Sangue Scremato & Versi Violenti. Angel Martinez
Читать онлайн книгу.più su sé stesso e sollevò entrambe le maniche a coprirsi il volto inesistente. Si scosse a un ritmo di singhiozzo. Carrington era quasi certo che non stesse ridendo.
Alla fine Kash si alzò, diede una pacca sulla spalla a GP e si allontanò col blocchetto.
Carrington si risparmiò la classica domanda sta bene. La risposta era fin troppo ovvia. «Che è successo?»
«Per quanto sono riuscito a mettere assieme…» Kash si massaggiò la mascella con aria confusa. «GP ha avuto una… beh, una sbandata».
«Una sbandata? E per cosa, un trench prêt-à-porter?»
Kash gli rivolse un’occhiata dall’alto del suo naso lungo e dritto. Blanda per molti, molto seccata per Kash. «Non prenderlo in giro, Carr. È molto agitato». Girò il blocchetto in modo da fargli vedere lo schizzo di quello che sembrava un caban. «Penso sia come lui. Un caban verde».
«Interessante. Abbigliamento animato proprio come lui?» Carrington prese il blocchetto e indicò il disegno del vagone di un treno. «E questo allora cos’è?»
«Lei lo ha lasciato. È chiaro che lui pensasse ci fosse qualcosa tra loro, ma lei è salita su un treno e se ne è andata».
Carrington gettò un’occhiata furtiva all’angolo in cui GP era ancora seduto in un mucchietto sconfitto e gli si formò un duro groppo in gola. Non mi metterò a piangere per la storia fallita di un giubbotto di pelle. Ma la tensione rimase. «È…» Terribile. Trovare qualcuno come te quando pensi di essere un solitario fenomeno da baraccone. E poi essere lasciato. «Povero GP».
«Uhm. Sì». Vikash sfilò gentilmente il blocchetto dalle mani di Carrington. «Lo farò sapere a tutti, almeno».
«Per tenere gli occhi aperti per lei? Suppongo non possa far male».
Kyle si avvicinò, facendo attenzione a tenere Kash tra sé e Carrington. «Per chi? Abbiamo una persona scomparsa?»
«Sì. Un caban verde animato».
«Carr». Kyle alzò gli occhi al cielo. «È troppo presto per fare battute».
Invece di rispondere, Carrington si limitò a indicare GP, che era quasi scivolato giù dalla sedia nella sua tristezza.
«Oh. Davvero? GP aveva… un’amica giacca?»
«Aveva è la parola chiave». Carrington diede una pacca sulla spalla a Kash. «Magari riunisci tutti così non dovrai spiegarlo altre otto volte. Oh, e grazie per esservi occupati dei miei genitori ieri sera».
Kash scosse la testa. «Nessun problema. Davvero una bella casa».
«Tua madre ci ha seguiti dappertutto così da non dover contare l’argenteria, ma non è stato troppo brutto», aggiunse Kyle.
«Adorabile», rispose Carrington nel tono più asciutto che gli riuscì di ottenere.
Per fortuna, l’assegnazione dei compiti mattutina lo salvò da ulteriori discussioni su sua madre e il di lei classismo. La tenente Dunfee distribuì i soliti avvertimenti per le pattuglie e i possibili avvistamenti di isopodi del tempo, tutta routine. Carrington scivolò in basso sulla sua sedia. Non era davvero necessario prestare troppa attenzione. Finché…
«Zacchini, Loveless, nel mio ufficio».
Carrington si raddrizzò di scatto. Il cazziatone non era finito? «Signora?»
«Non strozzarti con la cravatta». La tenente Dunfee batté un dito sui suoi appunti e si allontanò dal podio. «Nuove informazioni».
Amanda si sporse verso di lui mentre si alzavano per lasciare la sala briefing. «Ti ha già fatto il culo, vero?»
«Sono così felice di avere una compagna tanto comprensiva. Sì. E a dovere. Questo sembra qualcosa di diverso».
Quando arrivarono nel suo ufficio, la tenente Dunfee stava battendo un biglietto contro la scrivania con aria accigliata. Aveva una varietà spettacolare di modi di accigliarsi. Grazie ai suoi anni di esperienza, Carrington interpretò quel particolare cipiglio come preoccupata con contorno di leggermente inquieta.
«Libreria a questo indirizzo», porse il biglietto ad Amanda, «chiedete del proprietario. Le informazioni preliminari mi portano a credere che sia un altro».
«Un altro… attacco di un libro?» azzardò Carrington.
Il cipiglio si tramutò in un’occhiataccia. «Non saltiamo alle conclusioni. Non sono ancora convinta che tu non ti fossi preso un colpo di sole. Parlate solo con quell’uomo».
Quel briciolo di dubbio gli si contorse nello stomaco. «Sì, signora. Sicura che non dovremmo portare rinforzi?»
«Fuori. Fuori dalla mia vista. Ne ho avuto più che a sufficienza di vampiri saccenti stamattina».
Occhiali da sole ben piazzati, cappello calzato a dovere sulla testa, Carrington seguì fuori Amanda per andare all’auto nel sole ormai fiammeggiante. Cercò di leggere l’indirizzo mentre camminavano, ma il biglietto era troppo brillante e riuscì solo a inciampare scendendo dal marciapiede. Una rapida occhiata gli mostrò che Amanda era già all’auto di pattuglia, perciò non lo aveva visto inciampare. L’ultima cosa di cui aveva bisogno quella mattina erano commenti sarcastici sul fatto che i vampiri avrebbero dovuto essere aggraziati.
Nell’auto, col parasole abbassato, riuscì finalmente a leggere l’indirizzo di Sansom Street. «Una di quelle librerie sulla Rittenhouse Square».
«È quella che ti piace con i vecchi libri ammuffiti?»
«Bauman è un negozio di libri rari e antichi. Hanno cose meravigliose». Carrington tirò su col naso, offeso. «E no, deve essere un posto nuovo. Non riconosco il nome. La Booktique».
«Oh, splendido. Lezioso. Già lo odio».
Era un altro glorioso giorno di giugno, ovviamente. C’era stato un tempo in cui gli era piaciuto giugno. L’aveva atteso con ansia. Gli ultimi giorni di scuola, il campo di lacrosse, tempo infinito per i libri e l’ozio: era questo che quel mese aveva significato. A meno di essere un vampiro adulto. Ora, preferiva l’uggiosa umidità di febbraio con il suo debole sole anemico.
Almeno era abbastanza fortunato da lavorare con persone che tolleravano ciò che era, anche se molti di loro avevano problemi a comprenderlo. Caso esemplare la sua proposta di creare una squadra di lacrosse notturna. Tutti avevano creduto che stesse scherzando.
Amanda imboccò la Sansom alla diciottesima, con Manhattan Bagel all’angolo. Sarebbero passati davanti a un Federal Donuts e un Dunkin’ Donuts prima di arrivare a destinazione. Era un crudele, crudele scherzo della chimica del suo cervello a renderlo estremamente conscio di ogni regno dei carboidrati in città ora che non poteva assumerne del tutto.
«A sinistra».
Amanda grugnì, a indicare che l’aveva visto e stava cercando un parcheggio. La Booktique aveva un’insegna sul davanti che promuoveva le offerte e Carrington provò un’ondata di delusione per il fatto che fosse un coffee shop e una libreria. Non che la combinazione avesse qualcosa di sbagliato. Comodo, suppose, per i normali umani. Per lui era solo deprimente e un tantino nauseante, il suo naso ipersensibile assalito da paste e caffè mentre tentava di guardare i libri.
«Non siamo qui per i libri», mormorò.
«Niente affatto. Ma non starà male se vorrai tornare dopo il turno».
Lo sguardo di Carrington si spostò dalle lettere dorate sull’insegna rossa ai tavolini e alle sedie sistemati alla sinistra della porta, al poster dell’ultimo bestseller spazzatura in vetrina. «Fammi valutare l’interno prima. Fin qui, non è il mio genere di libreria preferito».
Quando misero piede all’interno, i clienti alzarono lo sguardo da libri e portatili per guardarli avanzare, ma ben presto tornarono ai loro mondi insulari quando gli agenti in uniforme passarono oltre. Circolare. Non c’è niente da vedere.
Solo