Vampiri Gemelli. Amy Blankenship

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Vampiri Gemelli - Amy Blankenship


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      Non sapeva ancora esattamente perché e in che modo quelle creature malvagie intendevano usare quel potere, ma erano diventate sempre più bramose, nel coso dei secoli.

      Comunque lui era convinto che quel potere le fosse stato donato perché attraesse i demoni e li distruggesse.

      Kyoko ricordava bene il senso d disgusto che provò alla spiegazione del nonno; si chiese se ci fosse qualche altra cosa che lui non le aveva detto. Una cosa era certa: da quel momento i rapporti tra lei e suo nonno erano cambiati…e anche con Tasuki, perché c’era anche lui quella sera con lei e il nonno, avendoli seguiti di nascosto. Quel segreto aveva creato tra loro tre un legame indissolubile.

      Scosse il ricordo dalla sua mente mentre tornava a concentrarsi sul combattimento. Decise che il Pervertito doveva morire subito, o con un’altra zampata l’avrebbe lasciata completamente nuda.

      Abbassò le braccia ... fingendo di provare dolore, in modo che lui tornasse all’attacco. Benché sapesse che la vista del sangue li eccitava sessualmente, si chiese ancora una volta se tutti i vampiri fossero dei pervertiti o solo quelli che incontrava lei. Proprio mentre lui le saltava addosso per finirla, potè scorgere un lampo di sorpresa e di dolore nei suoi occhi, quando lo impalò con un dardo etereo scagliato di nascosto.

      Yuuhi la guardava in silenzio, chiedendosi come potesse una femmina umana sopportare tanto dolore e continuare a combattere senza paura. Senza contare che una femmina umana non si sarebbe mai messa a combattere; si sarebbe semplicemente messa a tremare come una foglia e avrebbe ceduto all’assalto dei demoni. Non gli piaceva affatto come si stavano mettendo le cose. Era da poco che aveva creato quei tre vampiri, e ora lei glieli aveva distrutti. Ora aveva tre fratelli in meno.

      L'unica parvenza di famiglia che aveva era suo padre ... Tadamichi. Di recente, l'attenzione del maestro si era spostata da lui ... al fratello gemello che era tornato in città.

      Volendosi allontanare dal nuovo membro, che amava la confusione della vita notturna nelle grandi città, e per non doversi prima o poi scontrarsi con lui, Yuuhi aveva deciso di allontanarsi dal castello in modo da avere nuove attenzioni da parte di suo padre.

      La città era un luogo molto primitivo per imparare i rudimenti della propria specie, mentre in periferia avrebbe potuto mettere in atto attacchi più gustosi e distruttivi. I vampiri che affollavano le città erano ormai degradati, apatici, non erano più i terribili demoni affamati che avrebbero dovuto essere. Si era fatto un bel po’ di discepoli da allora Eppure, stranamente, questi scomparivano senza lasciare traccia.

      Yuuhi in un primo momento aveva creduto che i nuovi mezzosangue non avessero resistito alla trasformazione e fossero morti. Ma ora capiva come stavano realmente le cose. Era quella femmina che glieli aveva uccisi uno alla volta! Il bambino demone nascose dentro di sé la stizza che provava, al vedere i suoi nuovi fratelli uccisi davanti ai suoi occhi. Ma oltre alla rabbia un nuovo, strano sentimento cominciava a farsi strada nel suo cuore freddo: la curiosità.

      Forse questo avrebbe distolto l'attenzione di Tadamichi dal fratello gemello. Cos’avrebbe detto, suo padre, quando gli avrebbe raccontato che qualcuno stava distruggendo quelli della sua specie?

      Kyoko osservò con soddisfazione l'ultimo vampiro bruciare, e si rese conto che in un’oretta i mucchietti di cenere sarebbero spariti senza lasciare traccia. Si strofinò il dorso della mano sulla guancia, che vi lasciò sopra una scia di sangue; poi si voltò a dare un’occhiata a quel raccapricciante demone bambino.

      Yuuhi si era immerso nell’oscurità, da dove lei non poteva vederlo. IL suo sesto senso gli diceva che era meglio non avere nulla a che fare con quella ragazza, almeno in quel momento, benché non riuscisse a toglierle gli occhi da dosso: quella strana arma luminosa che le aveva visto in mano lo incuriosiva moltissimo.

      Kyoko scrutò nell'oscurità, frugando a fondo per capire dove si fosse nascosto il piccolo demone.

      "L'ho spaventato?" si chiese, rifiutandosi di muoversi. Fissò il punto in cui prima si trovava il bambino per un tempo che le parve infinito...o forse era solo il battito accelerato del suo cuore a darle quella sensazione. Infine, chiuse il pugno e fece svanire il dardo spirituale che si era tenuto nel palmo, e scrollò le spalle.

      Yuuhi sorrise con malvagità, vedendo Kyoko raccattare i libri da terra e andarsene. Notò che al suo passaggio gli oggetti sembravano cambiare forma o colore…quasi per l’effetto di una strana magia. Lanciò un’occhiata alle cime degli alberi che si protendevano su di lei: svettavano alte e oscure nella notte eppure, quando lei vi passò sotto, per un attimo brillarono di una luce eterea…per poi tornare al loro colore originario quando lei si fu allontanata.

      Il suo sguardo maligno la fissò come se fosse un bersaglio. Muovendosi nell'aria immobile, la seguì. Sarebbe stata un magnifico regalo per la sua specie! Un dono…per suo padre. Era forte, combattiva e aveva un incredibile istinto d sopravvivenza…a differenza dei tre idioti che aveva appena fatto fuori. Anche in quel momento stava lasciando dietro di sé una striscia di sangue dalle ferite che aveva sul petto, eppure sembrava non curarsene. Aveva il potere della magia racchiuso dentro di sé e lui desiderava farne parte ... e sperimentare cose diverse da quelle che aveva vissuto, da quando era diventato un vampiro.

      *****

      Il nonno camminava avanti e indietro davanti alla finestra chiedendosi dove fosse Kyoko. Non era da lei fare così tardi. Si passò la mano tra i capelli bianchi e radi, preoccupato. C’era un patto tra loro, e lei doveva sempre tenerlo informato, quando aveva intenzione di uscire per andare ad ammazzar demoni.

      Lo squillo del telefono lo fece saltare, e subito si precipitò a rispondere prima che svegliasse il resto della famiglia.

      Tasuki non era riuscito a scrollarsi di dosso la strana sensazione di pericolo da quando aveva lasciato Kyoko da sola nel parcheggio. Aveva guidato per qualche isolato ma poi era tornato indietro per accertarsi che stesse bene, e non l’aveva più trovata. Forse il nonno era venuto a prenderla…ma si ritrovò a colpire con stizza il volante: non ne era affatto convinto. Facendo un’inversione a U tornò indietro, passò davanti alla biblioteca…e poi andò a parcheggiarsi sotto casa di Kyoko, spinto da uno strano impulso.

      Più il tempo passava, più si sentiva sui carboni ardenti. Un certo punto non resistette più e fece il suo numero sul cellulare. Sorrise sollevato, quando qualcuno rispose alla chiamata e, pensando che si trattasse di Kyoko, scoppiò in un affannato: “Oh, mio Dio Kyoko, allora stai bene!”

      "E tu starai molto male, idiota!” esclamò il nonno, lanciando uno sguardo fuori dalla finestra e scorgendo chiaramente l’auto di Tasuki parcheggiata di sotto - Ma cosa ti prende a telefonare a casa di una signorina a quest’ora della notte? Ma che, ti sei ammattito?”

      Tasuki arrossì violentemente e per poco non si fece cadere il cellulare dalle mani. Solo il vecchio era in grado di farlo sentire come un perfetto idiota! Chiuse la chiamata e rimase a guardare disperatamente la finestra accesa della camera da letto di Kyoko. Quella telefonata gli aveva confermato che lei non era in casa, e ormai stava sulle spine!

      Tasuki si massaggiò le tempie e sospirò stancamente. Gli aveva mentito ... ma perché? Fissò con rabbia il volante che aveva davanti e vi scagliò su un paio di pugni. Quando avrebbe capito, quella ragazza, che doveva pensare anche alla sua pelle? Perché non aveva chiesto aiuto a lui, se aveva intenzione di ficcarsi nei guai? Beh, forse lui non era perfetto, ma un aiutino sarebbe pur stato in grado di darglielo!

      Era ancora concentrato sui suoi pensieri, quando un piccolo rumore davanti alla macchina attirò la sua attenzione. Si guardò intorno, convinto che fosse Kyoko…ma qualcosa lo colpì dietro l’orecchio, così forte da fargli vedere le stelle. Poi la sua testa cadde in avanti, sul volante dell’auto.

      Yuuhi allungò la mano attraverso il finestrino aperto per prendere il giovane, ma allontanò di scatto la mano, quando una scintilla di luce ametista s’interpose tra loro. Si guardò con curiosità la mano, che si era leggermente bruciacchiata, e poi tornò a fissare il giovane seduto al posto di guida. Evidentemente, era protetto da qualcosa, e questo lo fece sorridere con malignità.

      Un rumore


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