La Porta Accanto . Блейк Пирс

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La Porta Accanto  - Блейк Пирс


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com’è la casa?” chiese Wayne, ansioso quanto Chloe di cambiare argomento.

      “Fantastica” disse Chloe. “Dovremmo finire tra pochi giorni con quel labirinto di scatoloni.”

      “Ah, e sentite questa” aggiunse Steven. “Una ragazza che andava al liceo con Chloe vive proprio lungo la nostra strada, a un paio di case di distanza. Non è da pazzi?”

      “Forse non quanto sembra” commentò Wayne. “Questa città è davvero minuscola. Era inevitabile che a un certo punto avreste incontrato qualcuno che conoscete.”

      “Soprattutto in quei quartieri dove le case sono tutte addossate una all’altra” aggiunse Sally con un sorrisino, lanciando una frecciatina non proprio velata sulla loro scelta abitativa.

      “Le case del nostro quartiere non sono addossate una all’altra” protestò Steven.

      “Infatti. Abbiamo un giardino abbastanza grande” aggiunse Chloe.

      Scrollando le spalle, Sally bevve un altro sorso di vino. Quindi sembrò riflettere su qualcosa, quasi stesse considerando se dirlo o meno; alla fine si arrese e diede voce ai suoi pensieri.

      “Non c’è solo la tua amica delle superiori a Pinecrest, vero?” chiese. “Anche tua sorella vive qui, se non ricordo male. “

      “Sì, è così.”

      Chloe aveva risposto seccamente, ma senza essere maleducata. Sally Brennan non aveva mai nascosto il proprio disappunto nei confronti di Danielle, nonostante le loro strade si fossero incrociate soltanto due volte. Purtroppo Sally era una di quelle casalinghe annoiate che vivevano di scandali e pettegolezzi. Perciò, quando aveva scoperto che Chloe aveva una sorella dal passato turbolento, era stata in egual misura sconvolta e affascinata.

      “Non parliamone, mamma” disse Steven.

      Chloe avrebbe voluto sentirsi difesa dalle parole di Steven, invece non aveva fatto altro che ferirla. Di solito, quando saltava fuori l’argomento Danielle, Steven prendeva le parti di sua madre. Lui aveva il buonsenso di sapere quando tacere, ma sua madre no.

      “Sarà lei la damigella d’onore?” chiese Sally.

      “Sì.”

      Sally non alzò gli occhi al cielo, ma la sua espressione mostrava chiaramente quello che pensava.

      “È mia sorella” disse Chloe. “Perciò sì, ho chiesto a lei di essere la mia damigella d’onore.”

      “Ma certo, ha senso” disse Sally, “ma ho sempre pensato che la damigella d’onore debba essere scelta con criterio. È un grande onore, ma anche una grande responsabilità.” Chloe dovette afferrare il bordo del tavolo per trattenere una risposta tagliente. Notando la sua tensione, Steven fece del proprio meglio per salvare la situazione. “Mamma, dacci un taglio” disse. “Danielle se la caverà benissimo. E anche se qualcosa dovesse andare storto, farò in modo di avere un piano di riserva. Questo è il mio matrimonio, mamma. Non ho intenzione che succeda qualcosa di brutto.”

      Stavolta fu Chloe che avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo. Ancora una volta, Steven era intervenuto per spalleggiarla e al tempo stesso non irritare i suoi genitori. Soltanto per una volta, Chloe avrebbe voluto che lui difendesse sul serio Danielle. Sapeva che Steven non aveva grossi problemi con Danielle, ma stava facendo del proprio meglio per rassicurare la madre. Le dava quasi la nausea.

      “Adesso basta con queste sciocchezze” disse Wayne mettendosi nel piatto una seconda porzione di patate arrosto. “Parliamo di football. Allora, Chloe… Sei una fan dei Redskins, vero?”

      “Oddio, no. Dei Giants.”

      “Non sono migliori” disse Wayne con una risata.

      E tanto bastò per dissipare la tensione di quella cena. Chloe aveva sempre apprezzato il coraggio di Wayne di ignorare la stronzaggine della moglie e cambiare argomento senza aspettare che lei avesse finito di parlare. A Chloe sarebbe piaciuto se Steven avesse ereditato quella qualità dal padre. Ciononostante, quella sera Chloe non poté fare a meno di domandarsi se i timori di Sally fossero fondati. Danielle non era il tipo da agghindarsi e starsene tranquilla davanti a un mucchio di gente. Si sarebbe dovuta spingere fuori dal suo guscio, al matrimonio, e Chloe stessa si era domandata se ne sarebbe stata in grado.

      Mentre quelle preoccupazioni le aleggiavano nella mente, ripensò alle bambine di molti anni prima, sedute sulla gradinata d’ingresso mentre il sacco per cadaveri veniva condotto fuori dall’appartamento. Ricordava senza difficoltà lo sguardo vacuo di Danielle. Sapeva che in quel momento qualcosa si era rotto dentro di lei. Sapeva che, nel giro di una notte, aveva perso sua sorella. E aveva sospettato che, da quel momento in poi, Danielle non sarebbe stata più la stessa.

      CAPITOLO QUATTRO

      Pioveva quando Chloe e il suo istruttore arrivarono sulla scena. Si sentì un pesce piccolo scendendo dalla macchina sotto quella pioggerellina. Poiché era ancora una tirocinante che doveva andare in giro con il suo istruttore, non le venivano affidati casi importanti. Quello, per esempio, sembrava il classico caso di violenza domestica. E anche se i particolari del caso non sembravano particolarmente brutali o raccapriccianti, le sole parole violenza domestica la facevano rabbrividire.

      Del resto, aveva sentito ripetere quelle parole molto spesso, dopo la morte della madre. Il suo istruttore avrebbe dovuto essere a conoscenza del suo passato, di quello che era successo ai suoi genitori, ma quando quella mattina erano usciti non le aveva detto niente.

      Si trovavano nella città di Willow Creek quel primo giorno, una piccola cittadina a circa venticinque chilometri di distanza da Baltimora. Stava facendo tirocinio nell’FBI per entrare a far parte della Squadra Ricerca Prove, e mentre si avvicinavano all’edificio a due piani, l’istruttore le lasciò persino assumere il comando. Il suo nome era Kyle Greene, un agente di quarantacinque anni che era stato sollevato dagli incarichi sul campo quando si era strappato il legamento incrociato anteriore durante l’inseguimento di un sospettato. Non era mai guarito del tutto da quella ferita, e così gli era stata offerta la possibilità di fare da istruttore e da mentore per i tirocinanti. Lui e Chloe avevano parlato solo due volte prima di quella mattina: una settimana prima su FaceTime, per conoscersi meglio, quindi due giorni prima, durante il viaggio da Philadelphia a Pinecrest.

      “Una cosa, prima che entriamo” disse Greene. “Non gliel’ho detto finora perché non volevo che ci rimuginasse tutta la mattina.”

      “Sì…?”

      “Anche se questo è un caso di violenza domestica, si tratta anche di omicidio. Quando saremo là dentro, ci sarà un cadavere. Piuttosto recente.”

      “Oh…” disse Chloe, incapace di nascondere il suo shock.

      “So che è ben più di quello che si aspettava, ma prima che arrivasse c’è stato un po’ di dibattito. Abbiamo pensato che avremmo potuto farla agire in prima linea fin dall’inizio. È da un po’ che stiamo considerando l’idea di affidare ai tirocinanti più responsabilità, per dare loro modo di imparare più in fretta. E a giudicare dal suo fascicolo, abbiamo pensato che sarebbe stata una candidata ideale per mettere in pratica questa nostra idea. Spero che per lei vada bene.”

      Chloe era ancora sorpresa, incapace di mettere insieme le parole. Sì, era una maggiore responsabilità. Sì, significava che avrebbe avuto più occhi puntati su di sé. Ma non si era mai tirata indietro da una sfida, e non intendeva iniziare a farlo ora.

      “Sono grata per questa opportunità.”

      “Bene” disse Greene, e dal suo tono si capiva che era esattamente quello che si aspettava.

      Le fece cenno di seguirlo su per i gradini del portico. All’interno c’erano due agenti che parlavano con il medico legale. Chloe fece del proprio meglio per prepararsi alla scena, ma nonostante credesse di esserci riuscita, rimase comunque scossa quando vide la gamba di una donna spuntare da dietro il bancone della cucina.

      “Adesso voglio che giri intorno al cadavere”


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