Troie Spaziali: Benvenuti Al Campo E. Aurelia Hilton
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1° CAPITOLO: L’APPELLO
«Benvenuti al Campo E», urlò il Capitano Tammy mentre distribuiva dei grossi raccoglitori alla nuova classe di reclute del Campo E. «Il Campo E è la prima missione spaziale internazionale dedicata all’arte del piacere. La nostra è un’iniziativa congiunta di diversi paesi ed è compito mio fare in modo che superiate la missione».
La sala di addestramento era una sala grigio ardesia dal design moderno e minimalista. C’era una cattedra grande e robusta nella parte anteriore della classe che fungeva anche da letto. Ogni banco era essenziale ma spazioso ed efficiente con un cassetto inferiore che ospitava una stazione di ricarica e tante bellissime chicche, come lubrificanti e preservativi. Sul soffitto della sala di addestramento c’era uno specchio.
Mentre il Capitano Tammy poggiava con cura il grosso raccoglitore sul banco di ciascuna delle 8 reclute, ogni tanto scuoteva la testa lateralmente, per spostare la frangia bruna dal viso a forma di mandorla. Le veneziane in metallo della sala di addestramento vennero abbassate.
La stanza traboccava di eccitazione e di una leggera energia nervosa che solo una bella scopata avrebbe potuto placare. Tutte le reclute conoscevano molto bene il piacere e dovettero candidarsi per poter partecipare al programma altamente competitivo. Erano di estrazioni del tutto diverse, alcune tradizionali e altre meno conformiste. A prescindere dal loro trascorso, erano tutte interessate a dare o ricevere piacere. Indossavano tutte la tuta spaziale iniziale del Campo E.
Il Capitano Tammy rise per quanto fossero buffe rispetto alle vecchie tute spaziali. Sembravano più delle tute spaziali in stile vittoriano. Il Consiglio d’istituto fu il primo gruppo di persone approdato al Campo E e il Capitano Tammy arrivò circa uno o due anni dopo.
Dovette lavorare sodo per dare al Campo E l’impronta che voleva, frutto del suo trascorso di artista e proprietaria di un negozio di giocattoli erotici. Per fortuna, il Consiglio era sempre disposto ad accoglierne le proposte e il suo gruppo di addestramento continuava a migliorare anno dopo anno. Quest’anno, il Consiglio ha accettato all’unanimità le sue proposte sulle tute spaziali.
Ciascuna recluta indossava una tuta spaziale grigia dai dettagli rossi. I dettagli rossi si abbinavano ai puntini rossi glitterati della vernice grigio ardesia sulle pareti. Le tute spaziali erano realizzate in un materiale elasticizzato comodo e delicato, che garantiva alle reclute un’ottima portata di ossigeno per aiutarli ad adattarsi alla vita nello spazio.
Il grigio delle tute spaziali delle reclute ne indicava lo stato di addestramento, mentre i membri più esperti del Campo E indossavano tute color oro e oliva, a seconda del grado di anzianità. Le penne sul lato destro del petto designavano l’anzianità degli individui nel Campo E. Tutte queste informazioni erano riportate nel raccoglitore che il Capitano Tammy aveva elaborato con il Consiglio per aiutare le nuove reclute ad ambientarsi alla vita nel Campo E.
Nell’angolo della sala di addestramento c’era una macchina che soffiava ossigeno per compensare l’assenza di aria nell’atmosfera fuori dalla missione. Il più delle volte era silenziosa, salvo alcuni sporadici singhiozzi. In caso di problemi di natura tecnologica nel Campo E, fenomeno alquanto raro, lei poteva sempre consultare il reparto tecnico.
La tuta spaziale del Capitano Tammy rivelò un seno prosperoso. La cerniera si fermò proprio a metà seno, scoprendo un décolleté vivace e abbondante che lei mostrava con orgoglio ogni volta che si abbassava davanti agli studenti.
Per non parlare del culo del Capitano Tammy. Era noto come una delle sette meraviglie del Campo E. Era così invitante e morbido al tatto. E tutti i suoi amanti lo afferravano come un salvagente. Il Capitano Tammy adorava quando gli studenti apprezzavano la sua bellezza. Era consapevole del fatto che essere belli fosse sinonimo di desiderio da parte degli altri. Non fuggiva dalla sua bellezza e non le dispiaceva usarla a proprio vantaggio.
Dopo aver distribuito i pacchetti, si sedeva sulla robusta cattedra e ondeggiava il sedere rotondo finché non trovava una posizione comoda. Accavallava le gambe e poggiava le dita incrociate sulle rotule. Sedici coppie di occhi la guardavano mentre splendeva radiosa. Diede sfoggio di un sorriso dai denti perfettamente bianchi e dritti, e di una lingua sensuale che a volte passava sulle labbra, disarmando gli eventuali amanti.
«Il nostro comitato spaziale ha scelto con cura ognuno di voi, viste le doti uniche di cui disponete. Un giorno passeremo all’addestramento, ma sarà pratico. Imparate il più possibile». Mentre faceva l’appello, il Capitano Tammy provava ad assegnare i nomi ai volti dei corsisti. Il Capitano Tammy era orgogliosa di dire che questo sarebbe stato uno dei gruppi di addestramento del Campo E migliori di sempre.
«Ricordate, la parte più importante dell’addestramento è trovare chi sarà il vostro compagno di stanza. Scegliere un compagno di stanza che vi piace e con cui legare è fondamentale per avere successo nel Campo E», consigliò il Capitano Tammy. Gli studenti si guardarono intorno lanciandosi sguardi furtivi.
«Detto questo» il Capitano Tammy si alzò in piedi. «Passiamo alle tute».
Si alzò e puntò alla lunga cerniera che attraversava la tuta sul davanti. «Ognuna di queste tute è fatta su misura per adattarsi alla perfezione al vostro corpo e mostrare le doti migliori di tutti». Il Capitano Tammy si voltò e si inchinò davanti a un applauso fragoroso. «La seconda cosa migliore del Campo E, per quanto ne so». Si diede uno schiaffo sul culo. «Questa è la tasca sul cavallo posteriore che potete staccare per un facile accesso».
Poi, si voltò e diede un forte strattone. «Questa è la tasca sul cavallo anteriore». La staccò mostrando un pelo perfettamente curato. Dopodiché, rimise la tasca a posto. «Familiarizzate con le tasche sul cavallo. Si risparmia un sacco di tempo e dà molto piacere». Agitò delicatamente il piede e mostrò gli scarponi spaziali. «Queste chicche offrono la massima aderenza in qualsiasi posizione possibile. Robuste e utili». Le tute spaziali all’apparenza sembravano ingombranti, ma erano leggere, calde e spaziose all’interno. La temperatura interna del Campo E era di 20,5 °C, ma fuori dalle pareti della missione c’era un ambiente molto freddo, a decine di gradi sottozero. Il tessuto era pensato per tenere al caldo gli studenti, ma abbastanza pratico per mettersi all’opera in qualsiasi momento.
Indicò lo sgabuzzino a sinistra della sua cattedra. Conteneva un poster con i nomi dei sette membri del Consiglio d’istituto. Erano uno strano miscuglio di hippy, pezzi grossi e campioni pro-sesso, sorridenti e disposti in piccoli cerchi.
Il Capitano Tammy aprì la porta mostrando uno sgabuzzino pieno di tute di scorta e forniture varie, come maschere, lubrificanti, preservativi e altri giochetti spaziali. «È qui che verrete quando vi serviranno scarpe o tute di scorta. Firmate questo modulo e mettete la vecchia tuta sul mucchio. Ci sono domande?»
Molti studenti scossero la testa in senso di diniego, mentre alcuni ruppero il silenzio. «No». Quattro donne e quattro uomini guardavano dritto nell’iride nocciola-verde del Capitano Tammy. Alcuni sembravano disorientati, mentre altri la guardavano come un leone scruta la propria preda. Certo, gli studenti erano timidi, ma il Capitano Tammy era sicura che, entro la fine del corso, sarebbero diventati migliori amici. Alcuni di loro non sarebbero riusciti a separarsi. Era una scena che il Capitano Tammy aveva già visto all’infinito.
«Perfetto». Il Capitano Tammy prese l’elenco dei corsisti, un blocchetto poggiato sui raccoglitori rimasti. Cosa che sembrò risvegliare la classe dalla trance. Fece l’appello per accertarsi che fossero tutti presenti.
Accortasi che uno degli studenti, Bill, respirava rapidamente, il Capitano Tammy raggiunse il corsista nervoso e poggiò le mani smaltate di rosso sulle sue spalle larghe. Quando sentì il tocco delicato, ebbe un leggero sussulto. Bill aveva l’aria del nuotatore, ma il suo passato era più umile di quanto si credesse. Sembrava aver preso molti appunti, anche se il Capitano Tammy non aveva detto molto. Adorava gli studenti attenti. Era una cosa che la faceva emozionare.
«Alzati» disse. Obbedì all’istante, urtando appena le ginocchia una volta alzato. Lo studente era alto, aveva i capelli castani e la barba. Si riuscivano a vedere gli addominali scolpiti sotto il tessuto