Vicolo Cieco . Блейк Пирс

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Vicolo Cieco  - Блейк Пирс


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un po’ di strada da fare.”

      ***

      Moulton era al volante dell’auto del Bureau, diretto alla tangenziale in direzione della Virginia. Barnes Point si trovava soltanto a un’ora e venti di distanza, ma quando viaggiavi in tangenziale, ogni destinazione sembrava dall’altra parte del pianeta.

      “Sei sicura?” chiese Moulton.

      “Di cosa?”

      “Di lavorare insieme ad un caso come questo. Insomma... appena dieci ore fa stavamo pomiciando come due adolescenti arrapati. Riuscirai a tenere le mani a posto mentre lavoriamo?”

      “Non prenderla male” disse Chloe “ma dopo aver visto il dossier, quella è davvero l’ultima cosa che ho in mente.”

      Moulton annuì, comprensivo. Imboccò uno svincolo e, poiché c’era un tratto di strada rettilineo, premette il piede sull’acceleratore. “Scherzi a parte... sono stato davvero bene ieri sera. Anche prima di finire a casa tua. E vorrei davvero rifarlo, ma con il lavoro...”

      “Dovremo comportarci in modo strettamente professionale” concluse per lui.

      “Esatto. A proposito” disse recuperando l’iPad dal portaoggetti sul cruscotto, “ho scaricato i fascicoli del caso mentre facevi le valigie.”

      “Tu non hai fatto le valigie?”

      “Certo che sì, hai visto il mio borsone. Solo che io ho fatto presto” disse rivolgendole un sorrisetto malizioso, lasciandole intendere che lei invece ci avesse messo parecchio tempo. “Non l’ho ancora guardato, però.”

      “Oh, una bella lettura leggera” commentò Chloe.

      Risero entrambi e quando Moulton le posò una mano sul ginocchio mentre lei iniziava a leggere il fascicolo, Chloe non era più tanto sicura che sarebbero riusciti a restare professionali.

      Studiò la documentazione, leggendo ad alta voce per Moulton le parti salienti. Constatarono che Garcia e Johnson avevano fatto un ottimo lavoro nel mettere insieme le informazioni. Il verbale della polizia era piuttosto dettagliato, così come le foto. Faticava ancora a guardarle, e non biasimava la polizia. Immaginò che le forze dell’ordine di qualunque piccola città si sarebbero trovate in difficoltà davanti a un omicidio tanto violento e sanguinoso.

      Si scambiarono pensieri e teorie e, quando oltrepassarono il cartello che indicava che Barnes Point si trovava a venticinque chilometri, Chloe si era ricreduta: sarebbero stati perfettamente in grado di lavorare insieme in modo professionale. Aveva passato le ultime settimane così presa dalla sua attrazione fisica verso Moulton da dimenticare quanto sapesse essere perspicace e acuto sul lavoro.

      Poi le venne da pensare che, se davvero fossero riusciti a far funzionare la cosa, avrebbe potuto avere ciò che ogni donna desiderava: un uomo che la rispettasse come suo pari sul lavoro, ma anche in camera da letto.

      State insieme soltanto da un giorno, disse una voce nella sua testa. Di nuovo la voce di Danielle. Davvero hai già perso la testa in queste fantasticherie? Signore, avete pomiciato qualche ora e non siete neanche andati a letto insieme. Lo conosci appena e...

      Ma Chloe decise di scacciare quei pensieri.

      Riportò l’attenzione sul rapporto del coroner. Raccontava la stessa storia che aveva riferito Johnson, solo con più dettagli. E fu proprio sui dettagli che si concentrò Chloe. Il sangue, la violenza, il potenziale movente politico. Lesse e rilesse quelle righe, studiandole con la massima concentrazione.

      “Credo che non c’entri un movente politico” disse poi. “Non direi che al killer importasse qualcosa delle potenti amicizie degli Hilyard.”

      “Mi sembri sicura. Spiegami come mai.”

      “Lauren Hilyard è stata accoltellata con sedici colpi, e ogni colpo era concentrato nella zona del ventre, tranne uno che è finito sul seno sinistro. Il medico legale ha dichiarato che le ferite erano irregolari e quasi sovrapposte, il che indicherebbe una serie di colpi uno dietro l’altro. Un appunto sul verbale dice: come in preda ad un raptus o una furia delirante. Se si fosse trattato di un omicidio con movente politico, probabilmente avrebbero dovuto rinvenire un messaggio o qualche altro segnale.”

      “D’accordo, mi hai convinto. Escludiamo il movente politico.”

      “È stato facile.”

      Moulton si limitò a scrollare le spalle e dire “Comincio a pensare che quelli di Washington credano che tutto abbia un movente politico. Anche se gli Hilyard avevano conoscenze illustri, non a tutti importa.”

      “Mi piace il tuo modo di pensare, ma non me la sento ancora di escludere quella possibilità al cento percento.”

      Erano ormai alle porte di Barnes Point, e non le sfuggivano le implicazioni di essere stati assegnati ad un caso con potenziali legami alla politica. Era un’opportunità incredibile per entrambi, e Chloe doveva assicurarsi di restare concentrata su quello. Al momento nient’altro aveva importanza: né la ricomparsa di suo padre, né la voce insistente di sua sorella... né una relazione potenzialmente perfetta con l’uomo seduto accanto a lei.

      Per il momento, esisteva solo ed unicamente il caso a cui lavorare. E per lei era più che abbastanza.

      CAPITOLO SEI

      Barnes Point era una cittadina tranquilla ma graziosa, con una popolazione di novemila abitanti. La residenza degli Hilyard sorgeva appena fuori città, in un quartiere chiamato Farmington Acres. Il marito della vittima, Jerry Hilyard, non era ancora riuscito a tornare in casa, da quando aveva scoperto il cadavere della moglie; poiché non aveva parenti che vivessero nelle vicinanze, era ospitato da alcuni amici del quartiere.

      “Personalmente, credo che avrei sentito il bisogno di allontanarmi molto di più” commentò Moulton. “Insomma, ti immagini cosa deve stare passando quel poveretto?”

      “Forse però ha anche bisogno di restare vicino a casa” suggerì Chloe. “Vicino al luogo dove lui e la moglie hanno vissuto insieme.”

      Moulton sembrò considerare la cosa mentre si inoltravano nel quartiere, verso l’indirizzo che avevano ricevuto dalla Polizia di Stato mentre erano in viaggio. Era un ulteriore esempio che dimostrava a Chloe la fluidità con cui il Bureau operava. Era difficile immaginare che sarebbe bastata una semplice telefonata o un’email per ottenere qualunque tipo di informazione – indirizzi, numeri di telefono, fedine penali. Supponeva che alla fine gli agenti ci facessero l’abitudine, ma lei per il momento si sentiva ancora privilegiata e onorata di far parte di quel sistema.

      Giunti all’indirizzo, si incamminarono verso l’ingresso. Sulla cassetta per le lettere si leggeva il cognome Lovingston, e la casa in sé era praticamente una copia di tutte le altre del quartiere. Era uno di quei quartieri dove le case sorgevano addossate l’una all’altra, ma la zona era tranquilla. Un bel posto dove i bambini potevano imparare ad andare in bicicletta e potevano divertirsi ad Halloween e a Natale.

      Chloe bussò alla porta, e subito venne ad aprire una donna con in braccio un neonato.

      “Lei è la signora Lovingston?” chiese Chloe.

      “Sì, sono io. Voi dovete essere gli agenti dell’FBI. Poco fa la polizia ha chiamato per avvisare che sareste venuti.”

      “Jerry Hilyard è ancora ospite qui?” chiese Moulton.

      Un uomo comparve alle spalle della donna, arrivando da una stanza sulla sinistra. “Sì, sono ancora qui” disse. Affiancò la signora Lovingston, appoggiandosi allo stipite della porta. Aveva l’aria completamente esausta; evidentemente non doveva aver dormito molto da quando aveva perso la moglie in modo tanto brutale.

      La signora Lovingston si voltò verso di lui e gli rivolse un’occhiataccia che fece pensare a Chloe che il bambino che aveva tra le braccia ne avrebbe viste parecchie in futuro. “Sicuro che te la senti?” gli chiese la donna.

      “Sto bene, Claire”


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