Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità. Amy Blankenship

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Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità - Amy Blankenship


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suoi occhi castani s’intenerirono in modo seducente mentre il suo corpo andava in fiamme, voleva sentire tutto di lei. Avvicinandosi, iniziò a strusciarsi addosso a Kyoko, muovendo il proprio corpo infuocato con il suo come un amante che era stato lontano per troppo tempo.

      Kyoko alzò lo sguardo e, per la prima volta, notò che c’erano delle bellissime pagliuzze color ametista nelle sue iridi color cioccolato. “Bellissime” era l’unica parola che le veniva in mente. Più lo guardava… più gli ricordava Shinbe.

*****

      L’umore di Toya non era migliorato quando era andato nel dojo del college nel tentativo di sfogarsi. Dopo aver rotto il sacco da 500 dollari, decise che era meglio andarsene di corsa. Non era colpa sua se aveva immaginato la faccia di Kotaro mentre lo colpiva.

      «Che ragazza stupida!» ringhiò. “Perché dev’essere sempre così difficile gestirla?” si chiese mentalmente. Fissò nel vuoto mentre pensava a quella fastidiosa guardia di sicurezza con cui Kyoko era uscita.

      Era ancora furioso da quando aveva sentito la sua voce attraverso il telefono, prima. Non avrebbe voluto fare altro che staccargli la testa e lanciarla dove il sole non l’avrebbe mai raggiunta. Lui aveva sempre avuto un sesto senso per tutte le cose e, in quel momento, sentiva che Kotaro non era ciò che diceva di essere.

      «Un lupo travestito da pecora.» disse sogghignando, poi si sentì un po’ in colpa perché anche lui stava nascondendo qualcosa a Kyoko. Cose che nemmeno lui poteva spiegare.

      Aveva imparato da piccolo a nascondere le sue abilità insolite, come la forza disumana, la velocità e i sensi acuiti dell’olfatto e della vista. L’unico problema era che comparivano e scomparivano quando volevano. Non poteva evocarle in qualsiasi momento e forse era un bene.

      Perso nei suoi pensieri, Toya sentì la pelle solleticare quando vide la guardia appoggiata alla porta del gabbiotto. “Parli del diavolo e spuntano le corna.” pensò, poi gli lanciò un’occhiataccia e fece per passargli accanto, ma si fermò. «Che diavolo ci fai qui?» ringhiò.

      Kotaro si raddrizzò e si avvicinò al tipo con cui Kyoko sarebbe dovuta uscire. Guardandosi intorno e non vedendola da nessuna parte, s’irrigidì e lo guardò con aria furiosa. «Dov’è Kyoko? Pensavo che fosse con te, stasera.».

      Se c’era una cosa che Toya odiava era sentirsi confuso e, in quel momento, non era dell’umore adatto. «Idiota… io pensavo che avesse un appuntamento con te!» sbottò senza pensare.

      Kotaro si sentiva davvero furibondo, Kyoko gli aveva detto che sarebbe uscita con Toya e invece era una bugia. «Dannazione!» esclamò e, senza guardarlo, se ne andò, sforzandosi di non usare la sua velocità innaturale. Perché gli aveva mentito? Se avesse saputo che non era con quella testa calda, l’avrebbe seguita.

      Toya andò nel panico quando notò la preoccupazione del suo avversario, e il modo in cui si mise a correre non lo fece sentire meglio. Qualcosa lo portava a fidarsi completamente di Kotaro ma non glielo avrebbe mai detto.

      Senza nemmeno pensarci, si mise a correre per seguirlo. Lo raggiunse facilmente ma, notando la velocità a cui stavano correndo, ebbe la conferma dei suoi sospetti… Kotaro era più di quello che diceva di essere… avevano lo stesso DNA o cosa? Strinse i denti, non gli piaceva quel pensiero.

      Nel giro di un minuto, Kotaro bussò alla porta dell’appartamento di Kyoko, sperando che fosse lì. Sbattendo entrambi i palmi contro la porta, gridò: «Accidenti, Kyoko! Dove sei?». Il terrore e la preoccupazione lo assalirono. «Non va bene.» ringhiò.

      «Cos’è che non va bene?» gli chiese Toya, raggiungendolo. Le vibrazioni che l’altro emanava erano così intense da fargli male al petto. Se avesse saputo che Kyoko non era con Kotaro, sarebbe andato a casa sua solo per stare con lei. Avrebbe dovuto seguire il suo istinto e andare comunque. Prima o poi avrebbe dovuto comprarle un guinzaglio.

      Kotaro si girò di scatto, si era completamente dimenticato di lui mentre correva da Kyoko. Avendo qualcuno su cui sfogare la propria rabbia, sbottò: «Pensavo che fosse con te!», poi strinse i pugni e si trattenne per non esagerare. «E come diavolo hai fatto a raggiungermi? Bah, non importa, lascia perdere.».

      Toya lo fissò, sorpreso che l’altro se ne fosse accorto, ma lasciò correre e rispose: «Sono uno che va veloce.».

      Calmando il proprio lato predominante, Kotaro aprì gli occhi e fissò la persona che lo avrebbe aiutato a trovare “la sua Kyoko”. Era un peccato che Toya non fosse rinato vampiro, altrimenti avrebbero risolto la questione facendo a pugni; tuttavia, il ragazzo stava riacquistando le sue abilità e non sapeva perché. Come se non bastasse, il migliore amico di Toya era Shinbe, anche lui ignaro del suo passato.

      Kotaro si portò una mano alla tempia, chiedendosi come avesse fatto a fidarsi che Toya la proteggesse per la seconda volta… quando aveva già fallito la prima. Il fatto che lui non ricordasse nulla lo fece trattenere. Inspirò profondamente e accettò la verità… avevano fallito entrambe.

      Toya fece un sorrisetto e disse: «Quindi ti ha mentito e ti ha liquidato dicendo che sarebbe uscita con me. Ha!». A lui era successa la stessa cosa ma non glielo avrebbe detto.

      Kotaro fece un altro respiro profondo, cercando di mantenere la calma. Era come parlare a un bambino. «Questo non è un gioco, idiota. Nel campus stanno sparendo molte ragazze da più di un mese e adesso nessuno di noi sa dove si trova Kyoko.» disse, sentendo il panico nella sua stessa voce, ma lo ignorò e aggiunse: «Hai idea di dove possa essere andata?».

      Toya sentì il cuore spezzarsi per la preoccupazione al pensiero che Kyoko fosse in pericolo. «Dannazione!» esclamò, poi si voltò verso la porta di Suki e iniziò a bussare forte finché non sentì il legno scricchiolare e rallentò. Nessuna risposta.

      «Cazzo!» ringhiò e, quasi in preda al panico, cercò il cellulare, sperando che Shinbe sapesse dov’erano le ragazze. «Rispondi, idiota!» gridò al telefono che squillava. Dopo il quarto squillo, Shinbe finalmente rispose.

      «Shinbe! Sai dove sono Suki e Kyoko?» gli chiese, poi guardò Kotaro che si avvicinò come se stesse aspettando di sentire la risposta.

      Dall’altro capo del telefono, Shinbe sorrise e disse: «Può darsi…».

*****

      Kyou era rimasto nascosto nell’oscurità mentre guardava la ragazza con i suoi amici. Ascoltando la loro conversazione, aveva capito che si chiamava Kyoko. Finora quel Tasuki aveva tenuto le mani a posto, il che era un bene, considerando che lui aveva deciso di lasciarlo vivere se non le si fosse avvicinato troppo. Sembrava abbastanza innocuo… solo un po’ troppo infatuato.

      Erano arrivati alla pista da ballo e le due ragazze avevano iniziato a ballare insieme… in un modo indecente. “Dev’essere colpa dell’alcool che hanno consumato in fretta.” pensò, facendo fatica a pensare altrimenti.

      Un ringhio gli vibrò nel petto quando la sua visuale fu coperta da un gruppo di umani. Sentendo quel suono e notando il suo sguardo gelido, i ragazzi si spostarono dall’altro lato e Kyou accennò un sorriso divertito quando li vide muoversi in fretta.

      Riportò l’attenzione sulla pista da ballo, concentrandosi sulla ragazza che lo aveva lasciato perplesso, e quello che vide gli fece ribollire il sangue per la rabbia. Gli sfuggì un ringhio mentre i suoi occhi dorati e furiosi diventavano color sangue. L’innocuo Tasuki stava ballando con lei come se la stesse seducendo.

*****

      Kyoko si era lasciata andare alle sensazioni che le mani di Tasuki le stavano dando mentre le accarezzavano la pelle nuda. Lui sembrava molto sexy con quei capelli spettinati e quel suo modo di ballare così sensuale. Le sfuggì una risatina al pensiero.

      Mentre lo sentiva accarezzarle la schiena, notò che i suoi occhi erano diventati quasi completamente color ametista.

      Suki decise di stuzzicarli e schiaffeggiò Kyoko sul sedere, esclamando: «Ehi, voi due! Devo fare rifornimento!», poi sorrise e li trascinò verso il tavolino dov’erano prima, sperando di prendere un altro drink.

*****

      Kyou stava cercando disperatamente di placare il proprio sangue infuriato. Il suo fermo controllo e il suo comportamento distaccato


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