La sua compagna vergine. Grace Goodwin

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La sua compagna vergine - Grace Goodwin


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lei, cosa abbastanza interessante, il suo profilo genetico la ha abbinata ad Everis.” Mi squadrò da capo a piedi. “Sembra che lei soddisfi i requisiti richiesti per venire abbinata a quel pianeta in particolare.”

      “Oh? Che tipo di requisiti?”

      Inclinò la testa per studiarmi. “Mostrami il palmo della mano.”

      Non sapevo quale, quindi girai entrambe le mani verso l’alto.

      Si accigliò. “Strano.”

      2

       Lexi

      Guardai il palmo della mia mano. “Che c’è di strano?”

      “Tutti gli Everian, quando nascono, hanno un marchio sulla mano.”

      Non disse nient’altro, si limitò a guardarmi. “Per essere stata abbinata a Everis, devi avere un marchio da qualche parte. Hai qualche strana voglia sul corpo? Una voglia tipica di tutta la tua famiglia?”

      Porca puttana. “Sì.” Istintivamente, sollevai le braccia e mi coprii il seno. “Perché?”

      La custode seguì i miei movimenti con lo sguardo e sorrise. “Molto tempo fa, gli esploratori Everian partirono per colonizzare altri pianeti. Alcuni di loro arrivarono qui sulla Terra.”

      “E…? Io che c’entro?”

      La custode aveva un volto gentile, ma le sue parole mi stavano facendo girare la testa. “I loro discendenti portano la voglia che tu stai provando a nascondere. I tuoi antenati ti hanno resa la potenziale compagna marchiata di un Cacciatore Everian. Bastava il tuo profilo genetico per spedirti su Everis. E i nostri protocolli hanno confermato che sei psicologicamente adatta.”

      “Cosa?” Cosa? Mi stava dicendo che ero un’aliena? “Io vengo da Denver. La mia famiglia viene da Vera Cruz. La mia abuela vive ancora in Messico. Io non sono un aliena. Sono nata a Denver.”

      “Ma certo che non sei un’aliena, tesoro.” Agitò la mano a mezz’aria per indicare la sedia su cui ero seduta e tutti i computer e gli schermi incassati nel muro. “Ma sei la discendente di un alieno.” Guardò il suo tablet. “Stando al tuo profilo genetico, sei al diciassette percento Everian all’ottantatré percento umana.” Sorrise orgogliosa, come una madre che si vanta dei risultati scolastici del proprio figlio. “Anche dopo migliaia di anni, il DNA Everian sopravvive.”

      “Cosa? Se sapevi già che ero una specie di aliena, perché mi sono dovuta sottoporre ai test?”

      “Il tuo DNA pone Everis in cima alla lista. Tuttavia, il test che hai appena completato utilizza diverse variabili per definire i tuoi desideri, quello che cerchi in un compagno. Si basa tanto sui pensieri consci e quanto su quelli inconsci. I pianeti vengono rimossi ad uno ad uno dalla lista dei candidati, fino a quando non ne rimane che uno solo. Una volta completato il test, viene analizzata la compatibilità sessuale e, infine, la registrazione di una cerimonia di accoppiamento viene data in basto al tuo cervello per effettuare la verifica finale.”

      Provai a tradurre tutti questi paroloni. “Vuoi dire che ho visto un filmino porno girato su Everis? Che l’ho sognato?”

      La custode annuì e si poggiò il tablet sulle cosce, come se ci trovassimo in una sala da tè. “Tecnicamente, il tuo corpo ha fatto esperienza dei dati sensuali registrati dall’unità neuro-procedurale impiantata nel cranio di un’altra sposa. Ma se ti piace vederlo come un sogno, benissimo.”

      “Ma io non sognato di fare sesso,” risposi arrossendo. Potevo solo immaginarmi come sarebbe stato un sogno del genere. Un porno mentale. “Come fate a sapere se sono compatibile se non ho sognato di fare sesso?”

      “Forse non hai sognato di fare l’amore.” Sollevò un sopracciglio. Sembrava mi stesse scrutando dentro l’anima. “Ma hai provato del desiderio, no? Lussuria? Il tuo corpo tremava bramando il suo tocco?”

      Arrossii. Dalla testa ai piedi. Non osai guardarla negli occhi. Dio, come faceva a saperlo.

      “Devi essere vergine. Vero?” mi chiese.

      Mi morsi il labbro e annuii. Mi vergognavo di dirle quello che stavo pensando, che non ero vergine per scelta, ma perché ero difettosa. Poi mi ricordavo che indossavo solo una vestaglia e che sotto ero completamente nuda. Mi ricordai anche che lei aveva risvegliato i miei pensieri più reconditi.

      “Non ti vergognare. Su Everis, la verginità in una compagna è altamente considerata. Il tuo compagno ne sarà felice. Non vedrà l’ora di reclamarti.”

      Tirai l’orlo della vestaglia verso il basso. “Ma il mio compagno non dovrebbe sapere che sono... frigida?”

      La custode Egara spalancò la bocca. “Mi pare ovvio che chiunque te l’abbia detto fosse uno stronzo.”

      La parola che usò mi sorprese. Sembrava così severa e compita con la sua uniforme, eppure ora mi stava parlando di ragazzi stronzi come se fossimo due amiche si scolavano dei tequila la bancone del bar. Mi sentii molto meglio.

      “Signorina Lopez, io non sono un dottore.”

      “Lexi, ti prego.”

      “Lexi, ti è mai passato per la mente che forse eri frigida con gli altri uomini solo perché loro non erano il compagno perfetto per te? Perché non erano degli Everian?”

      Riflettei. A lungo. Era la verità? Poteva essere la verità? Il mio corpo stava aspettando un alieno? Quel diciassette percento del mio DNA mi impediva di provare attrazione per gli umani?

      Sentii una fitta di dolore nel petto. Ah, eccola di nuovo. La speranza. Forse, dopotutto, non ero difettosa. Forse ero una ragazza aliena a cui semplicemente i maschi della Terra non piacevano. Quel pensiero mi fece rabbrividire. Era peggio? Essere frigida? O non essere un'umana? E i miei genitori?

      Se uno di loro era come meglio, non c’era da meravigliarsi che fossi figlia unica. Non erano mai stati i tipi che fanno di tutto per ficcarsi in camera. Erano sempre stati più che gentili l’uno con l’altra. Ma la passione? No. Più che altro, erano come migliori amici.

      D’improvviso vidi tutta la mia vita che si contorceva nella mia mente. Mia madre. Aveva un marchio come il mio, sulla schiena. Quando io ero nata, era già avanti con l’età, aveva quasi quarant’anni quando si era sposata con papà. Era come me? Aveva rinunciato a trovare la passione?

      Porca puttana. Anche mia madre era in parte aliena?

      Prima che potessi elaborare una cosa del genere, la custode aveva ricominciato a parlare.

      “Il tuo test è stato uno dei più brevi di sempre. Questo perché sei stata immediatamente abbinata a Everis e, a causa del tuo livello di esperienza sessuale, non vogliono che tu abbia nessun preconcetto riguardo quanto accadrà con il tuo compagno sessualmente parlando. Non c’è niente che non va in te. Il tuo abbinamento è perfetto al novantanove percento.”

      Mi guardò attentamente e io le sorrisi. Preconcetti? Del tipo? Dovevo far finta di non avere idea di cosa sarebbe successo? Che non avevo mai visto un porno? Che non avevo mai provato a sentire qualcosa?

      Ma, lo stesso, un abbinamento perfetto al novantanove percento sembrava veramente, veramente buono.

      “Va bene.” Non sapevo cos’altro dire. Ero stata abbinata, da qualche parte c’era un uomo per me. Un abbinamento quasi perfetto. Non avevo nient’altro da dirle. Il mio compagno avrebbe scoperto presto se ero difettosa o no

      “Va bene?” ripeté lei. Annuii. “Ottimo. Per il verbale, dì il tuo nome.”

      Mi schiarii la gola. “Alexis Lopez.”

      “Sei legalmente sposata?”

      “No.”

      “Figli?” Quando la guardai, lei disse: “Lo so. Una vergine


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