Il Look Perfetto. Блейк Пирс

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Il Look Perfetto - Блейк Пирс


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come un cappotto invisibile: paura.

      Jessie diede un colpetto a Ryan e indicò il giovane. Si alzarono e lo raggiunsero proprio mentre lui si avvicinava al banco. Fece un cenno di saluto a un manager, che gli indicò di andare all’estremità del banco, lontano dagli ospiti.

      “Grazie per essere venuto, Liam,” disse il manager.

      “Nessun problema, Chester,” rispose il giovane, anche se sembrava inquieto. “Hai detto che era urgente. Di che si tratta?”

      “C’è della gente che ha delle domande per te,” disse Chester seguendo le istruzioni di Jessie sul non essere specifico riguardo al motivo per cui Liam era stato richiamato.

      “Chi è che ha delle domande?” chiese Liam.

      “Noi,” disse Ryan da dietro di lui, facendolo sobbalzare e un quasi saltare sul posto.

      “Chi siete?” chiese Liam, cercando di apparire tutto d’un pezzo, ma senza riuscirci.

      “Mi chiamo Ryan Hernandez e sono un detective del LAPD. Questa è Jessie Hunt. È una profiler criminale per il dipartimento. Perché non andiamo in un posto privato dove possiamo parlare liberamente?”

      Per mezzo secondo Liam parve sul punto di poter scappare. Poi sembrò ricomporsi.

      “Sì, direi che va bene.”

      “C’è una piccola sala conferenze alla fine di quel corridoio,” disse il manager Chester. “Dovrebbe consentirvi una certa privacy.”

      Quando furono all’interno della sala conferenze, con la porta chiusa e tutti seduti ai loro posti, Liam parve irrigidirsi di nuovo. Poteva essere per la presenza di due agenti di polizia che lo stavano fissando, o il non sapere il motivo dell’interrogatorio, o lo strano rumore bianco che si sentiva nella stanza altrimenti silenziosa.  Jessie sospettava fosse una combinazione di tutti quegli elementi. Qualsiasi fosse il motivo, Liam non fu in grado di contenersi.

      “È per le casse di birra?” mormorò. “Perché mi hanno detto che era una fornitura extra e che le avrebbero buttate, quindi ho pensato non fosse un grosso problema se le prendevo.”

      “No, Liam” gli rispose Ryan. “Non si tratta di casse di birra. Si tratta di un omicidio.”

      CAPITOLO QUATTRO

      La mandibola di Liam si spalancò così tanto che Jessie quasi temette che potesse staccarglisi dalla faccia.

      “Cosa?” chiese il giovane quando fu nuovamente in grado di parlare.

      “Un ospite è stato assassinato qui la scorsa notte,” spiegò Ryan. “E pare che sia stato tu a fargli il check-in, anche se c’è un po’ di confusione al riguardo. Speravamo che potessi aiutarci a fare chiarezza.”

      Liam deglutì visibilmente prima di rispondere.

      “Ovviamente,” disse, apparentemente felice di non essere più sospettato per le birre.

      “Ieri sera alle nove e trentasette hai eseguito il check-in di un uomo identificato come John Smith. La carta associata alla transazione appartiene a una società che si chiama City Logistics, che appare essere una società fittizia.”

      “Cosa significa?” chiese il giovane.

      “Significa,” spiegò Ryan, “che la società è di proprietà di un’altra società, che è di proprietà di un’altra società ancora, e tutte con diverse persone registrate come direttori esecutivi, e tutti che sembrano essere avvocati noti per sapere mettere in piedi delle società fittizie.”

      “Non capisco,” disse Liam, sinceramente confuso.

      “Liam,” disse Jessie, prendendo la parola per la prima volta. “Vogliamo dire che la persona che ti ha dato la carta di credito non voleva che il suo vero nome venisse collegato alla prenotazione della stanza, quindi ha usato una carta aziendale con uno storico complesso. Forse è proprio per questo motivo che si è fatto registrare come ‘John Smith’. E dato che la carta non è mai stata addebitata, immagino che abbia pagato in contanti, giusto?”

      “Mi fa pensare a uno che ha fatto il check-in ieri sera,” disse Liam, facendo un collegamento mentale.

      “Ma qui c’è la cosa che non capisco,” insistette Jessie. “Anche se ha pagato in contanti, la carta sarebbe stata addebitata per spese straordinarie, come la piccola bottiglia di brandy presa dal minibar. Come è stata pagata quella?”

      “Se stiamo parlando dello stesso tizio,” disse Liam timidamente, “può essere perché mi ha dato duecento dollari e ha detto che tutte le spese accessorie della stanza dovevano essere scalate da quelli. Ha anche detto che potevo tenermi quello che avanzava.”

      “Quanto è avanzato?” chiese Jessie.

      “Centoottanta dollari.”

      Ryan e Jessie si scambiarono un’occhiata.

      “Sono un sacco di soldi, Liam,” disse Jessie. “Perché John Smith avrebbe dovuto lasciare una mancia così importante? E ricorda, in questo momento sei un potenziale testimone. Ma se le tue risposte finiranno per non corrispondere del tutto a verità, dovremo promuoverti a sospettato.”

      Liam non sembrava avere intenzione di fare quel passo.

      “Sentite,” disse, quasi incapace di tirare fuori le parole abbastanza velocemente. “Il tipo non ha mai detto niente di ovvio. Ma ha accennato al fatto che potesse esserci un’amica a trovarlo quella sera e che meno tracce scritte restavano, meglio sarebbe stato per lui. Voleva evitare di far registrare la cosa, capite?”

      “E a te andava bene?” insistette Ryan.

      “Erano duecento dollari, amico. Sono tempi duri. Anche se avesse preso cinque mini-bottiglie di brandy, mi sarei comunque portato a casa un centone per non aver fatto niente. Dovrei fare il giudice morale se uno usa questo hotel per incontrare la sua amante? Nel peggiore dei casi sfascia la stanza e io ho registrato la carta di credito in caso di emergenza. Ho immaginato che si trasse di una situazione priva di svantaggi.”

      “Eccetto nel caso in cui lui finisce nudo e morto sul letto,” puntualizzò Ryan. “Questo diventa uno svantaggio per tutti, te incluso, Liam. Al di là della cosa delle birre, temo che dovrai dare una rispolverata al tuo curriculum.”

      Qualcuno bussò alla porta, impedendo a Liam di rispondere. Era il manager Chester. Ryan gli fece cenno di aprire la porta.

      “Scusate se vi interrompo,” disse l’uomo. “Ma la sicurezza ha procurato il filmato che vi interessava.”

      “Tempismo perfetto,” disse Ryan. “Penso che qui abbiamo finito per il momento, giusto Liam?”

      Il giovane annuì con espressione abbattuta. Quando Ryan e Jessie uscirono dalla stanza, lui cercò di seguirli, ma il manager alzò una mano facendogli segno di restare.

      “Vorrei che restassi qui un po’ di più, Liam,” gli disse. “Abbiamo un po’ di cose di cui parlare.”

*

      Jessie si levò i problemi di Liam dalla testa quando entrò nell’ufficio della sicurezza, posizionandosi china dietro alla donna che stava gestendo il sistema, in modo da poter vedere meglio il monitor. Ryan e un altro manager dell’albergo stavano accanto a lei.

      Proprio come Liam aveva detto, l’uomo che aveva prenotato la stanza gli aveva dato una carta e una mazzetta di contanti. Era solo. Mentre aspettava che il giovane receptionist completasse la transazione, si guardava attorno, facendo a un tratto un cenno con la testa a qualcuno che non appariva nella videocamera.

      “Potete dare un occhio a chi stesse facendo segno?” chiese Jessie al tecnico.

      “Ci ho già provato,” disse la donna, che si chiamava Natasha. “Ho controllato ogni videocamera della zona puntata verso l’area su cui era concentrato. Nessuno sembra aver risposto fisicamente. In effetti non c’è nessuno che sembrasse guardare verso di lui.”

      Jessie trovò la cosa intrigante, ma per il momento non disse nulla. Era evidente che l’uomo aveva fatto cenno a qualcuno. Ma quel qualcuno ne era sufficientemente consapevole


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