Jeremy (Angelo Spezzato #4). L. G. Castillo

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Jeremy  (Angelo Spezzato #4) - L. G. Castillo


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il suo nome.

      “Jeremy.”

      Le lunghe gambe di Naomi gli si avvinghiarono intorno alla vita, tenendolo stretto a sé. Le sue dita gli accarezzarono le larghe spalle e scesero lungo la schiena muscolosa. Naomi si dondolò lentamente contro di lui.

      “Jeremy.”

      Si sentiva perso dentro di lei, perso nel suo respiro, nel battito del suo cuore, nella sua voce.

      “Jeremy? Pronto? Terra a Jeremy. Cosa gli hai fatto, Lash?”

      “Io? È lui che prima ha voluto andare a nuotare. Non è stata mia l’idea di scoprire chi avrebbe trattenuto di più il fiato sott’acqua. Oh no, aspetta… è stata mia.”

      Jeremy sbatté le palpebre. La stanza, il letto, e Naomi stavano lentamente scomparendo e stavano venendo rimpiazzati da un paio di occhi color nocciola che lo studiavano dall’altra parte del tavolo.

      Da quanto tempo lo stava chiamando? Non poteva credere di averlo fatto ancora—sognare di lei, di loro due insieme, ad occhi aperti.

      “Stai bene, fratello?” Lash lo guardò con curiosità.

      Gli occhi di Jeremy passarono dal fratello a Naomi, completamente vestita. Lei aggrottò la fronte, ovviamente preoccupata per lui.

      “Sì” disse, ignorando la sensazione, che ancora indugiava, delle labbra di Naomi sulle sue. Era un sogno che non se ne voleva andare, per quanto lui si sforzasse di toglierselo dalla mente. Sebbene in fondo al cuore non sapesse se voleva davvero lasciarlo andare.

      Ma cosa gli era venuto in mente? Andare a nuotare nel ruscello davanti a casa era stata una pessima idea. Aveva dovuto fare appello a tutte le proprie forze per non fissare Naomi con adorazione mentre lei nuotava. Aveva pensato che giocare a poker sarebbe stata un’attività più sicura. Aveva pensato che guardare un mazzo di carte invece della figura perfetta di Naomi che fendeva l’acqua con grazia l’avrebbe tenuto a bada. Sarebbe stato così se la sua mente malata non avesse deciso di trasferirsi a Fantasilandia per sognare ad occhi aperti mentre Lash gli lanciava le carte dall’altra parte del tavolo.

      Potrei essere più folle?

      Lash inclinò la testa, studiandolo con attenzione. Jeremy guardò velocemente le proprie carte.

      Magari non se ne è accorto.

      Jeremy si agitò nervosamente sulla sedia sentendo il peso dello sguardo del fratello finché, alla fine, le parole di Lash risuonarono nell’aria.

      “Finiscila con le cavolate, Jeremy. Non mi freghi.”

      2

      Jeremy trattenne il fiato.

      Lui sa.

      Aveva in qualche modo perso il controllo ed aveva mostrato i suoi veri sentimenti? Aveva lottato così fortemente per nascondere il proprio amore per Naomi al fratello, persino a sé stesso.

      “Fregarti?” Cercò di stamparsi sul viso un’espressione normale. Poi, lentamente, sollevò le ciglia fino ad allacciare gli occhi color zaffiro con quelli di suo fratello, del suo migliore amico, dell’uomo per cui aveva sacrificato la propria vita al Lago di Fuoco.

      Facendo una smorfia, Lash lanciò le ultime fiches al centro del tavolo.

      “Non credo che tu abbia la mano vincente stavolta.”

      Jeremy espirò con sollievo lanciando le carte sul tavolo, sollevato nel vedere il sorriso soddisfatto di Lash.

      “Mi hai beccato, fratello.” Si sforzò di sorridere, obbligandosi a non guardare Naomi.

      “Ci puoi scommettere. E ti ho beccato ieri . . . e l’altro ieri . . . e anche il giorno prima.”

      “Lash, un po’ di umiltà, ti prego” disse Naomi.

      “Hmm, sai, ora che ci penso, l’ultima volta in cui ho inanellato una tale serie di vittorie è stato quando . . . Whoa! Non mi devi spedire in qualche altro folle incarico, vero?”

      Jeremy osservò lo sguardo preoccupato del fratello, ricordando l’ultima volta in cui aveva perso intenzionalmente una partita a poker con lui. Era stato l’incarico che aveva portato all’espulsione di Lash dal Paradiso. A Lash era stato detto di vegliare su Javier Duran, il bambino che sarebbe poi diventato il padre di Naomi. Il compito sarebbe stato semplice se Lash si fosse limitato a proteggere Javier. Ma lui non aveva resistito ed aveva salvato anche la ragazzina seduta vicino a lui, Jane Sutherland.

      Jeremy si mosse sulla sedia, a disagio pensando al sollievo che aveva provato in quell’occasione. A causa di ciò che aveva fatto Lash, non aveva dovuto portare a termine il suo incarico di trasportare la bambina in Paradiso. Essere l’angelo della morte aveva molti lati negativi, ma quando si trattava dei più piccini non era solo terribilmente difficile per lui. Era insopportabile.

      “No” rispose lui, giocherellando con le carte. “Sono solo un po’ distratto ultimamente.”

      “Sì, certo.” Lash lo guardò con scetticismo. “Non stai architettando qualche piano elaborato per rubarmi la donna, vero?”

      “Io non . . . Io mai . . . Di cosa . . .?” Jeremy guardò verso Naomi. Non avrebbe dovuto farlo. Un dolore gli attanagliò il petto quando vide una scintilla di pietà che attraversava i suoi begli occhi azzurri.

      “Non sei divertente, Lash” disse lei.

      “Oh, sto solo scherzando. Jeremy lo sa benissimo. Vero, fratello?”

      Lui fece una risata raggruppando le carte. “Sono distratto da quella nuova serafina con i capelli rossi che è arrivata ieri. Sto pensando a come potrei invitarla a fare una nuotata con me.”

      “A proposito di nuotare . . .” Lash saltò sulla sedia.

      “Lash!” Naomi squittì mentre lui la prendeva fra le braccia. “Cosa stai facendo?”

      “Sto riscuotendo la mia vincita.”

      “Io non ho scommesso niente con te.”

      “Oh, che memoria corta. Mi sembra di ricordare che una certa persona abbia detto che se avessi vinto tre partite di fila—un record per me—avrei avuto una piccola sorpresa.”

      Jeremy osservò Lash che teneva Naomi stretta contro il petto. Non avrebbe dovuto guardare, ma allo stesso tempo non riusciva a staccar loro gli occhi di dosso. Non avrebbe dovuto sentire ciò che provava in quel momento: il desiderio di essere lui quello che la faceva sorridere, il desiderio che fossero sue le labbra che la baciavano, sua la guancia che lei accarezzava, e suo il viso che lei guardava con occhi pieni di amore. Ma non poteva strapparsi il cuore dal petto. E allora sorrise.

      Non poteva fare altro.

      Fece un sorriso così ampio da farsi dolere le mascelle. Il dolore al petto continuava a crescere indipendentemente dai suoi tentativi di contrastarlo. Voleva essere felice per il fratello. Era giusto che Lash stesse con Naomi. Dopo secoli trascorsi lontano da lei, il fratello meritava la propria felicità.

      Devo lasciarla andare. Perché non riesco a lasciarla andare?

      “Non ho detto questo. Sei tu che l’hai suggerito” disse lei ridacchiando mentre Lash le strofinava la testa contro il collo.

      “Ah, ma tu non hai detto di no” mormorò lui. “Io lo chiamo silenzio-assenso.”

      “Non qui” sussurrò lei.

      Jeremy conficcò le unghie nei palmi delle mani quando gli occhi azzurri di Naomi incontrarono i suoi per un attimo. Eccola di nuovo. Pena. Pena per lui, perché lui era solo, perché lui era il terzo incomodo. Lei sapeva che Jeremy provava ancora dei sentimenti nei suoi confronti. Forse non era stato poi così bravo a nasconderli, alla fin fine.

      “Oh, dai, Naomi, voglio rivedere il costume da bagno rosso” disse Lash. “Sono sorpreso che tu l’abbia indossato. Sai che ti rimane addosso solo due minuti quando lo metti. Andiamo a nuotare di nuovo. A Jeremy non importa, vero?”

      Ridacchiando, Naomi gli diede una sberla sulla mano mentre lui la tirava per la maglietta.

      Jeremy


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