Papà Prende Le Redini. Kelly Dawson

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Papà Prende Le Redini - Kelly Dawson


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      Cavalcare, soprattutto a folle velocità, era ciò che amava di più al mondo. Si sentiva così a suo agio, in sella e, mentre si lasciava portare dal galoppo bruciante del grosso castrato, si rilassò completamente, finalmente libera dai tic. Il vento le sibilava in faccia e lei gettò indietro la testa e rise, felice di essere di nuovo in sella, a fare l’unica cosa che amava davvero.

      Alla fine dell'allenamento, cercò di frenare Big Red tirando le redini per riportarlo al trotto, ma il grosso cavallo la ignorò e continuò a correre.

      Maledizione! - pensò - Scommetto che Clay sapeva che sarebbe successo e ora si starà prendendo gioco di me!

      Ma quel pensiero la rese solo più determinata. Non aveva mai reagito bene alle persone che le dicevano che non poteva fare qualcosa, ed era successo tantissime volte nel corso degli anni, sia per colpa della Tourette, ma anche a causa della sua fragile corporatura. Tirò con forza le redini. Aveva già visto dei cavalli sfuggire al controllo dei loro fantini, andando a danneggiare le recinzioni e facendo male a se stessi e ai loro cavalieri, e quel pensiero le diede la forza di cui aveva bisogno per controllare il grande e forte cavallo.

      "Whoa, ragazzone! – gridò – Ho bisogno del tuo aiuto!” Spingendo tutto il suo peso sulle staffe, si appoggiò all'indietro sulla sella e tirò le redini più forte che poteva, segandosi quasi le mani, e continuando a parlare ininterrottamente al cavallo. Lentamente, il grosso castrato obbedì, rallentando gradualmente fino ad arrivare ad un dolce trotto.

      “Bravo ragazzo.” cantilenò lei, carezzandogli dolcemente il collo, ancora ben dritta sulla sella per fargli capire che doveva fermarsi. L’animale alla fine sbuffò rumorosamente e rallentò del tutto, e Bianca ne approfittò per riportarlo nella stalla a tempo di passeggiata.

      Ahah, Clay, ce l'ho fatta! Ho vinto la sfida: ho controllato Big Red! Ce l’ho fatta! rise trionfante dentro di sé.

      * * *

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      Il lavoro in pista era molto più faticoso di quello che ricordava. O forse era che non cavalcava da un bel po’ e ci aveva perso la mano. In ogni caso, non vedeva l'ora di fare una breve pausa nella sala riservata ai fantini e bersi una bella tazza di caffè, prima di rimettersi al lavoro.

      "E’ arrivato un nuovo cavallo. - la informò Clay - Una puledra. È stata abusata in modo orribile e non permette a nessuno di avvicinarsi a lei, ma papà ha accettato di prenderla, vediamo se possiamo aiutarla. Ha un buon pedigree e dovrebbe essere in grado di correre, se riusciamo a farle superare la paura. Se ti va, puoi venire a vederla."

      "Come si chiama?"

      "Rosa. Sapphire Rose. "

      Mentre seguiva Clay fuori, Bianca si appoggiò alla ringhiera di legno del recinto rotondo, e si mise a osservare Tom che guidava il rimorchio fin dentro il cancello. Fu percorsa da un brivido al suono degli zoccoli che scalciavano contro il fianco del rimorchio, accompagnato da un nitrito acuto. La povera bestia sembrava terrorizzata!

      "Non le avevate fatto un calmante?" rimbombò la voce profonda di Clay alle sue spalle.

      "Si è ripresa! – sbuffò uno dei fattorini - È pericolosa, questa. Sei pazzo a tenerla. Bisognerebbe sopprimerla."

      “Hmmm..” mormorò Clay appoggiandosi alla ringhiera accanto a lei, come se concordasse con l’uomo.

      "No! – urlò Bianca - È solo spaventata. Per favore, dalle una possibilità!"

      Clay le diede una pacca delicata sulla spalla, costringendola a sorridere. "Noi gliela daremo."

      Bianca guardò, con gli occhi spalancati per l'orrore, uno degli uomini che si infilava nella porta laterale del rimorchio armato di un grosso bastone, e spingeva con questo la puledra giù per la rampa fino al recinto rotondo. Le ci volle tutta la sua forza di volontà per mordersi la lingua invece di urlargli delle bestemmie, e dovette combattere con l’impulso di arrampicarsi sulla recinzione e lanciarsi contro di lui. Cosa c'era di male nell'essere gentili? Ma si costrinse a rimanere ferma e in silenzio; non spettava a lei riprendere il lavorante...o almeno, non fintanto che Clay e Tom erano lì e la guardavano.

      La puledra era bellissima. Anche nello stato in cui si trovava - scheletrica, sporca e ferita - teneva alte testa e coda, mentre scalciava per tutto il perimetro del piccolo recinto, sbuffando rumorosamente dalle larghe narici. Aveva una macchia bianca a forma di fiamma sul muso, e anche tre delle caviglie erano bianche. Poteva avere circa due anni.

      Mentre si avviava verso di lei con i due uomini, Bianca notò sulla testa una ferita profonda che trasudava ancora sangue, e molti segni di frusta su tutto il corpo, dal fianco fino al collo. Ansimò e sentì Clay irrigidirsi al suo fianco.

      Si fermarono davanti alla staccionata a guardare Tom che le scivolava accanto, con la mano tesa in segno di amicizia, ma la puledra non gli permise nemmeno di avvicinarsi. Non appena l’uomo entrò nel recinto, appiattì le orecchie sulla testa, scoprì i denti e lo caricò, cercando di colpirlo con le zampe anteriori mentre lui provava ad avvicinarsi. Sentì Clay imprecare a bassa voce mentre Tom si scansava di lato, evitando per un pelo di essere preso a calci, e si infilava tra le corde per mettersi al sicuro.

      "È stata seviziata.” osservò Clay.

      Bianca si sentì male. Cosa aveva dovuto soffrire, quella povera bestia, per comportarsi a quel modo? A giudicare dalla ferita sulla testa, era evidente che era stata picchiata con una sorta di mazza, ma cos'altro le avevano fatto? Si sforzò di calmare l'ondata di nausea che si sentiva dentro, al pensiero delle sofferenze di quel povero cavallo.

      Tom scosse tristemente la testa. "È peggio di quanto credessi. – disse – Ora telefono ai proprietari e mi accordo col veterinario per sopprimerla oggi stesso. Non possiamo avere in giro un cavallo come questo; potrebbe uccidere qualcuno."

      "No! - gridò Bianca - Per favore, fate provare me!"

      Tom annuì, ma Clay scosse la testa. "Niente da fare! È troppo pericoloso! Hai visto cosa ha appena cercato di fare a papà!"

      Ignorandolo completamente, Bianca si arrampicò sulla staccionata e trattenne il respiro, mentre avanzava verso il recinto della puledra. Sapeva che l’animale era pericoloso, ma cercò di concentrarsi sul linguaggio del corpo, avvicinandosi lentamente e guardando a terra, mentre allungava la mano verso il cavallo. Cautamente, la puledra le si avvicinò, sbuffando rumorosamente, con le narici bene aperte. Bianca non si mosse, tenendo sempre la mano aperta verso di lei. Piano piano, la puledra protese in avanti il muso morbido e Bianca glielo accarezzò con dolcezza.

      "Ciao, bellissima." cantilenò. La cavalla la guardò con occhi colmi di sospetto, le orecchie che guizzavano avanti e indietro e il corpo tremante ma poi, mentre Bianca continuava a parlarle a voce bassa con la mano sempre in aria, alla fine si rilassò.

      Poteva sentire gli occhi di Tom e di Clay puntati su di lei, mentre stava ancora nel recinto con la puledra, e il suo cuore si gonfiò d'orgoglio. Annie le aveva sempre detto che aveva un dono con i cavalli, ma non aveva mai avuto l'opportunità di testare fino a dove potesse arrivare.

      "Brava, ragazza. Buona, buona, Rose." Bianca continuò a parlarle a bassa voce, cercando di rassicurare la cavalla, mentre le si avvicinava e provava ad accarezzarla lievemente. Era straziante vedere lo stato in cui si trovava, il terrore che le leggeva dentro. Le sue orecchie tremavano costantemente, poteva vedere il bianco degli occhi sbarrati e il tremito che scuoteva il suo corpo. Si sentì invadere da un’ondata di rabbia, quando si rese conto degli incredibili abusi che aveva subìto l’animale. Quel giorno, invece di tornare a casa durante le ore di pausa e trascorrere del tempo prezioso con Annie, Bianca preferì rimanere nel recinto con la puledra, per farsi conoscere e guadagnarsi la sua fiducia, insomma per stringere un legame con lei. Quando si fece sera e dovette tornare al lavoro normale di stalla, la puledra accompagnò nervosamente Bianca fino all’uscita, camminandole al fianco per tutto il lungo corridoio.

      Bianca rimase ancora lì per un po', sporgendosi oltre la mezza porta del recinto,


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