Persecuzione. Блейк Пирс

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Persecuzione - Блейк Пирс


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per parlarne, Riley pensò.

      Se così era, le sarebbe stato bene. Passare più tempo con Frankie sarebbe bastato per farla sentire molto meglio. Intanto, lei e l’amica dovevano aggiornarsi un po’.

      Frankie disse: “Ho sentito dire che hai lavorato ad altri tre casi dall’ultima volta in cui ci siamo viste. Questo è piuttosto ammirevole. Si sta spargendo la voce che tu sia quasi un prodigio, il prossimo Jake Crivaro, a quanto dicono.”

      Riley arrossì dinnanzi a quella che sapeva essere un’alta lode.

      “Ho ancora tanto da imparare” replicò. “Raccontami, come ti va qui a Washington D.C.? Come sta procedendo la tua vita da agente dell’FBI?”

      Frankie aggrottò il sopracciglio e sospirò.

      “Non è tutto come speravo che fosse, a dire il vero” rispose.

      Riley provò un pizzico di preoccupazione. Sapeva che Frankie aveva passato ben sei mesi a lavorare sotto copertura come corriere della droga, prima di riuscire ad entrare nell’Accademia. Per la sua esperienza passata, Frankie era stata felice e speranzosa nei confronti del suo incarico. Ora sembrava triste e delusa.

      Quando arrivarono i panini, Riley chiese a Frankie di parlargliene. L’amica prese un sorso di caffè e rifletté per un momento.

      Poi disse: “Sai, ho imparato una vera lezione mentre lavoravo come poliziotta sotto copertura a Cincinnati. Ho imparato che l’intera ‘Guerra alla Droga’ è senza senso. È una guerra che non può essere vinta. Il vero problema è che c’è molto dolore là fuori, e molte persone infelici. Rinchiuderle per l’uso di droga non arriva alla radice del problema. E immagino che io …”

      La voce di Frankie si interruppe per un momento.

      Poi, proseguì: “Beh, pensavo di poter fare la differenza, lavorando nell’FBI. Pensavo di poter cambiare come sono state fatte le cose. Ma non sta funzionando in quel modo. Resta sempre tutto uguale, proprio come a Cincinnati. L’unica differenza è che ora non lavoro più sotto copertura. Ma sono ancora coinvolta nella stessa tipologia di operazioni, e non posso cambiare alcunché. Mi sento come una ingenua idiota per aver pensato di poter fare la differenza.”

      Riley si protese sul tavolo, verso l’amica, e disse: “Frankie, concediti del tempo. Hai appena iniziato. Sii paziente.”

      Frankie sbuffò. “Sì, beh, la pazienza non è esattamente il mio forte. E, ad ogni modo, i miei problemi sembrano piuttosto banali in confronto a quello che ti è capitato ieri. Crivaro sembrava davvero preoccupato per te al telefono. Vuoi parlarne? Vuoi raccontarmi cosa è successo?”

      Riley esitò per un istante. Poi, immaginò che parlarne fosse parte del motivo per cui era lì. Appena cominciò a raccontare a Frankie tutto quello che era successo il giorno precedente, sentì un nodo in gola.

      Non ricominciare a piangere, si disse.

      Riuscì a controllare le lacrime, mentre descriveva il momento in cui aveva ucciso Heidi Wright.

      Poi disse: “Frankie, era solo una ragazzina, quindici anni. Non era colpa sua il fatto di aver avuto una vita così orrenda. Non aveva alcuna opzione. Era disperata. Aveva bisogno di qualcuno che le desse una buona casa, che la guidasse e le desse un po’ d’amore. Non meritava di morire così.”

      Ora la voce di Frankie era colma di preoccupazione.

      “Non credo che serva che io dica l’ovvio” Frankie disse.

      Riley annuì e rispose: “Lo so, lo so. Non ho avuto altra scelta. Era la sua vita o la mia.”

      “E la tua vita conta, Riley” Frankie disse. “Conta molto.”

      Riley dovette asciugarsi una lacrima ora.

      “Sento che le cose non torneranno più come prima” disse.

      Frankie inclinò il capo e disse: “Beh, non ho mai dovuto sparare a qualcuno, ma … so come ci si sente a fare qualcosa che ti cambia davvero. Ci sono passata. Lo capisco.”

      Riley sapeva a quale terribile evento l’amica si riferisse. Quando lavorava sotto copertura a Cincinnati, uno spacciatore l’aveva costretta a iniettarsi di eroina, minacciandola con un coltello. La donna non aveva avuto scelta.

      Riley ricordò quello che Frankie le aveva detto dell’incredibile stato di euforia che aveva vissuto.

      “Se fossi morta allora, sarei morta felice.”

      Quello era l’evento che aveva convinto Frankie che la ‘Guerra alla Droga’ era inutile. Riley sapeva che Frankie avrebbe combattuto con tale esperienza per il resto della sua vita. Fino a quel momento, Riley non era riuscita ad immaginare come fosse per lei.

      Forse adesso posso comprendere, pensò.

      Riley diede un morso al sandwich e rifletté per un momento.

      Poi disse: “Ecco la cosa strana, Frankie. Circa due settimane fa, volevo davvero uccidere qualcuno. Mi ci è voluto tutto il mio autocontrollo per non farlo.”

      “Che cos’è successo?” Frankie chiese.

      Riley rispose: “Forse hai sentito parlare del caso a cui io e Crivaro abbiamo lavorato in Maryland.”

      “Sì, un brutto affare” Frankie esclamò. “Il killer si chiamava Mullins, giusto?”

      Riley annuì. “Sì, Larry Mullins. Ha ucciso due bambini, di cui era il babysitter, soffocandoli in due diversi parchi giochi.”

      Poi, con un lieve gemito, aggiunse: “Naturalmente, Mullins non è ancora stato incarcerato. La data del processo non era nemmeno stata stabilita, e le prove che abbiamo contro di lui sono ancora inconsistenti. Ma io e Crivaro sappiamo che è colpevole, e così i genitori dei bambini.”

      Riley fece una pausa per un momento, temendo il ricordo che stava per descrivere.

      “Mullins è un bastardo orgoglioso” riprese. “Ha questa faccia da ragazzino, e questo è il motivo per cui i genitori dei bambini si sono fidati di lui. Ho odiato l’atteggiamento che aveva nell’istante in cui io e Crivaro l’abbiamo preso. Mi ha rivolto un largo sorriso, praticamente ammettendo con gli occhi di essere colpevole. Ma sapeva anche dannatamente bene che sarebbe stata dura per noi dimostrarlo.”

      Riley, chiaramente agitata, tamburellò le dita sul tavolo.

      Poi continuò: “E proprio nell’istante in cui gli stavo mettendo le manette e gli ho letto i suoi diritti, mi ha rivolto un sorrisetto e mi ha detto: ‘Buona fortuna.’”

      Frankie ebbe un sussulto.

      Riley continuò: “Dio, non hai idea di quanto mi abbia fatto infuriare. Volevo davvero ucciderlo. Penso di aver davvero poggiato la mano sulla mia Glock. Crivaro mi ha toccato sulla spalla e mi ha rivolto uno sguardo d’avvertimento. Se non fosse stato per lui, avrei fatto saltare la testa a Mullins in quello stesso istante.”

      “È stato un bene che tu non l’abbia fatto” Frankie osservò.

      “Forse è così” Riley disse. “Ma ora non posso fare a meno di chiedermi, che cosa sarebbe successo se Mullins fosse stato la mia prima vittima? Sicuramente non mi sentirei male come mi sento ora. Forse starei persino bene. Invece, ho finito con lo sparare a una povera sciocca ragazzina che non aveva alcuna possibilità nella vita. È solo …”

      Riley deglutì un misto di rabbia ed amarezza.

      “È solo che non è giusto” riprese.

      Riley e Frankie restarono sedute a mangiare per alcuni istanti.

      Infine, Frankie disse con voce cauta: “Sai, probabilmente penserai che sono pazza a dire questo, ma … forse stiamo entrambe meglio per il modo in cui le cose ci sono accadute.”

      Riley sgranò gli occhi.

      “Che cosa intendi?” le chiese.

      Frankie alzò le spalle e disse: “Beh, se non fossi stata


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