Se Solo per Sempre . Sophie Love

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Se Solo per Sempre  - Sophie Love


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completi vintage – un abito grembiule color ruggine in velluto a coste con un cardigan bianco e nero a motivi floreali e il collant coordinato. Era adorabile. Lui indossava i soliti jeans trasandati e la camicia, con i capelli neri arruffati e la barba corta che gli incorniciava la mascella volitiva.

      “Volevamo fare colazione fuori,” disse Daniel. “Fare qualcosa di speciale. Per festeggiare.”

      Emily rimise il cellulare in tasca. “Ottima idea.”

      Per un pelo. La telefonata a sua madre avrebbe dovuto aspettare. Però Emily sapeva che non avrebbe potuto rimandarla per sempre. Prima o poi si sarebbe trovata sul lato sbagliato dell’affilata linguaccia di Patricia Mitchell.

      *

      Il profumo dello sciroppo permeava la calda aria del ristorante di Joe. La famiglia si sistemò su uno dei banchetti di plastica, notando le occhiate e i sospiri che suscitava.

      “Lo sanno già tutti,” disse Emily sottovoce a Daniel.

      Lui alzò gli occhi al cielo. “Certo che lo sanno.” Aggiunse sarcastico, “Anzi, sono sorpreso che ci sia voluto così tanto. Abbiamo dato la notizia addirittura mezza giornata fa, e sono certo che a Cynthia Jones ci è voluta solo un’ora o due per fare il giro in bicicletta di tutta la città e annunciare l’ultimo gossip di sua conoscenza.”

      Chantelle ridacchiò.

      Almeno i sospiri e le occhiate erano di felicità, pensò Emily. Tutti sembravano contenti per loro. Però Emily si sentiva un po’ in imbarazzo a essere il centro dell’attenzione. Non era cosa da tutti i giorni entrare in una waffle house e far girare tutte le teste. Nella mente le vorticavano ancora le domande seguite alla conversazione telefonica con Amy e Jayne, e si chiedeva se quello fosse un momento appropriato per introdurne alcune a Daniel.

      Joe, dai capelli grigi, arrivò alla tavola, con il pad nella mani rugose.

      “Ho sentito dire che le congratulazioni sono d’obbligo,” disse, sorridendo, posando una mano sulla schiena di Daniel. “Quand’è il gran giorno?”

      Emily vide Daniel vacillare. Sembrava confuso quanto lei. Tutti volevano risposte a domande che non si erano neanche posti tra loro due.

      “Ancora non sappiamo,” balbettò Daniel. “Non abbiamo organizzato i dettagli.”

      Ordinarono waffle e pancake, e una volta che Joe se ne fu andato per preparare le colazioni, Emily raccolse il coraggio per fare a Daniel alcune domande.

      “Per quando credi che dovremmo scegliere una data?” chiese Emily.

      Daniel la guardò con gli occhi spalancati. “Oh. Non lo so. Vuoi che lo facciamo subito?”

      L’avvertimento di Jayne le fece eco nella mente. “Non c’è bisogno che scegliamo una data specifica, ma pensiamo di sposarci tra qualche mese o il prossimo anno? Vuoi un matrimonio estivo? O autunnale, dato che siamo nel Maine?”

      Emily sorrise, ma stancamente. Dall’espressione sul viso di Daniel, capì che non si era spinto tanto in là con i progetti.

      “Devo pensarci,” disse in modo evasivo.

      “Io voglio un matrimonio estivo,” disse Chantelle. “Al porto. Con la barca di papà.”

      “Pensare a cosa?” disse Emily ignorando Chantelle e concentrandosi su Daniel. “Ci sono solo quattro opzioni. Sole, burrasca, neve, o brezza. Quale preferisci?”

      Daniel fu preso un po’ alla sprovvista dal tono piuttosto stizzoso di Emily. Anche Chantelle sembrava perplessa.

      “Non lo so,” balbettò Daniel. “Ci sono pro e contro in ogni caso.”

      Emily sentì le emozioni rimestarla dentro. Aveva ragione Jayne? Daniel le aveva chiesto di sposarlo senza neanche pensare al fatto che alla fin fine ci sarebbe stato per davvero un matrimonio?

      “L’hai detto a qualcuno?” indagò Emily.

      Grinze di frustrazione apparvero sulla fronte di Daniel. “È successo meno di ventiquattr’ore fa,” affermò chiaramente, nascondendo l’irritazione che Emily sapeva di avergli alimentato dentro. Aggiunse tra i denti, “Non possiamo goderci il momento?”

      Chantelle fece scorrere lo sguardo da Emily a Daniel con la preoccupazione negli occhi. Non bisticciavano spesso e vederli fare così chiaramente la allarmava.

      Vedere la piccola preoccupata toccò nel profondo Emily. Qualunque preoccupazione potesse avere, non era giusto tirare in mezzo Chantelle. Era una questione che dovevano risolvere lei e Daniel.

      “Hai ragione,” disse Emily, sospirando.

      Prese la mano di Chantelle per rassicurarla. Proprio allora arrivò Joe con le cataste di pancake. Si misero tutti a mangiare in silenzio.

      Emily era arrabbiata con se stessa per aver lasciato che le parole di Jayne e Amy le rovinassero l’entusiasmo. Non era giusto. Appena ieri era al settimo cielo.

      “Può fare Bailey la ragazza dei fiori?” chiese Chantelle. “E io posso fare la damigella?”

      “Ancora non lo sappiamo,” spiegò Emily tenendo sotto controllo le emozioni.

      “Ma voglio camminare lungo la navata con te,” aggiunse Chantelle. “Ci sarà una navata, no? Vi sposate in chiesa?” La bambina rovistò nello zaino e prese un blocco per gli appunti rosa e una penna con i brillantini. “Facciamo una lista,” disse.

      Nonostante l’ansia sottostante, Emily non poté evitare di sentirsi bene nel vedere Chantelle entrare nella modalità organizzativa. Sembrava sempre così seria, così grande rispetto agli anni che aveva.

      “La prima cosa che dovete decidere è il posto,” disse Chantelle con tono tanto efficiente che Emily si immaginò che un giorno avrebbe potuto gestire la locanda.

      “Hai ragione,” disse Emily guardando Daniel. “Pensiamo prima al posto, e poi partiamo da lì.” Era determinata a non permettere al suo buonumore di sgonfiarsi. “Non prendiamo decisioni in fretta.”

      Per la prima volta da quando l’aveva seccato con le domande, Daniel sembrò rilassarsi. Il cipiglio sulla fronte scomparve. Emily si sentì sollevata.

      Fuori dalla finestra del ristorante Emily vide che era stato sistemato un albero nel centro della città. Con tutta quell’agitazione si era completamente dimenticata dell’albero di Natale; veniva sistemato ogni anno il giorno dopo il Ringraziamento. Era andata a vederlo da bambina quando veniva lì con la famiglia per le vacanze invernali. Le tornò in mente che c’era anche una speciale illuminazione che la sera veniva accesa ogni anno sull’albero.

      “Dovremmo andare a vedere le luci dell’albero, stasera,” disse Emily.

      Chantelle alzò lo sguardo dagli appunti, che adesso erano pieni di un lungo elenco puntato scritto con la sua grafia scarabocchiata. “Possiamo?” Sembrava entusiasta.

      “Ma certo,” disse Emily. “Però prima dovremmo prendere il nostro albero. Se la città ne ha uno, anche la locanda deve averne uno. Che ne dici, Chantelle?”

      Emily sentì la sua gioia crescere quando realizzò che la locanda avrebbe accolto un enorme albero di Natale. Quando era bambina suo padre ne metteva solo uno piccolo nel soggiorno, dato che nella casa ci stavano solo per le vacanze. Ma adesso che quella era casa sua poteva mettere nell’atrio un enorme albero di tre metri. Magari anche di quattro! Lei e Chantelle l’avrebbero addobbato insieme, usando una scala per raggiungere i rami più alti. Il pensiero la riempì di aspettativa infantile.

      “Possiamo, papà?” chiese Chantelle a Daniel, che se ne stava più che altro in silenzio a mangiare i pancake. “Possiamo prendere un albero di Natale?”

      Daniel annuì. “Certo.”

      “E poi possiamo andare a vedere le luci in città?”

      “Ah-ah.”

      Emily si accigliò, chiedendosi che cosa


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