Sangue Scremato & Versi Violenti. Angel Martinez

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Sangue Scremato & Versi Violenti - Angel Martinez


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Sorprendentemente, si alzò tremante di un paio di centimetri dallo scaffale e… scomparve.

      Carrington fissò il fermo immagine della registrazione in pausa, battendo i pollici sul bordo del suo Blackberry. Stesso libro? Libro diverso? Se era lo stesso, conteneva solo insulti? E quando lanciava un insulto, perdeva quelle parole?

      «Carr?»

      Batté le palpebre rimettendo a fuoco il mondo e trovò Amanda che lo fissava con un esasperato quasi sorriso e Heath con qualcosa che avrebbe potuto essere preoccupazione. «Scusate. Di che colore era il libro?»

      «Non lo so. Io non l’ho visto». Heath gli rivolse un radioso, anche se dispiaciuto, sorriso.

      «Va bene così. Potremmo avere le informazioni di contatto della signorina Dennis? Poi vorremmo esaminare il magazzino, se non le spiace».

      Heath eseguì recuperando il numero di telefono e l’indirizzo della vittima dai suoi file. L’appartamento di Myra Dennis era vicino. Avrebbero potuto passarci dopo. Con un piccolo gesto aggraziato della mano, Heath li fece uscire dall’ufficio e li condusse a un’altra porta su cui era scritto Riservato al personale.

      Era stranamente deludente. Si era sempre immaginato i magazzini delle librerie come luoghi meravigliosamente disorganizzati traboccanti di libri su scaffali e tavoli. Un dipendente esperto avrebbe imparato quel caos a memoria e avrebbe saputo in un istante dove poter trovare ogni singolo libro.

      Quel magazzino era sterile in modo deprimente. Scatole anonime erano ordinatamente impilate. I pochi scaffali contenevano materiale da imballaggio a eccezione di un triste scaffale che sembrava essere dedicato ai libri danneggiati, sparsi in piccole pile come i morti nel dipinto di un campo di battaglia.

      «Niente?» Amanda era spalla a spalla con lui a esaminare la stanza.

      Carrington si immobilizzò, trattenendo il respiro e cercando anche il più piccolo fremito paranormale. «Niente».

      Lo scaffale su cui il libro aveva eseguito la sua danza rabbiosa era proprio davanti a lui. Si rannicchiò e trovò i resti dei minuscoli mucchietti di particelle nere, smossi dato che ovviamente dei dipendenti erano passati da lì.

      «Manda, mi servirebbe un pezzo di carta, per favore».

      Per quando ebbe indossato i guanti e recuperato un sacchetto per le prove dalla tasca, Amanda stava reggendo una busta da lettera. Facendo attenzione a non smuovere niente che non fosse polvere di lettere feroci, Carrington raccolse quanto più poté della cenere nera nel sacchetto.

      «Dovreste essere puliti, credo», disse a Heath alzandosi. «Dovrebbe essere sicuro per i dipendenti usare questa stanza. Un’ultima domanda. Hai qualche idea di come questo specifico libro si sia trovato qui?»

      Fissando le particelle di polvere nera, Heath scosse la testa. «Io non ne ho idea».

      Carrington attese un istante, giusto nel caso che potesse far seguito un ricordo improvviso, ma no. Heath continuò a fissare il pavimento con un cipiglio piuttosto attraente. L’impulso di allisciargli le rughe tra le sopracciglia, magari con la lingua, fu forte in modo imbarazzante.

      «Ah. Ehm. Beh. Grazie del tuo viso, ehm, tempo oggi». Carrington riuscì ad armeggiare per estrarre un biglietto da visita e porgerglielo. «Se ricordi qualcos’altro, qualunque cosa, chiamaci».

      Con una torsione delle labbra che era fin troppo ovviamente un tentativo di non sorridere, Heath si mise il biglietto nel taschino della camicia e gli diede una pacca. «Io lo farò di sicuro. Grazie, agente Loveless».

      «Carrington. È…»

      Accanto a lui, Amanda sputò imprecazioni sussurrate e lo sospinse con una spallata verso la porta. «Grazie, signor Armstrong. Ci faremo risentire».

      Diede seguito con un secco scappellotto sulla nuca di Carr non appena furono tornati all’auto.

      «Ahia! Sinceramente, la testa mi fa già abbastanza male durante i turni di giorno. Per cos’era questo?»

      «Perché sei un idiota. Dio. Pensavo che avrei dovuto prendere uno straccio per quanto sbavavi».

      Carrington fissò nostalgico il davanti della libreria mentre si allontanavano. «Era piacevole da guardare».

      «Maledizione, Carr! L’hai sentito? Quanti io e me può mettere in una conversazione una persona? Un cavolo di ego deambulante. E quel negozio? Era tutto ciò che odi in una libreria».

      «Non era così male». Si mosse a disagio, conscio di non aver davvero prestato attenzione al contenuto della libreria. «Era piuttosto forbito. Chiaramente ambizioso e padrone della situazione. Molto bello».

      «Pensavo stessimo parlando del negozio ma sì, era sexy. Se hai il fetish di Dudley Do-Right».

      «Dudley era un cervello di gallina con l’ambliopia».

      «Ha! Allora li guardavi i cartoni animati quando eri piccolo. Mi hai detto di non averlo mai fatto».

      Carrington la guardò di traverso mentre si fermava a un semaforo. «Ero del tutto sincero. Non li ho mai guardati da bambino. I miei genitori non me lo permettevano mai».

      Gli fece un po’ male il fatto che Amanda rise per tutto il tempo fino all’appartamento della testimone.

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