Luna Calante. Ines Johnson

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Luna Calante - Ines Johnson


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fece cenno di volerle prendere le mani e lei gliele porse. "Ma voglio andarmene sapendo che sarai mia moglie. Voglio dire a mia madre che ho trovato la donna con cui ho intenzione di passare il resto della mia vita."

      Rhetta si spostò indietro sulla sedia, tirando Jordan in avanti, dato che lui le teneva ancora le mani. Non aveva mai saputo che quell'uomo fosse così romantico. E la cosa non le piaceva.

      Guardò di nuovo fuori dalla finestra. Lui aveva ragione. Aveva coltivato quella relazione per quasi un anno. Aveva addestrato e preparato Jordan meglio del previsto. Ed erano arrivati all'esatto risultato che lei aveva accuratamente costruito.

      Dopo tre anni da vedova, Rhetta era pronta ad accoppiarsi di nuovo. Doveva essere una moglie, avere una sua famiglia, una sua casa, le sue regole. Aveva trascorso molto più tempo di quanto avrebbe voluto in casa di sua madre dalla morte di suo marito.

      Jordan aveva una piccola casa che sarebbe stata adatta ai suoi scopi. Prima si sarebbero fidanzati ufficialmente, prima lei avrebbe potuto trasferirsi e iniziare a ordinare nuovi mobili. Se avesse fatto aspettare Jordan per la proposta, sarebbe passato un mese intero, e poi avrebbero avuto bisogno di almeno altri due mesi per pianificare la cerimonia in coincidenza con la luna piena.

      Avrebbe potuto essere fuori da casa di sua madre in un mese se avesse accettato la sua proposta con una sola notte di anticipo.

      "Ok," disse lei.

      "Ok... cosa?"

      "Ok, puoi chiedermelo ora."

      I lineamenti di Jordan si rilassarono mentre lasciava uscire un respiro e allungava la mano con la scatola aperta. "Rhetta, vuoi..."

      "Aspetta!"

      Jordan allontanò di scatto le mani e la scatola verso il suo lato del tavolo.

      "Devi metterti in ginocchio."

      "Sono confuso." Jordan si accigliò di nuovo. "Questo è il modo umano. Pensavo che ora lo facessimo alla maniera dei lupi."

      "No, se lo facessimo alla maniera dei lupi tu mi avresti presa con forza fuori sotto la luna e mi avresti morso il collo. Tu sei metà lupo e metà umano. Quindi, ci incontreremo a metà strada." Lei lo guardò con autorevolezza. "Mettiti in ginocchio."

      "Ma il pavimento è sporco."

      Lei gli passò uno dei tovaglioli. Che non avrebbero comunque usato durante la cena.

      Jordan sospirò, ma prese il tovagliolo e lo posò sul pavimento appiccicoso. Ormai avevano attirato su di loro sguardi interessati. Jordan alzò gli occhi verso i curiosi e il suo viso impallidì.

      Rhetta non era una che amava l'attenzione, ma erano già a metà di quella scena. Se si fossero fermati in quel momento, avrebbero attirato più attenzione e Jordan si sarebbe vergognato. Rhetta non poteva permetterlo. Non quando quello che voleva era a soli trenta giorni di distanza.

      "Continua," gli disse.

      Jordan sussultò. Aprì la scatola. Dentro c'era un piccolo anello di diamanti. Non brillava molto, ma non era neanche troppo opaco.

      "Rhetta Veracruz, vuoi farmi l'onore di essere la mia compagna e mia moglie per il resto dei miei giorni?"

      "Non dovresti dire giorni. I lupi si accoppiano di notte. Prova ancora."

      Jordan prese un altro respiro. "Rhetta Veracruz, mi faresti l'onore di essere la mia compagna e mia moglie per il resto delle mie notti?"

      "Sì, Jordan. Sì, sarò la tua compagna. Sì, sarò tua moglie."

      Gli applausi esplosero intorno a loro. Jordan le fece scivolare l'anello sul dito. Lei si chinò e lo abbracciò. Fu un po' imbarazzante vista la loro differenza di altezza. Il tovagliolo sotto il ginocchio di Jordan scivolò facendolo cadere in avanti verso di lei. Ma lui si raddrizzò prima che la sedia di Rhetta cadesse in terra.

      Jordan si alzò e le diede un casto bacio sul lato della guancia. Alcuni commensali maschi si alzarono per stringergli la mano. Le mani di Jordan furono inghiottite dai maschi per lo più umani riuniti al tavolo. Riprese il suo posto proprio quando arrivò il loro ordine.

      "Hai fatto molto bene, Jordan," disse Rhetta mentre prendeva il coltello e la forchetta puliti dalle mani di Lance. Non erano immacolati, ma quantomeno non erano nemmeno impataccati. Era abbastanza soddisfatta degli eventi della notte da decidere di rischiare con le posate.

      "C'era un'altra cosa di cui volevo parlarti," disse Jordan. "Come sai, domani vado fuori città a trovare mia madre."

      Rhetta era contenta di avere in bocca un pezzo di pollo. Jordan era sempre fuori città a trovare sua madre. La donna era tornata a vivere in un insediamento umano dopo che il padre lunare di Jordan era morto diversi anni prima. I viaggi di Jordan sacrificavano molto del loro tempo insieme. Ma Rhetta avrebbe cambiato quella situazione una volta che le cose fossero diventate ufficiali tra loro.

      "C'è qualcosa che non ti ho detto, Rhetta."

      Lo sguardo di Rhetta si posò su quello di Jordan. Si vantava di sapere tutto di quell'uomo con cui aveva deciso di passare una bella vita comoda. Non aveva idea di quello che lui stava per dirle, e non le piacevano le sorprese.

      "Ho un fratello."

      Rhetta inclinò la testa di lato a quell’informazione. Era una novità. Sapeva della madre di Jordan, ma non aveva chiesto di eventuali fratelli. Solo la presenza di sua madre e i suoi continui bisogni le erano bastati.

      "È il mio fratellastro; il figlio di mio padre. Ci siamo allontanati negli ultimi anni a causa del cattivo sangue che scorreva tra noi. Voglio che venga al matrimonio. Ma non vuole parlare con me. Credo che però parlerebbe con la mia futura sposa."

      "Vuoi che parli con tuo fratello, anche se vi siete allontanati? Non posso viaggiare fuori città in questo momento, Jordan."

      "Vive in città."

      Rhetta appoggiò le posate a quella nuova informazione. "Com'è possibile? Usciamo insieme da tutto questo tempo e non l'abbiamo mai incontrato?"

      In realtà non era così improbabile come lo faceva sembrare. C'erano alcune famiglie in campagna che non venivano mai in città. La madre di Rhetta odiava farlo, preferendo vagare per i campi e i vigneti come la creatura selvaggia che era.

      "Mio fratello, Rory, è il proprietario della macelleria su Main Street," le spiegò Jordan.

      "La macelleria? Quella dove le donne si mettono in fila sui tacchi per avere le loro bistecche?"

      Aveva sentito parlare dello splendido macellaio di Main Street. Rhetta non aveva mai visitato il negozio da quando viveva in una fattoria sostenibile. E non aveva alcun interesse per un uomo per cui le donne sbavavano e litigavano.

      "Cos'è successo tra voi due?" gli chiese.

      "Sono sciocchezze.” Disse Jordan in modo evasivo. "Ma lui non mi perdonerà. Per favore, voglio che lo inviti al matrimonio. Fallo accettare e poi potremo cominciare a ricucire i rapporti. Lo farai per me?"

      Capitolo Due

      La sveglia di Rory suonò indicando l'arrivo di un nuovo giorno. Fuori dalla finestra del secondo piano, sentì gli usignoli cinguettare in coro. I grilli facevano vibrare le loro zampette posteriori in cerca di una compagna.

      Con un solo occhio aperto, scrutò fuori dalla finestra per vedere la luna nel cielo. La presenza della divinità celeste influenzava gli istinti di base degli abitanti della terra. Rory allungò la mano e colpì ripetutamente la sveglia, finché il suo stridore cessò. Il rumore mise a tacere gli uccelli sul davanzale. Lo sfregamento dei grilli cessò mentre probabilmente si allontanavano.

      Seguì il silenzio, ma i raggi luminosi della luna non si affievolirono. Nel profondo del suo cuore, Rory voleva maledire la Dea. Sapeva, però, che le sue maledizioni sarebbero cadute nel vuoto. La Dea non si preoccupava di ascoltare le sue preghiere da molti anni.

      Rory si girò su un fianco e si alzò. Fece oscillare una gamba


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