The House Of Angels. Emmanuelle Rain

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The House Of Angels - Emmanuelle Rain


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le persone innamorate, e voi due siete proprio una bella coppia".

      "Potresti innamorarti anche tu, se solo ti facessi una vita al di fuori di questo negozio e della tua casa... mi dici come farai ad incontrare qualcuno se non esci mai?".

      "No grazie, sto bene così".

      Già! Non ho molta scelta, comunque... non potrei mai stare con qualcuno, pensò.

      Al solo pensiero di essere toccata le veniva la nausea...

      "Ci sarà pur qualcuno degno della tua fiducia", le disse Mori.

      "Ti dovrai pur avvicinare a qualcuno, prima o poi...".

      "Ehi! Guarda un po’ chi c'è, non ti sentivo da un po’".

      "Come scusa?", chiese Mark.

      "No niente, stavo pensando ad alta voce... senti non è che posso prendermi una mezza giornata libera? Non mi sento troppo bene".

      Mark la guardò con preoccupazione.

      "Non ti sarai mica presa l'influenza? Gira in questo periodo".

      "No no, mi fa solo un gran male la testa, niente che una bella aspirina e una dormita come si deve, non possano far sparire".

      "Ok, vai pure se vuoi, oggi è lunedì e non ci sarà molta gente, in caso ti chiamo".

      "Sicuro? Posso aspettare fino alla chiusura, mi prendo solo il pomeriggio".

      "Ho detto che puoi andare, tranquilla. Per una volta non succede niente, rilassati e pensa solo a rimetterti in sesto".

      "Grazie mille Mark, sei un tesoro".

      Prese la giacca e la borsa e uscì dal negozio per andare a casa.

      "Mori, ci sei?".

      "Sì, sono qui, dove vuoi che vada... senti, come fai a conoscere Jess?".

      Magda si fermò di colpo.

      "Vuoi dirmi che non lo sai?".

      "Perché dovrei saperlo?".

      "Perché sei nella mia testa, sicuramente saprai molte cose di me, o sbaglio?".

      "No, non è così che funziona, comunque non mi permetterei mai di spiare i tuoi ricordi, tanto più, da quello che ho capito, fai di tutto per nasconderli anche a te stessa... ".

      "Mori! adesso basta parlare di me, non ho proprio niente da nascondere... comunque ti ringrazio, per non aver curiosato".

      "Ehi! Jess, allora ti decidi a scendere? Il pranzo è pronto".

      "Kira non rompere... non ho fame...".

      Jess si passò una mano tra i folti capelli mossi, camminando avanti e indietro nella sua camera.

      "Non ci credo ancora di averla ritrovata, sono stato così in pena in questi anni, devo andare da lei oggi stesso. Devo sapere come sta e cosa ha fatto in tutto questo tempo... ".

      Parlando tra sé e sé, s’incamminò verso la doccia, aprì l'acqua, e quando fu a temperatura ci s’infilò sotto.

      Insaponandosi sentì sotto le mani le due cicatrici sulle spalle, non aveva più le sue ali, ma ne era valsa la pena. Avrebbe perso volentieri anche una gamba o un braccio per salvarla, quello che le avevano fatto era indicibile: era stata violata e picchiata, tradita da colui che invece avrebbe dovuto proteggerla...

      Le lacrime cominciarono a scendere giù sulle sue guance, lacrime di rabbia.

      Avrebbe voluto uccidere tutti loro, se solo... se solo... ma non importa, era un angelo e gli angeli non uccidono, sono i loro nemici a fare queste cose.

      Tecnicamente la ragazza non aveva un angelo custode, Magda aveva i suoi spiriti guida, e lui non avrebbe dovuto intromettersi nella sua vita, poiché lei, se pure inconsciamente, aveva rinnegato il suo Dio, ma era stato attratto da questa ragazza dagli occhi color giada, occhi di un altro tempo, che appartenevano sicuramente a un'anima antica, e si era lasciato catturare da lei, dai suoi capelli rossi, dal suo profumo di cannella e miele, da quella pelle così chiara da sembrare di porcellana. La spiava di notte mentre dormiva e la seguiva di giorno, e quando le cose precipitarono, non molto tempo dopo la morte di sua madre, lui non poté fare altro che cercare di aiutarla, anche a costo di sacrificarsi, anche a costo di sacrificare la sua natura di angelo. Ecco come aveva perso le ali... era caduto, ma lo avrebbe rifatto mille volte, per Magda avrebbe dato la sua vita.

      Capitolo 3

      Una tenue scia

      Magda decise di andare prima al supermercato.

      Aveva paura del tempo libero, che all'improvviso, si era ritrovata quel giorno. Tutto questo tempo per pensare non le avrebbe fatto bene, così comprò un bel po' di cose e decise che avrebbe passato il pomeriggio a cucinare: questa era un'attività che riusciva a calmarla, anche se non ci si dedicava quasi mai.

      Dopo aver pagato, si avviò verso casa.

      "Sai, ho uno strano presentimento, non so come spiegarlo… è come se stessi aspettando qualcosa".

      "Magari è proprio quello che stai facendo", le rispose Mori.

      "Tu dici? Staremo a vedere... intanto ci attende una noiosissima giornata da passare ai fornelli".

      Entrata in casa trovò i suoi due gatti, uno grigio a pelo lungo e una nera con un bel pelo corto e lucido, a dormire sul divano, e il cane, un meticcio a pelo lungo nero e bianco, raggomitolato sul tappeto rosso.

      "Ehi! Sono a casa", disse rivolta ai suoi animali, questi si misero subito sull'attenti e le andarono incontro.

      "Sorpresa! Oggi staremo insieme un po’ più del solito, contenti?".

      Giocò un po' con loro, distribuendo carezze e grattatine dietro le orecchie, dopodiché si preparò per fare una bella doccia e mettersi comoda...

      "Ragazzi io esco, non so a che ora tornerò". Jess scese le scale, diretto al grande portone.

      "Stai andando da lei, vero?", chiese Terence.

      "Non sono affari vostri".

      "Senti Jess, so che per te non è facile, ma non prendertela con noi", lo rimbeccò subito Sante.

      "Scusa, hai ragione... non ci speravo più ormai. Dopo tutto questo tempo pensavo mi fosse passata, invece non è cambiato niente".

      "Sai almeno dove cercarla?", gli chiese Otohori.

      "Io potrei aiutarti, i tuoi poteri ormai sono limitati".

      "No, ma in qualche modo la troverò, grazie lo stesso... ora vado".

      Una volta uscito di casa, corse il più in fretta possibile verso il grande cancello di ferro battuto nero, questo si spalancò permettendogli di uscire e di seguire la tenue scia aurea lasciata da Magda. Tecnicamente non era più un angelo custode, e comunque non lo era mai stato per lei, ma nonostante tutto, sentiva un legame molto forte con la ragazza.

      Seguendo il suo istinto prese il sentiero da lei percorso, fino ad arrivare in un quartiere non troppo pulito, alla periferia della città, fermandosi nei pressi di un negozio di animali.

      "Beh! Questo era ovvio...", pensò, ricordando il suo amore per gli animali, e senza attendere oltre, entrò.

      "Buon pomeriggio", lo salutò il negoziante.

      "Salve. Magda non c'è?", chiese, scrutando il locale.

      "No, si è presa mezza giornata di riposo, non si sentiva troppo bene. Sei un suo amico?".

      "Sì", disse sfoderando il più amabile dei sorrisi.

      "Piacere, io sono Mark, il suo capo", Il proprietario del negozio sorrise al nuovo arrivato.

      Il negoziante era felice di sapere che Magda non si era estraniata del tutto dalla vita sociale...

      "Piacere mio, mi chiamo Jess".

      "La conosci da molto? Sono quasi tre


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