Se Solo per Sempre . Sophie Love

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Se Solo per Sempre  - Sophie Love


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del matrimonio imminente.

      Emily si alzò dal letto di Chantelle, si avvolse in uno scialle e uscì sul portico. Sedette sul dondolo, raccolse le gambe sotto al corpo, e diede uno sguardo alla luna e alle stelle che splendevano in alto nel cielo. Qualcosa nella loro luce brillante le fornì il coraggio. Scorse i contatti della rubrica del cellulare e scelse il numero di sua madre.

      Come sempre, Patricia rispose al telefono con un brusco, “Sì?”

      “Mamma,” disse Emily, inspirando, cercando di aggrapparsi al coraggio. “Devo dirti una cosa.”

      Non aveva molto senso fingere una conversazione cortese. Nessuna delle due la voleva. Era meglio andare dritta al punto.

      “Oh?” disse Patricia con tono piatto.

      Emily aveva spiazzato parecchio la madre nel corso dell’anno precedente, lasciando la sua casa di New York, rompendo con Ben dopo sette anni insieme, scappando a Sunset Harbor, aprendo un Bed and Breakfast, e innamorandosi talmente tanto di Daniel da accettare di crescere sua figlia. Sua madre, non tanto sorprendentemente, aveva disapprovato ogni singola scelta di Emily. Le probabilità che accettasse il fidanzamento erano vicine allo zero.

      “Daniel mi ha chiesto di sposarlo,” riuscì a dire alla fine. “E io ho detto di sì.”

      Ci fu una pausa – che Emily aveva previsto. Sua madre usava il silenzio come un’arma, fornendo a Emily sempre abbastanza tempo per preoccuparsi dei pensieri che le passavano per la testa.

      “E frequenti quest’uomo da quanto?” disse alla fine Patricia.

      “Un anno, quasi,” rispose Emily.

      “Un anno. Quando ne avrete più o meno cinquanta da trascorrere insieme.”

      Emily lasciò andare un profondo sospiro. “Pensavo che saresti stata felice che mi stessi sistemando, finalmente. Hai sempre adorato sbattermi in faccia da quanto eri sposata tu alla mia età.” Emily sentì il tono della sua voce e fece una smorfia. Perché sua madre le tirava fuori sempre la bambina belligerante che c’era in lei? Perché le interessava tanto avere la sua approvazione quando a Patricia sembrava importare così poco della figlia?

      “Immagino che abbia bisogno di una madre per quella bambina,” disse Patricia.

      Emily parlò tra i denti. “Si chiama Chantelle. E non è per questo che mi ha chiesto di sposarlo. Me l’ha chiesto perché mi ama. E io ho detto di sì perché io amo lui. Vogliamo stare insieme per sempre, quindi abituatici.”

      “Vedremo,” rispose Patricia con tono monotono.

      “Speravo che saresti stata felice per me,” disse Emily, e la voce cominciò a farsi titubante. “Sarai la madre della sposa, dopotutto. La gente si aspetterà di vederti orgogliosa e cordiale.”

      “E chi dice che ci vengo?” ribatté Patricia.

      Quelle parole colpirono Emily come uno schiaffo. “Cosa vuoi dire? Certo che ci vieni, mamma. È il mio matrimonio!”

      “Non esiste nessun certo,” rispose Patricia. “Risponderò all’invito quando l’avrò ricevuto.”

      “Mamma…” balbettò Emily.

      Non riusciva a credere a quello che sentiva. Sua madre davvero non sarebbe venuta solo per ripicca? Che cosa avrebbe pensato la gente? Probabilmente che Emily era orfana, lì a sposarsi senza padre e senza madre. E senza sorella. Sotto diversi punti di vista, era davvero orfana. C’era solo lei contro il mondo intero.

      “Bene,” disse Emily con le guance improvvisamente infuocate. “Fa’ quello che vuoi. L’hai sempre fatto.” Poi pose fine alla conversazione senza salutare.

      Emily non voleva piangere. Anzi, si rifiutava di farlo. Non per sua madre, che non se lo meritava. Ma per suo padre, che era tutta un’altra storia. Le mancava disperatamente, e adesso che era convinta che fosse ancora vivo, voleva disperatamente vederlo. Ma non c’era modo di contattarlo. La donna con cui aveva tradito sua madre era morta molti anni prima, e comunque era rimasta sconvolta come gli altri dalla scomparsa di Roy. Tutto ciò che sapeva Emily era che mentre non avere sua madre al matrimonio sarebbe stato doloroso, non avere lì suo padre sarebbe stato devastante. In quel momento, Emily raddoppiò la risolutezza a scovarlo. Qualcuno da qualche parte doveva sapere per forza qualcosa.

      Emily rientrò nella locanda. Era stanca dalla lunga giornata e si arrampicò su per le scale per raggiungere il letto. Ma quando ebbe raggiunto la sua stanza Daniel non c’era. Il panico momentaneo si placò quando Daniel rientrò nella camera, con il cellulare in mano.

      “Dov’eri?” chiese Emily.

      “Ho appena chiamato mia madre,” rispose Daniel. “Per dirle del matrimonio.”

      Emily quasi rise dalla sorpresa. Il fatto che entrambi avessero chiamato le loro madri simultaneamente era più di una coincidenza; chiaramente era un segno del legame che avevano l’uno con l’altra.

      “Com’è andata?” chiese Emily, anche se dall’espressione di Daniel sapeva che la risposta non sarebbe stata buona.

      “Tu che ne pensi?” disse Daniel sollevando un sopracciglio. “Si è giocata di nuovo la carta Chantelle, dicendo che verrà al matrimonio solo se le promettiamo che trascorrerà regolarmente del tempo con Chantelle. Vorrei che vedessi che forza distruttiva può essere così da capire perché non voglio lasciarla con mia figlia. Non finché beve troppo. Chantelle ha bisogno di avere intorno degli adulti sobri dopo quello che ha passato con sua madre.” Crollò sull’orlo del letto. “Lei proprio non ci arriva. Non capisce. ‘Tutti bevono’, è quello che dice sempre. ‘Non sono peggio degli altri’. Magari no, ma non è ciò di cui ha bisogno Chantelle. Se le importasse di sua nipote tanto quanto dichiara, perderebbe l’abitudine per il suo bene.”

      Emily salì sul letto e gli massaggiò via la tensione dalle spalle. Daniel si rilassò sotto al suo tocco delicato. Lei gli diede un bacio sul collo.

      “Anch’io ho appena chiamato mia madre,” disse.

      Daniel si voltò per guardarla in faccia, sorpreso. “Davvero? Com’è andata?”

      “Malissimo,” disse Emily, e d’un tratto non poté evitare di ridere. C’era della comicità nera nella faccenda.

      Vedendo Emily dissolversi nelle risate fece scoppiare Daniel. Ben presto stavano entrambi ridendo istericamente, condividendo la loro commiserazione uno con l’altra, legati in quel momento e superandola insieme.

      “Pensavo,” disse Daniel una volta che furono cessate le risate. “Ti ricordi quando è venuto Gus?”

      “Sì, certo,” rispose Emily. L’anziano gentiluomo era stato il suo primo vero ospite alla locanda. Grazie alla sua clientela si era salvata dall’orlo della bancarotta. Era anche una delle persone più deliziose che Emily avesse mai avuto il privilegio di conoscere. “Come potrei mai dimenticarmi di Gus? Ma cosa c’entra?”

      Daniel giocava con pigrizia con la manica della maglietta di Emily. “Ti ricordi quando è andato a quella festa a Aubrey? Al municipio?”

      Emily annuì, accigliandosi e chiedendosi dove stesse andando a parare Daniel.

      “Ci sei mai stata?” chiese Daniel.

      Emily si fece ancor più curiosa. “A Aubrey? O al municipio?” Poi rise. “A dire il vero, non sono stata in nessuno dei due posti.”

      Daniel fece una pausa, e si zittì improvvisamente. Emily attese con pazienza.

      “Al municipio si fanno matrimoni,” disse, andando finalmente al punto. “Mi chiedevo se non dovremmo, sai, prendere appuntamento, o come si dice, con l’organizzatore di matrimoni. Ovviamente se vuoi sposarti nel Maine invece che a New York.”

      Dire che andò sotto shock è un eufemismo! Sentir Daniel suggerire qualcosa che avesse a che fare con l’organizzazione del matrimonio senza che lei avesse dovuto insistere fu un sollievo enorme per Emily.

      “Sì,


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