Sangue Saziato. Amy Blankenship

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Sangue Saziato - Amy Blankenship


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che gli aveva detto quel giorno.

      Come risposta, suo nonno si era limitato a sbattere la porta e poi chiuderla a chiave. Sembrava così spaventato quando si era voltato e le aveva detto di non entrare mai lì dentro, per nessun motivo. Lei aveva annuito prontamente... se qualcosa spaventava suo nonno in quel modo, allora lei non voleva averci niente a che fare. Era successo un paio di mesi fa e la curiosità stava iniziando a divorarla lentamente.

      Con un sorriso malizioso, Kyoko guardò verso la sua camera da letto per assicurarsi di avere via libera, prima di sedersi sulla ringhiera. Se qualcuno fosse stato sveglio e l’avrebbe vista, sarebbe finita in guai seri. Ma ne valeva la pena. Seduta in quel modo, lasciandosi tutto alle spalle, le sembrava di fluttuare nella notte mentre guardava l’acqua.

      La sua attenzione tornò al tempio quando la luce blu divenne improvvisamente più forte, come se fosse una stella. Con un lampo accecante, la luce esplose silenziosamente verso l’esterno. La porta del tempietto si staccò dai cardini con un rumore sordo, seguito da uno “Splash!”.

      â€˜Era uno “splash” quello?!’ pensò Kyoko.

      Volse lo sguardo verso lo stagno luccicante e notò l’acqua increspata da cerchi concentrici nel punto in cui era caduto qualcosa. Senza pensare all’altezza pericolosa, si girò sulla ringhiera e scivolò lungo uno dei pali metallici che sostenevano il balcone.

      Non appena toccò l’erba con i suoi piccoli piedi si mise a correre, temendo che suo nonno fosse caduto nel laghetto. Usando il ponticello, Kyoko si tuffò. Dirigendosi verso la parte più profonda dello stagno, non ebbe il tempo di pensare all’acqua gelida che la circondava.

      Sapeva che era troppo buio per vedere qualcosa, ma aprì comunque gli occhi sotto quell’acqua torbida. Suo nonno era lì sotto da qualche parte e lei doveva aiutarlo. Rimase sorpresa quando vide qualcosa... un qualcosa di così luminoso da essere quasi accecante. Proprio lì, in mezzo a tutta quella luce, c’era un angelo che stava sprofondando lentamente verso il fondale.

      Kyoko sentiva l’acqua gelida nei polmoni mentre cercava di afferrare quella mano luminosa. Lui era bello e sembrava che stesse dormendo. Ali... aveva delle ali d’argento. Afferrandogli la mano tirò più forte che poteva, ma ciò la fece sprofondare insieme a lui. Cercò di gridare per farlo svegliare ma ingurgitò solo altra acqua. Non provava dolore, però sentiva freddo... e aveva tanto sonno.

      Kyoko sentì le dita di lui stringere le sue e l’ultima cosa che pensò fu che un angelo era venuto per portarla in paradiso, così avrebbe rivisto la sua mamma e il suo papà.

      Toya sussultò quando riprese conoscenza e aprì gli occhi. Acqua? Perché era in acqua? Sentì qualcuno toccargli la mano e girò la testa, vedendo una ragazzina lì sotto con lui. I suoi capelli galleggiavano e le incorniciavano quel viso dolcissimo, ma i suoi occhi erano chiusi e le sue labbra a forma di cuore erano aperte.

      Rendendosi conto di cosa ciò significasse, Toya la prese tra le braccia e la portò fuori dall’acqua così velocemente da lasciare un vortice dietro di sé.

      Guardando il piccolo tesoro tra le sue braccia, rimase senza fiato... era bellissima e sembrava così fragile. Richiudendo le proprie ali, discese su un soffice manto di erba e ve la adagiò delicatamente. Posandole una mano sul cuore, pregò di sentirlo battere.

      I suoi occhi dorati si spalancarono e il suo battito accelerò quando sentì il proprio potere di guardiano defluire verso la mano. Lacrime calde gli salirono agli occhi, sfocando l’immagine di lei. I suoi occhi si spalancarono di nuovo quando sentì il proprio potere defluire verso di lei.

      â€œKyoko?”. Toya poteva sentire il proprio potere mescolarsi con il suo, tra il palmo della mano e il suo cuore, e capì di avere ragione. Finalmente l’aveva ritrovata ma, in quel mondo, era solo una bambina. Alzò gli occhi al cielo e implorò “Mi avete mandato qui per un motivo... vero? Vi prego, ditemi che non è stato solo per farmela vedere morire di nuovo. Non posso... non voglio.”.

      Non accadde nulla e Toya la prese tra le braccia; quando lei rimase inerte si udì l’eco del suo pianto desolato. Le affondò il viso contro il collo e se la strinse al petto, desiderando che il suo cuore sentisse il proprio battito.

      â€œMaledizione, Kyoko, sono qui... mi senti?”. Col passare dei minuti, i nervi di Toya andarono in frantumi finché, esausto, urlò “Vi prego! Permettetemi di salvarla, stavolta!”.

      Come per istinto, volse gli occhi pieni di lacrime verso la piccola struttura ad un paio di metri di distanza. Lì dentro, proprio dietro la porta, c’era la Statua della Vergine. Vedendo lo sguardo ardente del Cuore del Tempo, Toya sentiva di star perdendo il favore degli dei mentre la sua rabbia cresceva.

      â€œNon m’interessa se i demoni stanno arrivando e tu avrai il tuo maledetto cristallo. Non m’importa di niente oltre a lei! Io la amo. Ho sempre amato soltanto lei. Non oserai portarmela via di nuovo!”.

      Gli occhi brillanti della statua sembrarono guardarlo per un attimo, poi emisero una silenziosa ondata di luce. Pur non sentendo alcuna voce, Toya capì cosa voleva il Cuore del Tempo. Sentì un senso di calma scacciare via la sua rabbia e distolse lo sguardo dalla statua per guardare di nuovo la bambina inerte che teneva in braccio.

      â€œSe questo è ciò che serve...” sussurrò Toya, disposto a sacrificare qualsiasi cosa affinché lei vivesse. Il suo esile corpo iniziò a brillare come lui, e la tenue luce blu li circondò. Abbassando le labbra sulle sue, Toya le diede il proprio respiro... segnando i loro destini mentre il suo cuore riprendeva a battere.

      L’acqua nei polmoni di Kyoko svanì quando lei inalò l’aria calda e si fece strada a fatica nell’oscurità in cui stava per affogare. Si sentiva circondata dal calore. Si sforzò per aprire gli occhi, ricordando l’angelo che stava cercando di salvare.

      Sbattendo le palpebre, aspettò che l’accecante luce blu svanisse. Quando ciò accadde, si ritrovò tra le braccia di quell’angelo e lui la stava guardando. Sentendo un formicolio sulle labbra, se le sfiorò con le dita.

      Toya non riusciva a staccarle gli occhi di dosso mentre apriva quegli occhi verde smeraldo che brillavano di appassionata curiosità e intelligenza. Sentì il petto stringersi dolorosamente quando lei gli sorrise. Si sentiva come se avesse una ferita sanguinante mentre lei allungava innocentemente una mano e se la portò alle labbra, come se avesse percepito il suo bacio.

      â€œCosa può mai far piangere un angelo?” gli chiese Kyoko, vedendo le lacrime scendergli lungo le guance.

      Toya si rese conto di star piangendo. “Non sto piangendo.” trattenne le lacrime e si asciugò le guance con il braccio. Dovette asciugarsi di nuovo, incapace di trattenere altre lacrime. “Ma promettimi che non ti tufferai di nuovo in acqua finché non avrai imparato a nuotare.”.

      Sentiva di star già abbandonando quel mondo ma, adesso che lei era viva, non gli importava.

      Kyoko si alzò e guardò il laghetto, poi si voltò verso di lui. “Avevo dimenticato che non so nuotare.” sussurrò, chiedendosi come si potesse dimenticare una cosa del genere.

      Toya vide il bagliore della statua dietro di sé e capì che il suo tempo lì stava per scadere. Le mani della Vergine avevano iniziato a brillare più forte e, in lontananza, poteva sentire i mostri del suo mondo che cercavano di attraversare la crepa. La barriera tra i mondi era sempre più debole nel punto in cui si trovava Kyoko.

      All’improvviso, lui allungò le braccia e strinse forte Kyoko, sentendo già la sua mancanza. Strofinando la guancia sui suoi capelli ramati, sussurrò con voce tremante “Devo tornare dall’altra parte e impedire ai demoni di venire qui.”.

      â€œSembri


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