Se lei temesse. Блейк Пирс

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Se lei temesse - Блейк Пирс


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(tranne il piccolo bagno in fondo) non ne erano prive. Kate entrò nella prima. La casa apparentemente era stata pulita e curata piuttosto bene quando i proprietari se n’erano andati. Non c’era nemmeno un graffio sulle pareti e solo delle ammaccature minime sulla moquette a dimostrare la passata presenza di mobili.

      Quella camera da letto probabilmente era una stanza per gli ospiti, perché era piuttosto piccola. L’unica zona da controllare a parte la stanza vuota era l’armadio. Era piccolino – non più grande di un guardaroba, in realtà – e non fruttò niente oltre a un altro tappeto pulitissimo. La stanza successiva era uguale, però si trattava della camera padronale, quindi era molto più grande. La camera conteneva pure un grosso bagno da esaminare, ma luccicava come il resto della casa.

      La terza stanza alla quale arrivarono era più o meno uguale, solo che l’armadio era molto più grande; si trattava di una stretta cabina completa di appendiabiti e di uno scaffale per scarpe. Era vuota come le altre stanze, ma c’era un’altra porta lungo la parete in fondo. Era più stretta delle altre, e si trovava nell’angolo della spaziosa cabina armadio.

      «Un ripostiglio?» chiese Kate andando alla porta.

      «Sì, credo di sì. A vederla si direbbe una soffitta per lo più grezza. L’ho controllata ieri.»

      Kate aprì la porta e venne accolta da un getto di aria umida. Era davvero grezzo. C’erano travi esposte e isolante, rotto solo dal grosso condizionatore che vi era stato installato. Gli ex proprietari avevano posato qualche pannello di compensato per attraversare in sicurezza la zona, ma tutto qua. Verso il fondo l’ombra del tetto obliquo limitava lo spazio. I costruttori lo avevano supportato con diverse tavole, creando una specie di parete finta. Si trattava dell’unica frattura in una zona altrimenti perfettamente quadrata.

      Kate mise piede sul compensato. Attraversandolo, pensò che era un peccato tutto quello spreco di spazio. Se terminato, poteva essere un ottimo ufficio o una stanza giochi per una famiglia con figli. Proprio mentre cominciava a immaginare dove sarebbe stata bene una rampa di scale per tornare al piano principale, giunse alla sciatta parete grezza sul fondo dove il tetto scendeva. Sbirciò dietro al muro fasullo e inclinò la testa, interdetta.

      «Ieri hai guardato qua dietro?»

      DeMarco attraversò il pavimento di compensato, curiosa e preoccupata. Guardò, vide la stessa cosa che stava vedendo Kate e proferì: «Ma che diavolo…?»

      C’era un piumone sul pavimento di compensato. Accanto, in piedi, c’era una bottiglia d’acqua vuota della Dasani.

      «Kate, non starò qui a mentirti. Non ci ho neanche pensato a guardare qua dietro.»

      «Non ce n’era ragione» disse Kate. «Non per una persona che abbia il compito di indagare da sola. Diamo il merito alla mia mente oltremodo analitica.»

      «Comunque avrei dovuto guardare.»

      «Potrebbe essere un abusivo» indicò Kate per non dare a DeMarco il tempo di essere troppo dura con se stessa. «Tendono ad andare e venire, soprattutto in proprietà ferme da un po’.»

      «Ne dubito. La polizia ieri è stata qui tutto il giorno e ci è rimasta fino a notte.»

      «Potrebbe essere un abusivo che tiene d’occhio il posto, in attesa che la polizia se ne vada. E nel caso potrebbe essere lui l’assassino. E se ieri queste cose non c’erano? Una bella coincidenza, considerando che meno di due giorni fa qui ci è stato ucciso qualcuno.»

      «Qualcuno avrebbe dovuto tenere d’occhio con molta attenzione la casa, poco ma sicuro.»

      Kate e DeMarco abbassarono lo sguardo sulla misera zona notte, con le menti che già si mettevano in moto. Kate non poteva evitare di pensare che se il piumone e la bottiglia fossero appartenuti davvero all’assassino, forse sarebbe tornata a Richmond prima della fine della giornata.

      CAPITOLO TRE

      Il fascino delle cittadine non aveva mai toccato Kate, ed Estes non faceva eccezione. Certo, era pittoresca e poteva essere un bel posticino dove trascorrere qualche settimana d’estate, ma non riusciva a immaginarsi di vivere in un posto del genere. Le spiaceva quasi per la cittadina, con i suoi mezzi di sostentamento posti attorno a quel bellissimo ma poco conosciuto lago, probabilmente soffocati dalle spiagge a meno di un’ora e mezza di distanza. Era come se la città avesse una crisi d’identità senza esserne nemmeno consapevole.

      Mentre DeMarco parlava con lo sceriffo del posto al telefono, Kate osservava la città passare, ascoltando un lato della conversazione.

      «Abbiamo bisogno di almeno un’unità alla casa di Hammermill Street» stava dicendo DeMarco. «Se l’assassino è stato abbastanza coraggioso da dormirci e lasciarci il piumone, ci sono ottime probabilità che possa ripresentarsi. E anche se l’assassino non è lui, potrebbe aver visto o sentito qualcosa.»

      Kate approfittò del momento per apprezzare il ritmo con cui DeMarco affrontava il lavoro. Le aveva ceduto delle responsabilità qua e là durante il lavoro come partner, ma non l’aveva mai vista in posizione di leadership. Pareva naturale per lei, e il fatto di gestire improvvisamente da leader il caso non la turbava nemmeno un po’. Lavorava come se ne avesse già gestiti a centinaia.

      Kate ascoltò il resto della conversazione mentre DeMarco dava ulteriori consigli e poneva domande intelligenti. Dopo un po’ DeMarco fece un breve cenno del capo e disse un rapido «Grazie» prima di riagganciare.

      «Com’è la polizia qui?»

      «Piuttosto gradevole. Lo sceriffo è una cinquantenne che adora la città e ha modi davvero materni. Pare che piaccia parecchio ai pochi suoi sottoposti che ho conosciuto.»

      «Ci sono agenti immobiliari che hanno parlato con la polizia?»

      «Sì, alcuni. Il tizio con cui stiamo andando a parlare è stato l’unico su cui lo sceriffo Armstrong abbia avuto dubbi. A lui non l’ha fatto capire, però. Voleva che ci parlassi oggi.»

      «Ha detto perché dubita della sua storia?»

      «Ha detto che quando ieri mattina hanno ricevuto la telefonata sulla scomparsa della Bateman, alcuni degli altri agenti hanno detto che sembrava troppo interessato ad andare a controllare. Ho esaminato anche i suoi precedenti. Ha un’accusa di abusi domestici risalente a qualche anno fa nel nord dello stato di New York.»

      «Logico che una persona che conosca a livello professionale le case in vendita sia azzeccata come assassino» disse Kate. «Una persona che sappia dove si troveranno gli agenti e quando saranno soli.»

      Percorsero vari isolati giù per la via principale di Estes prima che DeMarco svoltasse a sinistra per dirigersi giù per una piccola fila di negozi di souvenir, ristoranti e via dicendo. Alla fine dell’isolato c’era un posto che si chiamava Lakeside Realty. Si fermarono in un parcheggio perimetrato da traversine ferroviarie e sabbia. Kate doveva ammettere che l’organizzazione della città la faceva morire dalla voglia di vedere il lago. Avrebbe decisamente preferito la spiaggia, però immaginava che si trattasse di una sensazione provata di tanto in tanto dalla maggior parte della popolazione di Estes.

      Entrarono nell’edificio e trovarono un grande atrio e, oltre a un bancone simile a quello di un bar ad attraversare l’intero piano spezzato da belle e piccole porte a battente, una stanza open space. Le accolse gentilmente una donna seduta alla scrivania dell’atrio, che fece del suo meglio per fingere di non masticare una ciambella morsicata prima che entrassero.

      «Buongiorno, signore» disse. «Posso esservi utile?»

      «Dobbiamo parlare con Brett Towers, per cortesia» disse DeMarco.

      «Allora venite sul retro» disse. «Così presto, qui c’è solo lui.»

      Fecero come da istruzioni, e Kate stette attenta a rimanere dietro a DeMarco per non prendere prepotentemente il comando. E infatti, come indicato dalla donna, c’era un unico agente sul retro. C’erano cinque scrivanie a occupare l’ampio open space, e solo una non era vuota. Un uomo – presumibilmente Brett


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