Il Sussurratore delle Catene . Блейк Пирс

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Il Sussurratore delle Catene  - Блейк Пирс


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aveva percorso più volte quella stessa strada, che usavano sia Boyden sia Alford. Infatti non c’era un’altra strada nella zona che conducesse al deposito ed ai binari ferroviari. Probabilmente qualcuno aveva visto il veicolo del killer, anche se magari non ci aveva fatto caso.

      Il Dipartimento di Polizia di Reedsport non era altro che un piccolo edificio in mattoni, lungo la strada principale della città. Alford, Riley e Lucy entrarono e si sedettero nell’ufficio del capo.

      Alford mise un plico di fascicoli sulla sua scrivania.

      “Qui c’è tutto ciò che abbiamo” disse. “Il file completo sul vecchio caso di cinque anni fa, e tutto quello che è stato raccolto fino ad ora riguardo all’omicidio di ieri sera.”

      Riley e Lucy presero ognuna un fascicolo, e cominciarono a sfogliarlo. L’attenzione di Riley fu catturata dalle foto del primo caso.

      Le due donne erano circa della stessa età. La prima lavorava in una prigione, il che - in un certo senso - la faceva considerare a rischio. Ma lo stesso non si poteva dire della seconda.

      E non c’era alcun indizio che suggerisse che le donne frequentassero bar o altri posti, che le avrebbero rese piuttosto vulnerabili. In entrambi i casi, quelli che le conoscevano le avevano descritte come amichevoli, generose e del tutto normali. Ma doveva esserci qualche fattore che aveva portato il killer a scegliere proprio loro.

      “Avete fatto progressi riguardo all’omicidio di Marla Blainey?” Riley chiese ad Alford.

      “Era sotto la giurisdizione della polizia di Eubanks. Del Capitano Lawson. Ma ci ho lavorato su con lui. Non è venuto fuori alcunché di utile. Le catene erano perfettamente ordinarie. Il killer poteva averle acquistate in qualunque negozio di ferramenta.”

      Lucy si avvicinò a Riley, per guardare quelle fotografie.

      “Ma ne ha comprate tante” Lucy aggiunse. “Sarebbe normale che un commesso ricordi qualcuno che ne compri un numero simile!”

      Alford annuì in segno di accordo.

      “Sì, è quello che credevamo allora. Ma abbiamo contattato i negozi di ferramenta in tutte queste zone. Nessuno degli impiegati ha registrato insolite vendite del genere. Lui deve averne comprate poche alla volta, qui e là, senza attirare molto l’attenzione. Nel momento in cui ha progettato l’omicidio, aveva una grossa quantità di catene a portata di mano. Forse ne ha ancora.”

      Riley scrutò attentamente la camicia di forza che la donna indossava. Sembrava identica a quella usata per legare la vittima precedente.

      “Che mi dice della camicia di forza?” Riley domandò.

      Alford sollevò le spalle. “Abbiamo pensato che una cosa simile da rintracciare. Ma ci siamo sbagliati, non abbiamo scoperto niente. E’ una cosa comune negli ospedali psichiatrici. Abbiamo controllato tutti gli ospedali dello stato, tra cui uno qui nei pressi. Nessuno ha denunciato la mancanza di camicie di forza.”

      I tre rimasero in silenzio, mentre Riley e Lucy continuarono a scorrere i rapporti e le foto. I corpi erano stati lasciati l’uno a 16km dall’altro. Ciò indicava che, probabilmente, il killer non viveva troppo distante da lì. Ma il cadavere della prima vittima era stato gettato senza tante cerimonie sulla sponda del fiume. Nei cinque anni trascorsi tra gli omicidi, il comportamento del killer in qualche modo è cambiato.

      “Allora che cosa farete con questo tizio?” Alford chiese. “Perché la camicia di forza e tutte le catene? Non sembra un’esagerazione?”

      Riley rifletté per un momento.

      “Non per lui” lei disse. “Credo sia una questione di forza. Vuole bloccare le sue vittime, non solo fisicamente ma anche simbolicamente. Va ben oltre l’aspetto pratico. Prende forza delle vittime. Il killer vuole fare leva su questo.”

      “Ma perché le donne?” Lucy chiese. “Se vuole dimostrarsi più forte delle sue vittime, non sarebbe più gratificante con gli uomini?”

      “E’ una buona domanda” Riley replicò. Ripensò alla scena del crimine, a come il corpo era stato accuratamente controbilanciato.

      “Ma ricorda, non è molto forte” Riley osservò. “Forse sceglie dei bersagli più facili. Donne di mezza età come queste probabilmente sono meno propense a ribellarsi. Ma forse rappresentano qualcosa nella sua mente. Non sono stata selezionate come individui, ma come donne — e per qualche cosa che le donne rappresentano per lui.”

      Alford emise un brontolio cinico.

      “Perciò, sta dicendo che non è stato nulla di personale” disse. “Non senso che queste donne abbiano fatto qualcosa per farsi catturare ed uccidere. Ma, in sostanza, secondo lei, neppure il killer pensava che lo meritassero?”

      “E’ così che spesso succede” Riley ribatté. “Nel mio ultimo caso, il killer sceglieva le vittime tra donne che acquistavano le bambole. Non gli importava chi fossero. Tutto quello che contava è che le vedeva acquistare una bambola.”

      Cadde di nuovo il silenzio. Alford guardò il proprio orologio.

      “Ho una conferenza stampa tra circa mezz’ora” disse. “C’è altro di cui dobbiamo discutere, prima che io vada?”

      Riley rispose: “Ecco, prima l’Agente Vargas e io interrogheremo la famiglia della vittima, meglio è. Questa sera, se è possibile.”

      Alford aggrottò le sopracciglia con preoccupazione.

      “Non credo che sia il caso” le disse. “Suo marito è morto giovane, forse quindici anni fa. Sono rimasti solo due figli adulti, un uomo e una donna, ed entrambi vivono in città con le rispettive famiglie. I miei uomini li hanno interrogati per tutto il giorno. Sono davvero esausti e distrutti! Diamo loro fino a domani, prima di farli rientrare in questo incubo.”

      Riley vide che Lucy stava per replicare e la fermò con un gesto silenzioso. Per la giovane agente era un’ottima idea quella di interrogare immediatamente la famiglia. Ma Riley conosceva bene l’importanza di creare buoni rapporti con la polizia locale, specialmente se erano competenti quanto Alford e la sua squadra.

      “Capisco” Riley disse. “Proveremo domattina. E la famiglia della prima vittima?”

      “Penso che debbano ancora esserci dei parenti a Eubanks” disse Alford. “Verificherò. Non affrettiamo le cose. Il killer non va di fretta, dopotutto. Il suo ultimo omicidio risale a cinque anni fa e non credo che colpirà di nuovo tanto presto. Prendiamoci del tempo per fare le cose per bene.”

      Detto questo, Alford si alzò dalla sedia.“Farei meglio a prepararmi per la conferenza stampa” disse. “Volete venire anche voi? Avete qualche tipo di dichiarazione da fare?”

      Riley ci rimuginò su.

      “No, non penso” lei disse. “E’ meglio se l’FBI mantiene un basso profilo per il momento. Non vogliamo che il killer percepisca che si sta facendo molta pubblicità. E’ più probabile che si mostri, se non pensa di attrarre l’attenzione che merita. Per ora, è meglio che sia il suo il volto che i cittadini vedono.”

      “Bene allora, potete andarvi a sistemare” Alford disse. “Ho un paio di stanze in un Bed & Breakfast locale prenotate per voi. C’è anche un’auto qui di fronte, a vostra disposizione.”

      L’uomo diede la prenotazione della camera e le chiavi dell’auto a Riley e le due donne lasciarono la stazione.

      *

      Più tardi, quella sera, Riley si ritrovò seduta nei pressi di una finestra a golfo, affacciata sulla strada principale di Reedsport.

      Il sole era tramontato e i lampioni erano accesi. L’aria notturna era calda e piacevole, e tutto era tranquillo, non c’erano giornalisti nei paraggi.

      Alford aveva prenotato due graziose camere situate al secondo piano del Bed & Breakfast. La proprietaria dell’edificio aveva servito una deliziosa cena. Poi, Riley e Lucy avevano trascorso un’ora nel salone al piano di sotto, a fare piani per


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