapessero qualcosa che avrebbe potuto guidarli fino al killer.

      Jenn restò dietro, mentre Riley si sedette al tavolo con gli uomini, e parlò quasi sottovoce.

      “Sono terribilmente dispiaciuta per il fatto che abbiate dovuto assistere a una cosa simile. Come state?”

      L’uomo più anziano, il macchinista, alzò leggermente le spalle.

      “Starò benissimo” disse. “Che lei ci creda o no, ho già visto una cosa simile prima d’ora. Persone uccise sui binari, voglio dire. Ho visto corpi straziati, in maniera di gran lunga peggiore. Non che chiunque ci si abitui, ma …”

      Stine fece un cenno con il capo verso l’assistente e disse: “Ma Everett non l’ha mai vissuta prima.”

      L’uomo più giovane sollevò lo sguardo dal tavolo, e guardò i presenti nella stanza.

      “Starò BENE” disse, con voce tremante, ovviamente provando a sembrare sincero.

      Riley disse: “Mi spiace di chiedervi questo, ma avete visto la vittima proprio prima …?”

      Boynton sussultò bruscamente e non disse nulla.

      Stine rispose: “Solo uno scorcio, tutto qui. Eravamo entrambi sul treno. Ma ero alla radio, a fare una telefonata di routine alla prossima stazione, ed Everett stava facendo i calcoli per la curva che avremmo dovuto passare. Quando il macchinista ha cominciato a frenare e ha azionato il fischio, abbiamo controllato e abbiamo visto … qualcosa, ma non eravamo certi di che cosa fosse in realtà.”

      Stine fece una pausa e poi aggiunse: “Ma, di certo, ci siamo accorti di che cos’era accaduto, quando siamo scesi dal treno per andare a dare un’occhiata.”

      Jenn stava mentalmente ripercorrendo parte della ricerca che aveva fatto durante il volo. Sapeva che il personale sui treni merci era limitato.


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