Se lei temesse. Блейк Пирс

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Se lei temesse - Блейк Пирс


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e non sapeva se era pronta.

      «Hai parlato con Melissa ultimamente?»

      «Ieri. Mi ha chiamata per dirmi che Michelle quasi cammina. Non ancora, però manca poco…»

      «Spaventoso» disse Allen. «Quando cominciano a camminare…»

      «Oh, lo so. Melissa divenne un incubo assoluto quando fu in grado di spostarsi da sola. Ricordo una volta in cui…»

      Le squillò il telefono nella borsetta, interrompendola. Fece per prenderlo, presumendo che si trattasse di Melissa, come invocata da loro. Ripensandoci, lo ignorò. Avrebbe lasciato un messaggio e Kate l’avrebbe richiamata.

      Proseguirono con la cena, abbandonandosi ai ricordi dei due viaggi recenti che avevano fatto. Kate si era accorta di come la guardava Allen ultimamente. C’era della profondità lì, la sensazione che Allen la stesse quasi studiando. Un pensiero presuntuoso, però si chiedeva se non avesse in testa il matrimonio. Alla loro età trascorrere così tanto tempo insieme non significava necessariamente che il matrimonio fosse imminente, ma ogni giorno che passava doveva pur contare qualcosa. Non aveva idea di come avrebbe reagito se lui avesse varcato quella linea, ma era comunque bello pensarci.

      La cena terminò, venne portato il conto e Allen lo raccolse rapidamente. Sapeva che lei non aveva alcun problema finanziario; anzi, quando era andata in pensione la prima volta si era messa alla ricerca di un piano pensionistico che le permettesse di trascorrere il resto della vita in non pochi agi. Ma Allen adorava farla sentire al sicuro quando poteva, come se fossero davvero una coppietta. E per lui ciò significava che doveva pagare l’uomo.

      «Ti raggiungo tra un attimo» disse Kate mentre lui si alzava con il conto in mano. «Penso che abbia chiamato Melissa mentre cenavamo. Vorrei richiamarla.»

      «Salutamela» disse Allen dirigendosi alla cassa.

      Kate pescò il telefono dalla borsetta e vide che la chiamata persa non era di Melissa. Era di Duran.

      L’agitazione e il senso di colpa la lacerarono. Sapeva che Duran avrebbe chiamato solamente – e a quell’ora per giunta – per un’unica ragione. E se la pancia aveva ragione (e di solito ce l’aveva), probabilmente poteva pure dimenticarsi del viaggio a Chicago con Allen.

      Non ha senso pensarci, pensò.

      Richiamò subito, sapendo che Duran non era tipo da stare tanto al telefono. Squillò una sola volta.

      «Kate, come stai?»

      «Bene.» Sapeva che se usava il suo nome proprio voleva dire che aveva fretta – che non si sarebbe preoccupato delle formalità.

      «Se ti interessa, ho un caso per te. Non dovrebbe essere un lavoraccio, niente di straordinario.»

      «Be’, ovvio che lo voglio. Che dettagli hai?»

      «È nel Delaware. Finora due omicidi molto probabilmente collegati. Mi serviresti lì domani. Per quanto riguarda le specifiche, lascio che ti informi l’agente in capo.»

      «Chi è?»

      «DeMarco» disse Duran. Pareva avesse un po’ troppa gioia nella voce nel rivelarlo. Persino lui vedeva la collaborazione fiorente che le due erano riuscite a costruire. «Finora ha gestito le cose a meraviglia, ma la cosa sta cominciando a incepparsi e ha bisogno di una mano. Ovviamente lei non lo ammetterà mai.»

      «Lo sa che sto arrivando?»

      «La chiamo per farglielo sapere quando chiudiamo qui. Ti spiace guidare? Il bureau ti rimborserà la benzina.»

      «Ottimo.» E anche se la cosa era davvero ottima, non poté evitare di pensare ad Allen e a Chicago.

      «Fantastico. Chiamo DeMarco e le dico di avvisarmi quando arrivi. Grazie, Wise.»

      Riagganciò lasciando Kate seduta al tavolino a scandagliare le proprie emozioni. Quando si mise in piedi, scorse Allen in sua attesa alla porta. Aveva un sorrisetto in faccia mentre lei lo raggiungeva.

      «Non era Melissa, eh?»

      «Come hai fatto a capirlo?»

      «Sei molto rilassata quando parli con lei. La conversazione che hai appena fatto… ti ha illuminato il volto. Sedevi drittissima, concentratissima. Era Duran, vero?»

      «Sì.»

      Annuì aprendole la porta. Quando furono di nuovo nella strada inondata dal bagliore dei lampioni, le prese la mano. «Presumo che il viaggio a Chicago sia saltato, eh?»

      «Mi è stata proposta un’opportunità» disse. «Ho pensato che potevamo parlarne stasera.»

      «Un caso?»

      «Sì.»

      «Quando partiresti?»

      «Domattina presto.»

      «Allora non c’è nulla di cui parlare» disse. «Kate, ci siamo già passati. Lo so quanto significa questo lavoro per te. Quindi va’. Diavolo, io comunque devo lavorare. Sarebbe stato bello averti lì con me, certo, ma ci saremmo visti appena.»

      «Allen, posso…»

      «Va tutto bene. Sai… diverse settimane fa ti ho dato un ultimatum. Penso ancora quello che ho detto all’epoca, però… credo che non ci sia problema. Penso che dobbiamo tenerlo a mente per quando finalmente darò addio al mondo del lavoro.»

      «Tre mesi» disse lei con un sorriso.

      «Lo so. Difficile a credersi.»

      Il tailandese si trovava a solo un miglio e mezzo da casa di Kate e avevano scelto di andare a piedi – cosa che cercavano di fare almeno due volte a settimana. Era una bella serata e cominciava a fare un po’ di freddo a mano a mano che scendeva la notte.

      «Allora se parto verso le quattro e mezza del mattino non ti arrabbierai?» chiese qualche momento dopo.

      «No. Voglio che ti godi il lavoro finché ce la facciamo entrambi. Non mi arrabbierò tanto. Però prima di andare dammi un bacio.»

      Kate si sporse verso di lui, chiedendosi come avesse fatto a trovare un uomo tollerante e comprensivo come Allen. E, con ciò, si chiese anche fin quando avrebbe sopportato il suo strano lavoro.

      «Se continui con questa comprensione» gli disse «avrai molto più di un bacio.»

      Rise, le cinse la vita e proseguirono nella notte.

      CAPITOLO DUE

      Erano secoli che non guidava nelle prime ore del mattino. Si ritrovò fuori dal labirinto di uscite e carreggiate di Washington DC per le quattro e cinquanta, in direzione nordest verso il Delaware. Aveva controllato la mail la sera precedente e non aveva trovato nulla da parte di Duran. Ma poco dopo il suono della sveglia, aveva ricontrollato e aveva scoperto, senza troppa sorpresa, che Duran le aveva inviato una location specifica insieme a copie elettroniche dei dossier del caso poco dopo mezzanotte.

      Il posto in cui si erano svolti gli omicidi si chiamava Estes, una cittadina costruita attorno al lago Fallows. Graziata dalla luce del sole lungo la strada, le venne da pensare alla vacanza al mare fatta con Allen; avevano trascorso una mattinata, presto, in spiaggia, mangiando bagel e fragole guardando l’alba. Anche se una cittadina sulla sponda di un lago non aveva molto a che spartire con una vacanza sulla spiaggia, immaginava che possedesse comunque un po’ dello stesso fascino… soprattutto nel limbo stagionale delle settimane tra le ultime vere giornate estive e i primi giorni freddi d’autunno.

      Il ricordo la scaldò ma la fece anche sentire in colpa. Allen era sembrato quasi troppo comprensivo su quel caso improvviso. Le veniva da chiedersi se di lì a tre mesi avrebbe insistito con l’ultimatum, dopo essere andato in pensione. Ne avrebbe avuto il diritto, immaginava Kate. E ciò significava che aveva delle cose importanti a cui pensare.

      Per il momento c’era il caso. E se l’ultimo le aveva insegnato qualcosa, era che avrebbe dovuto assolutamente separare la vita personale da quella professionale.


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