Obiettivo Primario. Джек Марс

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Obiettivo Primario - Джек Марс


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facevano a saperlo?

      Nella densa oscurità del cielo, qualcosa esplose. Deflagrò accedendosi di un cupo arancio e rosso. In mezzo alla tempesta di sabbia, l’esplosione sembrò il rimbombo di un tuono lontano. L’elicottero. Era stato colpito.

      Dal suo punto di vista a terra, Luke lo guardò volteggiare in cerchio nel cielo, una striscia arancione contro il nero. Pendeva verso destra, girando su se stesso. I motori stridevano, e a Luke sembrava di riuscire a sentire il rumore delle pale.

      Whump. Whump. Whump. Whump.

      Era come se si muovesse al rallentatore, di lato e verso il basso. Illuminò la notte come un segnalatore, mentre oltrepassava le mura di pietra del campo.

      BOOM!

      Esplose dalla parte opposta del muro, all’interno del complesso. Si alzò una palla di fuoco, alta due o tre piani. Per un istante, Luke pensò che fosse tutto finito. L’elicottero abbattuto, i piloti morti. L’elicottero di supporto era inutilizzabile. Erano intrappolati lì, e i talebani sembravano sapere del loro arrivo.

      Ma poi l’elicottero saltò per aria all’interno del campo.

      Come una bomba.

      E ciò gli concedeva un’occasione.

      Diversi uomini mascherati erano stesi lì vicino.

      Martinez, Hendricks, Colley, Simmons. La sua squadra.

      Heath doveva essere da qualche parte lì vicino.

      “In piedi!” gridò Luke. “In piedi! Andiamo!”

      Si alzò con un balzo, trascinando con sé l’uomo più vicino. In un istante, furono tutti i piedi e in movimento, una dozzina di uomini che correvano disperatamente. La visione notturna era inutile. Le luci erano inutili, e avrebbero solo attirato colpi. Potevano solo correre nell’oscurità vorticante più totale.

      In dieci secondi raggiunsero le mura. Luke decise di andare a sinistra e si mosse in quella direzione, stretto contro la pietra. Dopo pochi istanti arrivò a un’apertura. C’era l’elicottero, un’apocalisse. Qualche figura correva in mezzo alla luce del fuoco, allontanando i feriti.

      Luke non esitò. Corse attraverso l’apertura, con l’MP5 spianato. Sparò con l’arma, una raffica di fuoco automatico. Le figure scapparono, adesso dirette verso un’altra ombra incombente, dove luci illuminavano il caos.

      La casa.

      I suoi uomini correvano insieme a lui.

      Davanti a loro, le figure in ritirata salirono rapidamente la piccola scalinata della casa di pietra. Luke corse dietro di loro.

      Due uomini erano davanti alla porta, e si stavano sollevando le armi automatiche dalle spalle. Portavano le barbe lunghe e i turbanti dei talebani.

      POP! POP! POP! POP! POP!

      Luke sparò senza pensarci. I due uomini cadere a terra.

      All’improvviso, dietro di lui ci fu un’esplosione. Si lanciò un’occhiata alle spalle, ma era impossibile vedere che cosa stava succedendo. Entrò in casa. Un istante più tardi, altri quattro uomini apparvero al suo fianco, il suo A-Team. Assunsero posizione di tiro nell’ingresso di pietra, rivolti verso il resto della casa.

      Si tolsero simultaneamente le maschere con i respiratori, come un sol uomo. Martinez si avvicinò ai talebani stesi a terra e sparò entrambi alla testa. Non toccò nessuno dei due.

      “Morti!” disse.

      Lì era più silenzioso.

      “Capo del B-Team,” disse Luke nel microfono del suo elmetto. “Situazione?”

      Heath entrò correndo nella casa dall’oscurità.

      “Capo del B-Team…”

      “Stiamo difendendo l’ingresso,” disse una voce nell’elmetto di Luke. Era Murphy. Il suo accento del Bronx era inconfondibile. “Stone! Non siamo messi bene. È un’imboscata! Ci stavano aspettando!”

      “Continua a difendere l’ingresso, Murph . Usciremo tra un paio di minuti.”

      “Sarà meglio che facciate in fretta, amico. Qualcuno sapeva che stavamo arrivando. Non ci vorrà molto perché ne arrivino altri, e non riesco a vedere a due metri dal naso.”

      La squadra di Luke era già avanzata nella casa. Heath entrò subito dopo di lui.

      “Tieni duro. Siamo dentro.”

      “Datevi una mossa,” disse la voce di Murphy. “Non so se saremo ancora qui.”

      “Murphy! Continuate a tenere l’ingresso! Noi usciremo subito.”

      “Ricevuto,” rispose lui.

      Luke si voltò verso il corridoio buio.

      Un altro uomo apparve, uno robusto con una veste bianca. Era riuscito a mettere il dito sul grilletto, ma sparò senza criterio. Luke si inginocchiò e lo prese di mira.

      POP! Un cerchio rosso scuro gli apparve sul petto.

      Sembrò sorpreso, ma poi scivolò senza forze a terra.

      Luke avanzò nei corridoi bui, facendo attenzione a qualsiasi suono davanti a sé. Non dovette aspettare a lungo.

      BANG!

      Un lampo seguito da uno scoppio risuonò, e poi un altro.

      BANG!

      Più avanti esplosero urla e colpi di pistola. Luke vi si avvicinò lentamente, scivolando lungo il muro. C’erano dei suoni anche alle sue spalle, fuori dalla casa: fuoco automatico e scoppi.

      Luke controllò il cronometro. Erano arrivati a terra da meno di quattro minuti e l’intera missione era già andata completamente a monte.

      “Stone!”

      Di nuovo la voce di Murphy. “Ci sono guai. Barbari alle porte. Ripeto: l’ingresso principale è sotto attacco. Gli ostili stanno arrivando. Abbiamo uomini a terra. Hastings è a terra. Bailey è a terra. Ci stiamo ritirando dentro la casa.”

      “Uh, negativo, B-Team. Mantenete la posizione!”

      “Non c’è niente da mantenere,” disse Murphy. “Ci stanno facendo a pezzi! Hanno dei fucili anti carro là fuori.”

      “Mantenetela lo stesso. È la nostra unica via d’uscita.”

      “Maledizione, Stone!”

      “Murphy! Proteggi l’ingresso!”

      Luke continuò ad avanzare nella casa.

      C’erano delle urla davanti a lui. Attraversò una porta, varcò la soglia… e trovò una scena di caos totale.

      Nella grande stanza nel retro dell’edificio c’erano almeno quindici persone. I pavimenti erano coperti di grossi tappeti sovrapposti. Alle pareti erano appesi tappeti, stoffe ornate e riccamente colorate che raffiguravano vasti panorami, deserti, montagne, giungle, cascate.

      Simmons era morto. Era steso sulla schiena, il suo corpo scomposto, gli occhi aperti e fissi. Non aveva più l’elmetto e la parte del cranio al di sopra dei suoi occhi era scomparsa. Anche due donne erano morte. Un ragazzino, un maschio, era morto. Tre uomini in turbante e tunica erano morti. Era un massacro. C’erano pistole e sangue su tutto il pavimento.

      In fondo, vicino a una porta chiusa, era assiepato un gruppo di persone. Diversi uomini in tunica e turbante tenevano dei bambini davanti a loro, e puntavano dei fucili. Dietro a tutti, era nascosto un ultimo uomo, tanto riparato che Luke riusciva a malapena a vederlo.

      Doveva essere l’obiettivo.

      In tutta la camera, la squadra di Luke era accovacciata o inginocchiata, immobile come statue, i facili puntati sul gruppo, alla ricerca del colpo. Il tenente colonnello Heath era in piedi al centro della stanza, con la mitragliatrice MP5 puntata verso l’assembramento.

      “Va


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