Fuorigioco. Sawyer Bennett

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Fuorigioco - Sawyer Bennett


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sexy.

      “Stiamo solo andando alla fermata dell’autobus. Stasera esplorerai Boston ‘in stile Danny’. Anche se sei un po’ troppo in tiro per i mezzi pubblici.”

      Le sorrido con nonchalance. “Non ti preoccupare. Sono pronto.”

      Lei ricambia il sorriso. “Bene. Sarei delusa se non fosse così.” Le sue parole suonano come una sfida, e non ha idea di quanto io possa essere competitivo.

      Oh Danny, Danny. So cosa stai provando a fare, e dovrei lavorare un po’ di più sull’essere meno trasparente. Non ho dubbi sul fatto che Danny stia provando a spaventarmi. Se pensa che prendere l’autobus sia spaventoso, chiaramente non ha mai dovuto schivare un difensore di cento chili per evitare di essere sbattuto contro le balaustre.

      “Quindi dove stiamo andando? Mi hai detto che sono troppo elegante, ma dovrai darmi un indizio migliore.”

      Lei mi rivolge semplicemente un sorriso evasivo e dice: “Vedrai.”

      Devo ammettere che ora lei mi incuriosisce ancora più di prima. In qualche modo mi aspettavo che pretendesse di essere portata in un ristorante costoso. Voglio dire, è quello che di solito vogliono le ragazze. E il fatto che ci stia portando con i mezzi pubblici, invece di usare la mia macchina incredibilmente bella ed esageratamente costosa mi fa rimanere quasi sulle spine nel pensare a cosa dovrò aspettarmi.

      Non abbiamo molte occasioni per parlare durante il tragitto, dato che l’autobus è strapieno di pendolari serali. Però devo ammettere che il mio primo viaggio in bus non è spiacevole. Danny è appoggiata accanto a me. Si sta tenendo ad un palo di metallo di fronte a sé, e quando il bus sbanda, le soffici curve di Danny oscillano contro di me. Appoggio la mano sulla sua schiena più volte per aiutarla a rimanere ferma, e lei mi rivolge un sorrisetto che ricambio.

      Finalmente Danny mi annuncia che abbiamo raggiunto la nostra destinazione, e scendiamo insieme a pochi altri viaggiatori. Sta iniziando a fare buio, e sono un po’ stupito di trovarmi in una parte della città alquanto losca. Le strade sono piene di spazzatura, e osservando gli edifici vedo numerose finestre rotte. Proprio quando sto per chiedere spiegazioni a Danny, lei si avvia dall’altro lato della strada, ed io la seguo. Camminiamo per l’isolato, girando l’angolo, e ci imbattiamo in una fila di persone in coda davanti ad un portone. Ci sono circa venti persone o giù di lì in fila, e sono confuso. Siamo in un nightclub?

      Danny si accorge dell’espressione sul mio viso e mi prende per mano. Mi scorta oltre la fila fino all’ingresso, salutando parecchie persone. E poi vedo un cartello su una porta…”Helping Hands Ministry”. Lanciando un’altra occhiata alle persone in fila mi accorgo chiaramente che sono…senzatetto.

      Sono di ogni tipo…neri, bianchi, gialli, giovani, vecchi, uomini e donne. Il loro unico comune denominatore è che sono tutti poveri…molto, molto poveri, a quanto pare. Alcuni indossano stracci, mentre altri sono ricoperti di sporcizia da testa a piedi. Mi rendo conto di essere rimasto a fissare questi poveracci, ma non riesco ad evitarlo. Finalmente giro lentamente lo sguardo verso Danny che mi sta guardando in attesa che io mi dia alla fuga.

      “Faccio volontariato qui più volte alla settimana. Stasera è il mio turno, e ho pensato che potessi aiutarmi.”

      Aggrotto le sopracciglia. “Ed è qui che volevi portarmi a cena? Non è molto romantico.”

      Lei non dice niente, semplicemente mi fissa con attenzione.

      Sospirando le prendo la mano, dirigendomi verso la porta. “Va bene, diamoci da fare allora.”

      Constato con felicità che Danny mi ripaga con un sorriso abbagliante con le sue fossette mentre l’accompagno verso la porta.

      Ci avviamo oltre la lobby, giù per una rampa di scale che portano al seminterrato. Mi indica una porta che si apre su un’ala dell’edificio che, a quanto mi dice, ospita residenti a tempo pieno. Quando le chiedo delle persone in fila fuori, mi dice che sono qui solo per mangiare, ma che vivono in strada.

      Danny apre una serie di porte doppie, e ci troviamo in una grande sala da pranzo. Ci sono tavoli pieghevoli da otto posti con sedie di metallo attorno ad ognuno di essi. Trovo strano il fatto che su ogni tavolo ci sia un piccolo vaso con dentro un mazzo di fiori di plastica. La maggior parte dei posti sono occupati, e noto che appena la gente finisce il pasto e se ne va, i volontari accolgono altre persone.

      Seguo Danny lungo il perimetro della stanza verso il retro, dove si trova un bancone di servizio, dietro il quale si sviluppa una grande cucina. Una porta girevole permette alle persone di andare avanti e indietro tra la cucina e la sala da pranzo.

      “Era l’ora che ti degnassi di arrivare, Danny. Mi sto facendo il culo per cercare di preparare il cibo per domani.”

      “Datti una calmata, Maverick. Sono qui adesso, e ho portato un aiutante. Però ci aspettiamo entrambi un buon posto dopo aver finito.”

      Danny mi guarda e io le sussurro: “Maverick?”

      Lei si sporge verso di me e sussurra: “Top Gun è il suo film preferito.”

      Lancio un’occhiata a Maverick. È asiatico ed estremamente basso. Indossa un grembiule sopra i vestiti, ed è macchiato di cibo; sta mescolando un grande pentolone sui fornelli, ed il cappello sulla sua testa dice: “Honey Badger Don’t Care”.

      Danny apre un cassetto e tira fuori due grembiuli, lanciandone uno a me. “Mav, questo è Ryan. Sarà il mio braccio destro stasera.”

      Odio ammetterlo, ma non ho apprezzato il riferimento a Top Gun. Il braccio destro in teoria dovrebbe aiutare l’altra persona a rimorchiare, e col cavolo che aiuterò Danny ad ottenere questo.

      Maverick mi guarda, studiando i miei vestiti. “È vestito in maniera alquanto lussuosa. Sei sicura che sia pronto a sporcarsi le mani?”

      Prima che Danny riesca a rispondere, dico: “Certo che posso sporcarmi le mani. Dimmi cosa devo fare.”

      May mi guarda sbuffando, ma indica una pila di patate sul bancone. Mi tolgo la giaccia e la appendo su una sedia, arrotolando le maniche della mia camicia Dopo aver indossato il grembiule, prendo una patata e inizio a pelarla. Danny si avvicina a me per aiutarmi. Lavoriamo in cordiale silenzio, soprattutto dato che Maverick è qui con noi, e credo che mi farebbe a fettine se non svolgessi il mio compito scrupolosamente.

      Non appena lascia la cucina portando con sé il pentolone che era sui fornelli, Danny si china verso di me e mi dà una spintarella con la spalla. “Allora, come sta andando?”

      “Alla grande. Adoro pelare le patate. È una delle mie cose preferite al mondo.”

      “Prima volta, eh?”

      Rido. “Già. Però adoro provare sempre cose nuove, quindi posso spuntarlo dalla mia lista dei desideri.

      Rimaniamo entrambi in silenzio per un minuto, poi le dico: “Sai, Danny…avermi portato qui non proverà niente.”

      Mi guarda, e percepisco lo shock nel suo viso, consapevole di essere stata scoperta. Inizia a giustificarsi balbettando che non sta provando a dimostrare niente, ma io mi asciugo le mani con uno strofinaccio e appoggio un dito sulle sue labbra. Mi chino leggermente verso di lei, mormorandole dolcemente: “Non negarlo. Non ti si addice.”

      Ha gli occhi spalancati e l’espressione confusa per circa tre secondi, dopo i quali scoppia a ridere. “Immagino che non potrò più farti altri tiri mancini.”

      “Ho il tuo numero.” la rassicuro.

      Parliamo di cose banali mentre lavoriamo, dato che non c’è la possibilità di fare conversazioni più profonde. Però scopro che Danny fa volontariato qui svariate volte alla settimana da quando aveva sedici anni, il che mi porta a confermare che è originaria di Boston proprio come me. Maverick continua a fare avanti e indietro tra la cucina e la sala da pranzo, portando pentole e vassoi sporchi. Mentre i residenti e gli ospiti lavano i loro piatti e posate in un’ara di lavaggio nella sala da pranzo, l’adorabile compito

      Dopo due ore passate a pelare patate,


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