Una Cavalcata Selvaggia. Carol Lynne

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Una Cavalcata Selvaggia - Carol Lynne


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osservò Wyn sbattere le palpebre diverse volte prima di aprire gli occhi. Per un momento sentì quel piccoletto irrigidirsi tra le sue braccia. «Va tutto bene, calmati» lo tranquillizzò Ezra.

      «Ezra?» gli chiese Wyn posandogli una mano sul viso. «Sei stupendo.»

      Lui sentì il viso arrossire a quel complimento. Era più o meno la stessa reazione che avevano avuto i suoi aiutanti al ranch prima che partisse. Si era quasi dimenticato di essere stato un vero stallone quando era più giovane. Una volta Nancy… Ezra interruppe subito quel pensiero. No, doveva voltare pagina. Vent’anni passati a farsi carico del senso di colpa per la morte di Nancy erano sufficienti.

      «Sono qui, adesso, Wyn. Mi prenderò cura di te.»

      La mano di Wyn si spostò dal viso di Ezra alle bende che coprivano il suo.

      Lui vide la preoccupazione negli occhi di Wyn, e scosse la testa. «Sei ancora un uomo dannatamente bello. Le cicatrici aggiungeranno un po’ di rudezza al tuo bel faccino. Andrà a finire che dovrai scacciare i pretendenti quando torni a casa.»

      Wyn sbadigliò mentre entravano in un parcheggio. «Questa è la casa di tuo padre?» chiese Ezra.

      Guardando fuori dal finestrino, Wyn annuì. «Questo posto non è bello come il tuo ranch.»

      «La mia casa è solo uno specchietto per le allodole. Gli acquirenti tendono a notare cose del genere. È quello che c’è nei fienili e dietro le recinzioni che conta.»

      Quando il furgone si fermò, Ezra annuì a Richard. «Apprezzo davvero tanto quello che hai fatto. Passa di nuovo, così ti possiamo offrire una bella cena e una birra.»

      Richard sorrise. «Ti prendo in parola. Fammi prendere la tua borsa.»

      Portando Wyn su per i gradini del portico, Ezra si spostò di lato in modo che Richard potesse aprire la porta.

      «È serrata» borbottò Wyn. «Le chiavi erano nel furgone.»

      Richard si frugò in tasca e tirò fuori un portachiavi. «Le ho prese prima di accompagnarti in ospedale. Hai chiuso a chiave la porta? Nessuno da queste parti lo fa.»

      «Sono successe un po’ troppe cose da queste parti. Meglio prevenire che curare.»

      Richard aprì la porta e mise dentro la borsa di Ezra. Poi gli consegnò un sacchetto bianco con il logo di una farmacia. «Deve prendere un’altra pillola più o meno tra due ore. Io devo tornare prima che il nonno abbia una crisi.»

      «Non possiamo permettere che accada» rispose Wyn. «Grazie, Richard.»

      «Nessun problema.» Dopo un ultimo cenno della mano, il cowboy salì sul suo furgone e se ne andò.

      Ezra fece accomodare Wyn sul divano. «Cosa posso fare per te? Ti porto qualcosa da mangiare o un po’ d’acqua?»

      Wyn scosse la testa. «Ho solo bisogno di togliermi questa maglietta.»

      Ezra studiò il tessuto insanguinato. «Aspetta, prendo una ciotola con un po’ d’acqua calda, per sciacquare via il resto del sangue.» Aiutò Wyn a togliersi la maglietta, sorpreso di vedere la quantità di muscoli tonici e depilati che c’erano sotto.

      La sua erezione rispose immediatamente. Imbarazzato, Ezra si diresse verso quella che sembrava essere la cucina. Cercando negli armadietti, trovò una pentola di grandi dimensioni e la riempì di acqua calda. In un cassetto vicino al lavandino recuperò uno strofinaccio, che gettò nella pentola per poi tornare in soggiorno.

      «Dove tieni gli asciugamani?» gli chiese.

      «Armadio della biancheria, proprio fuori dalla porta del bagno.» Wyn indicò il corridoio.

      Dopo aver preso un asciugamano verde sbiadito dallo scaffale, Ezra si inginocchiò davanti a Wyn. Strizzò il panno e iniziò a pulire il sangue secco. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Wyn che moriva dissanguato con la gola squarciata. «Sei stato fortunato, lo sai? Uomini più forti di te hanno perso la vita a causa di un filo tranciato.»

      Guardò il viso di Wyn e fu un po’ sorpreso di vedere i suoi occhi chiusi. Pensò che forse quel piccoletto si fosse addormentato finché non notò il rigonfiamento dietro la lampo dei jeans di Wyn. Bene, allora non era l’unico a subire gli effetti della loro vicinanza.

      «Ti senti bene?» gli chiese.

      «Mmh, troppo bene» rispose Wyn e poi aprì gli occhi. «Perché non mi hai chiamato dopo il bacio che ci siamo dati la vigilia di Natale?»

      Ezra si chiedeva da un pezzo quando quel bacio perfetto sarebbe saltato fuori. Non pensava ad altro da quando Wyn gli aveva telefonato. «Mi sentivo in colpa. Sei la prima persona che bacio in quasi vent’anni.»

      Gli occhi di Wyn si spalancarono. «Che cosa?»

      Ezra finì di pulire il viso di Wyn e gettò di nuovo il panno nella pentola. «Sono stato sposato con una donna per nove anni. Lo sapevi?»

      Wyn scosse la testa, ma non disse nulla.

      «Eravamo entrambi piuttosto giovani. Mi vergognavo delle mie pulsioni e cercavo di nascondermi dietro un matrimonio con una donna che non avrei mai potuto amare veramente. Una volta sono andato a una convention di allevatori a San Antonio e ho incontrato un uomo. Abbiamo trascorso l’intera settimana insieme. Quando sono tornato a casa, sapevo che non potevo più vivere nella menzogna. Quando alla fine sono crollato e ho detto a Nancy la verità, non l’ha presa bene.»

      «Si è arrabbiata?» gli chiese Wyn.

      Ezra scosse la testa. «È caduta in depressione. A quell’epoca avevo comprato un piccolo ranch. Mi trasferii nel dormitorio in modo che lei potesse trovarsi, con calma, un altro posto dove vivere.»

      Ezra sbatté le palpebre più volte, cercando di far andare via le lacrime che minacciavano di cadere. Non aveva raccontato ad anima viva quella storia. Se ne vergognava da anni. «Mi hanno chiamato il giorno successivo. La sorella di Nancy l’aveva trovata morta. Aveva ingerito non so quante pillole.»

      «Oh... oh, dannazione.» Wyn allungò una mano e la posò dolcemente sulla guancia di Ezra. «Mi dispiace.»

      Lui annuì. «Ho venduto il ranch e mi sono trasferito in Wyoming, in una città di cui avevo sentito parlare. Sapevo di non essere pronto per una relazione, ma speravo che forse un giorno...»

      «E ci sono voluti vent’anni?»

      «Mi sei piaciuto fin dal primo momento in cui sono entrato nel tuo nuovo negozio. Ma quel giorno hai fatto qualcosa che mi ha ferito. Sono abituato alle persone intimidite dalla mia stazza. È così da sempre, ma quando hai posato gli occhi su di me per la prima volta, ti sei tirato indietro. Ne ho sofferto. Ho reagito chiamandoti con quel nomignolo per il quale non mi hai mai perdonato.»

      «Damerino» annuì Wyn. «Me lo ricordo. Mi ha fatto male perché era simile a quello con cui la gente di Pamona mi scherniva prima che lasciassi la città.»

      «Mi dispiace. Comunque, mi sono tirato indietro, dopo quel giorno. Non mi ero mai sentito attratto da nessun altro, e tu sembravi odiarmi.»

      «Era così» confessò Wyn. «Non sto dicendo che anche io non fossi attratto da te, ma sì, mi hai ferito.»

      «Possiamo ricominciare da capo?»

      «Penso che sarebbe una buona idea.»

      Allungò una la mano. «Ciao, io mi chiamo Ezra James.»

      Wyn afferrò la mano di Ezra. «E io sono Palmer Wynfield, ma i miei amici mi chiamano Wyn.»

      Ezra fu sorpreso quando Wyn lo tirò più vicino a sé e lo baciò. Quel bacio risvegliò in lui una passione come non aveva mai conosciuto. Interruppe il contatto e si tirò indietro abbastanza per poter sussurrare. «Sono molto contento di conoscerti, Wyn.»

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