Tornanti. Pamela Fagan Hutchins

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Tornanti - Pamela Fagan Hutchins


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      Respirò l’aria attraverso i finestrini aperti. Libertà. Quattro giorni interi con i suoi figli, senza essere di guardia, senza telefoni. Niente cavalli che scalciavano, escursionisti drogati, cani che mordevano o, peggio ancora, agenti delle forze dell’ordine assassinati. Perché l’agente dello sceriffo che era stato portato d’urgenza al pronto soccorso quella mattina era morto. Morto di una morte violenta e insensata. L’essere umano poteva essere così perverso. Come medico, odiava il fatto che a volte il bene non fosse sufficiente per sconfiggere il male. Come genitore, si preoccupava solo di come proteggere i suoi figli. Era successo in quella zona. Non in una grande città. Non in un paese straniero. Ma proprio lì nel nord del Wyoming, troppo vicino a casa loro. E, a causa del suo lavoro, ci si era trovato in mezzo. Gli piaceva fare il medico, ma non gli sarebbe mancato l’ospedale mentre era via. Aveva bisogno di una pausa.

      L’unica cosa che gli sarebbe mancata durante quella gita sarebbe stata sua moglie. Al pensiero, sentì una profonda fitta nel petto, della malinconia mista a disappunto. Forse era stato troppo duro con Susanne, ma lei non avrebbe dovuto spingerlo a esserlo. Avrebbe dovuto desiderare di stare con lui. Tuttavia, l’ultima cosa che voleva era essere intransigente con tutti quelli che lo circondavano, come lo era stato suo padre. Lui e Susanne avevano un ottimo rapporto e non doveva importargli che non le piacessero certe cose che piacevano a lui. Lei era divertente e avventurosa, ed era la sua compagna. Solo che se non le faceva conoscere ciò che rendeva meraviglioso il Wyoming, non se ne sarebbe mai innamorata. Allora sarebbe stata solo questione di tempo prima di ritrovarsi alla guida di un furgone da trasloco per tornare in Texas.

      Trish alzò lo sguardo dal suo libro. Patrick sapeva che stava di nuovo leggendo Per sempre di Judy Blume, anche se nascondeva la copertina. Lui e Susanne avevano deciso di lasciarla fare, anche se il romanzo trattava della sessualità adolescenziale. Ogni adolescente si trovava ad affrontare quelle problematiche. Diavolo, per questo lui e Susanne si erano sposati così giovani, per poter dare libero sfogo al desiderio sessuale adolescenziale senza problemi. Sorrise.

      «Cioè, perché ci siamo fermati? E perché stai parlando da solo? Di nuovo.»

      Patrick non si era nemmeno accorto che le sue labbra si stavano muovendo. Si atteggiò da tipo fico come meglio poté e imitò il modo di parlare di sua figlia. «Cioè, perché sto decidendo da che parte andare, sai, no.» Ma all’improvviso decise e girò a sinistra.

      Trish gemette. «Che sfigato.»

      Ma non disse “cioè” o “sai, no.” Aveva messo a tacere quel suo linguaggio adolescenziale. Missione compiuta.

      La figlia si accigliò. «Papà, Hunter Corral è a destra.»

      «Vi stavo portando là solo perché a tua madre piacciono i campeggi con i bagni.»

      «Anche a me.»

      «Sarà troppo affollato nel fine settimana. Andremo invece a Walker Prairie.» Patrick era eccitato. C’erano più cervi lassù. Meno gente. E nuovi posti da esplorare.

      Sul sedile posteriore, Perry russava. Patrick dette un’occhiata a suo figlio nello specchietto retrovisore. Era così carino con i capelli biondi a spazzola, il viso lentigginoso e la saliva che gli si accumulava sul mento. Cinque minuti da quando erano partiti e suo figlio stava già dormendo. Sorrise. Era normale per lui.

      Trish chiuse il libro di botto e si voltò a guardare suo padre, la voce improvvisamente alta e stridula. «Ma avevi detto Hunter Corral.»

      Perry si mise a sedere. «Eh? Cosa?»

      Patrick mise la freccia. Sinistra. Verso i monti Bighorn settentrionali. «Qual è il problema?»

      Trish riaprì il libro, borbottando qualcosa sul fatto che il padre avesse incasinato i suoi piani con i suoi amici. Patrick sapeva per esperienza passata che la discrezione era la strategia migliore e non le chiese di ripetere quello che aveva detto. Invece accese la radio. Stavano suonando “Joy to the World” dei Three Dog Night. Alzò il volume quanto era possibile senza provocare scariche elettriche. Si mise a cantare battendo sul volante. Perry si unì a lui.

      «La volete smettere? Qualcuno potrebbe vedervi», disse Trish.

      A parte loro, non c’era nessuno sull’interstatale 90, cinque miglia a nord di Buffalo e trenta miglia a sud di Sheridan. Perry si protese verso l’orecchio della sorella e cantò più forte. Lei gli tirò una sberla e lui si abbassò per schivarla. Non molto tempo prima, Trish avrebbe cantato con loro, saltando sul sedile. Dov’è andata a finire la mia bambina, e quando questa musona ha preso il suo posto? Il suo atteggiamento toglieva a Patrick un po’ di entusiasmo, ma non lo dava a vedere. In nessun modo le avrebbe permesso di rovinare quella gita a Perry. O a lui.

      Oltrepassarono il lago Desmet. «Guardate, ragazzi.» Indicò un branco di antilopi. Un grande branco, perché era il periodo degli accoppiamenti. Cinquanta o più, e stavano approfittando delle ultime offerte della stagione nei campi di qualche povero contadino. Era una scena comune in quel periodo dell’anno. Quello che più voleva vedere, però, e non l’aveva ancora fatto, era un branco di pecore bighorn allo stato selvatico sui monti Bighorn. Le aveva viste nello Yellowstone, naturalmente. Chiunque poteva vederle nello Yellowstone. Là erano praticamente addomesticate. Ma lui voleva vedere quelle creature dalle grandi corna in via di estinzione nel loro ambiente originario, sulle montagne dove un tempo erano così numerose che gli indiani avevano chiamato il fiume Bighorn in loro onore e in seguito Lewis e Clark avevano dato il loro nome all’intera catena montuosa. «Quel maschio deve essere un vero animale da monta per avere un così grande gruppo di femmine. Sapevate che le antilocapre americane comunicano il pericolo l’una all’altra alzando i peli bianchi della groppa?»

      «Veramente?» chiese Perry.

      «È un po’ rozzo», commentò Trish.

      «Hanno una vista eccezionale e sono...»

      «I secondi animali terrestri più veloci del mondo», ripeterono insieme i ragazzi.

      «Lo sappiamo, papà», disse Trish.

      Patrick sorrise e si perse con lo sguardo nel branco e oltre. I colori delle praterie all’inizio dell’autunno sembravano monotoni a certe persone, ma lui ci vedeva un’intera palette di marroni, grigi e neri. Il ciclo di vita della prateria non smetteva mai di stupirlo. Mentre contemplava la natura, il pick-up finì sul ciglio della strada.

      «Paaa-pà.» La voce di Trish lo avvisò, scandendo bene le sillabe. «Guarda dove vai. Cioè, non voglio mica morire adesso.»

      «Ops.» Patrick corresse la direzione.

      Alla radio misero “Bad, Bad Leroy Brown”. Jim Croce era il cantautore preferito di Patrick. Lui e Perry gridarono le parole sopra la musica. Il piede di Trish iniziò a battere. All’ultimo ritornello si muovevano anche le sue labbra.

      «Un’aquila testa bianca», urlò Perry all’orecchio del padre, indicando i fili della corrente.

      Uno di quei maestosi uccelli vi era appollaiato sopra, con la testa che ruotava alla ricerca di una preda. «Buon occhio, ragazzo.» Patrick lanciò un’occhiata a Trish. «Chi vuole fermarsi a Sheridan dal McDonald’s?» chiese.

      Trish tirò il suo libro sul fondo dell’auto, presa dall’entusiasmo. «L’ultima vera roba da mangiare per giorni, ma scherzi? Le Patty grasse, sì!»

      Patrick lasciò l’interstatale e parcheggiò il pick-up e il trailer in una strada laterale, sentendosi appena appena colpevole per aver comprato l’affetto dei figli con il fast food. Quando Trish e Perry erano piccoli, lui e Susanne non potevano dire “patatine fritte” in auto senza che ci fosse una rissa. Avevano pertanto iniziato a parlare delle potenziali fermate al McDonald’s in codice, chiamando le patatine fritte “Patty grasse”. Pensavano di essere astuti, ma Trish, che aveva quattro anni, aveva capito tutto fin dalla prima volta e lo aveva detto al fratellino. E le patatine fritte erano diventate da quel momento in poi le Patty grasse, nella loro tradizione familiare.

      Mentre parcheggiavano


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