Dopo La Caduta. L. G. Castillo

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Dopo La Caduta - L. G. Castillo


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stava guardando nella direzione sbagliata. Doveva stare più attenta.

      Quando riaprì lentamente gli occhi, rivide la piccola casa bianca nello stesso posto. Gemette.

      Era la casa di Welita.

      Davanti al portico c’erano vetri infranti, e la zanzariera sbatteva nel vento. La cosa peggiore era che ogni singola finestra era in frantumi.

      Cosa era successo? Welita e Chuy non avrebbero mai lasciato la casa in quello stato; l’unica spiegazione era che fosse stata abbandonata.

      â€œNo!” Urlò con dolore buttandosi contro la ringhiera, sporgendosi il più possibile. Questa casa era la gioia e l’orgoglio di Welita. Non l’avrebbe mai lasciata. Suo padre era cresciuto in quella casa. Doveva essere successo qualcosa—qualcosa di così tremendo da non dare a Welita altra scelta se non quella di andarsene.

      La paura le si conficcò in gola quando pensò all’unica cosa che avrebbe potuto convincere la nonna testarda ad abbandonare la propria dimora.

      No! Impossibile! Welita non era morta. Una cosa del genere non era possibile. Welita era in perfetta salute quando l’aveva guardata poche settimane prima. Doveva essere qualcos’altro. Doveva essere così.

      Freneticamente, corse lungo il ponte, cercando di guardare meglio le case del vicinato, alla ricerca disperata di un indizio, qualunque cosa che potesse spiegare cosa fosse successo a Welita e Chuy.

      â€œCosa succede?” Lash le si avvicinò.

      â€œWelita se n’è andata” singhiozzò Naomi.

      Guardò le case vicine a quella di Welita. Anche queste avevano la stessa aria desolata. Sembrava che l’intero quartiere fosse stato abbandonato. “Se ne sono andati tutti!”

      â€œCosa? Sei sicura?” Lash si affacciò al parapetto e guardò l’acqua.

      â€œIo-io non capisco. Sono passate solo poche settimane dall’ultima volta che l’ho vista. Tutto sembrava normale. I bambini del vicinato giocavano a basket. Tutto era uguale a quando me ne sono andata.”

      â€œÃˆ passata qualche settimana” mormorò lui.

      â€œEsatto, un intero quartiere non può trasformarsi in un deserto in un paio di settimane, non credi? Voglio dire, guarda l’erba. Arriva quasi al ginocchio!”

      Lui strinse il naso con le dita e digrignò i denti. “Qualche settimana” ripeté.

      â€œPerché continui a ripeterlo?”

      Lui fece un gemito e batté la mano sulla ringhiera. “Merda!”

      â€œCosa? Cosa vuoi dire?”

      Lash cominciò a percorrere la lunghezza del ponte, passandosi le mani fra i capelli e imprecando sottovoce.

      â€œNon pensavo che potesse succedere qualcosa del genere” mormorò mettendo la testa fra le mani. “Stupido, stupido, stupido!”

      â€œLash, per favore, spiegami. Tu sai qualcosa.” La sua voce aumentava di tono ad ogni parola. Lo prese per le spalle quando non le rispose, scuotendolo. “Parla!”

      Lui la guardò con occhi tormentati. “Sono state poche settimane . . . per te.”

      Lei sbatté gli occhi, confusa. “Per me? Cosa vuol dire, per me?”

      â€œBeh, per noi, in effetti.” Girò la testa, incapace di guardarla in faccia. “Non posso credere di non avertelo detto.”

      Naomi gli mise una mano sotto al mento e diresse il suo viso verso di sé. “Detto cosa?”

      Lui inspirò con forza e trattenne il respiro prima di espirare di botto. “Il tempo è diverso qui da noi rispetto alla Terra.”

      â€œCosa vuol dire? Il tempo è diverso? In che senso diverso?”

      Sentì il cuore crollare nello stomaco. Oh, Signore! Forse sono tutti morti.

      Le si offuscò la vista e si sentì cadere.

      â€œNaomi!” gridò Lash prendendola al volo.

      â€œQuanto tempo?” La sua voce era bassa, piena di paura.

      â€œSei sconvolta. Torniamo a casa. Mi dispiace così tanto aver dimenticato di dirtelo. Ti spiegherò tutto e poi cercheremo di capire—”

      â€œNo.” Fece un respiro profondo e si sforzò di rialzarsi in piedi. Non era questo il momento di mostrare debolezza. Ora era il momento di essere l’arcangelo che si stava preparando a diventare. Prendendo un altro respiro, gli disse: “Dimmelo. Quanto tempo è passato?”

      â€œNon ho mai fatto tanto caso allo scorrere del tempo, che qui non viene misurato come sulla Terra. Direi forse”—deglutì e la guardò con preoccupazione—“un anno.”

      â€œUn anno! Sono via da un anno?”

      â€œForse meno” le rispose velocemente.

      Naomi espirò lentamente. Avrebbe dovuto essere sollevata che fosse passato solo un anno. Si girò ed osservò nuovamente la casa di Welita. Si era ripromessa di farle una visita durante il suo primo incarico. Avrebbe voluto mandare alla nonna qualche tipo di segnale che le facesse capire che le era ancora vicina. Anche se Welita non era in grado di vederla, sapeva che avrebbe capito che si trattava di lei. Aveva anche pianificato di andare a visitare Chuy, sapendo che anche lui era arrivato a credere nell’esistenza degli angeli. Ma adesso erano spariti.

      Le venne improvvisamente un’idea. “Gli Arcangeli sono potenti. Possono fare praticamente tutto, vero?”

      â€œNon direi proprio tutto ma sì, dispongono di poteri molto forti. Perché?”

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