Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6 - Edward Gibbon


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Cons. Stil. p. 357), e dai suoi migliori interpreti, Zosimo ed Orosio.

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Claudiano (II. Cons. Stilich. 99-119) descrive il loro processo (tremuit quos Africa nuper, cernunt rostra reos) ed applaudisce al ristabilimento dell'antica costituzione. Qui è dove introduce quella celebre sentenza, tanto familiare agli amici del dispotismo: numquam libertas gratior extat, quam sub Rege pio… Ma la libertà, che dipende dalla pietà regale, appena merita questo nome.

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Vedi il Cod. Teod. lib. IX. Tit. XXXIX. leg. 3. tit. XL. l. 19.

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Stilicone, che pretendeva un'egual parte in tutte le vittorie di Teodosio e del suo figlio, particolarmente asserisce, che l'Affrica fu ricuperata per la saviezza dei suoi consigli. Vedi un'iscrizione prodotta dal Baronio.

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Ho addolcito la narrazione di Zosimo, che nella sua cruda semplicità è quasi incredibile (l. V. p. 303). Orosio condanna il vittorioso Generale (p. 538) per aver violato il diritto del Santuario.

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Claudiano, come poeta laureato, compose un elaborato e serio epitalamio di 340 versi, oltre a varie giocose Fescennine, che si cantarono in tuono più licenzioso nella notte del maritaggio.

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… Calet obvius ire

Jam Princeps, tardumque cupit discedere solem.

Nobilis haud aliter sonipes…

(De nupt. Hon. et Mariae 287) e più liberamente nelle Fescennine (112-126).

Dices, o quoties mihi dulcius

Quam flavos decies vincere Sarmatas

· · · · · · · · · · ·

Tum victor madido prosilias toro

Nocturni referent vulnera praelii.

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Vedi Zosimo t. V. p. 333.

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Procop. de Bell. Gothico l. I. c. II. Io ho preso la pratica generale d'Onorio, senz'adottare la strana e veramente improbabil novella, riferita dall'istorico Greco.

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Le lezioni di Teodosio, o per meglio dir di Claudiano (IV. Cons. Honor. 214-418) potrebber formare una bella istruzione pel futuro Principe di una libera e vasta nazione. Ma questa era troppo superiore ad Onorio ed a' depravati suoi sudditi.

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Si fa distintamente menzione della ribellione dei Goti, e del blocco di Costantinopoli da Claudiano (in Rif. l. II. 7-10), da Zosimo (l. V. p. 292) e da Giornandes (de reb. Get. c. 29).

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… Alii per toga ferocis

Danubii solidata ruunt; expertaque remis

Frangunt stagna rotis.

Claudiano ed Ovidio spesse volte divertono la lor fantasia col mescolar le metafore e le proprietà della liquida onda e del solido ghiaccio. In questo facil esercizio s'è impiegato molto falso spirito.

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Girol. tom. I. p. 26. Ei procura di consolare Eliodoro, Vescovo d'Altino, suo amico, della perdita di Nepoziano, nipote di lui, con una curiosa ricapitolazione di tutte le pubbliche e private disgrazie di quei tempi. (Vedi Tillemont Mem. Eccl. Tom. XII. p. 200).

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Baltha o Ardita: origo mirifica, dice Giornandes (c. 26). Quest'illustre stirpe continuò lungamente a fiorire in Francia nella Gotica provincia di Septimania o della Linguadoca sotto il corrotto nome di Baux: ed un ramo di quella famiglia dopo si stabilì nel regno di Napoli (Grot. in Prolegom. ad Hist. Gotich. p. 53). I Signori di Baux vicino ad Arles, e di settantanove luoghi loro subordinati, erano indipendenti dai Conti di Provenza: Longuerne Descript. de la France T. I. p. 357.

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Zosimo (l. V. p. 293-295) è la guida migliore che abbiamo per la conquista della Grecia; ma i cenni e le allusioni di Claudiano sono altrettanti raggi d'istorica luce.

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Si paragoni Erodoto (l. VII. c. 176) con Livio (XXXVI. 15). Lo stretto ingresso della Grecia era stato probabilmente allargato da qualche infelice invasore.

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Egli passò, dice Eunapio (in vit. Philos. p. 93. Edit. Commelin. 1596) per lo stretto δια των πυλον παρηλθει ωσπερ δια σαδιου και ιπποκροτου πεδιου τρεχων passa per le Termopile come correndo per uno stadio o per un campo che risuona di cavalli.

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Per condiscendere a Girolamo e a Claudiano (in Ruffin. l. II. 191) ho mescolato alcuni più scuri colori nella dolce rappresentazione di Zosimo, che desiderava di mitigare la calamità d'Atene.

Nec fera Cecropias traxissent vincula matres.

Sinesio (Epist. 156. p. 272. Edit. Patav.) osserva, che Atene, di cui attribuisce le disgrazie all'avarizia del Pro-Console, era in quel tempo meno famosa per le sue scuole di filosofia, che pel commercio che faceva di mele.

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… Vallata mari Scironia rupes

Et duo continuo connectens aequora muro

Isthmos…

Claudian. de Bell. Getic. 188.

Gli scogli Scironj son descritti da Pausania (l. I. c. 44. p. 107. Edit. Kahn.) e da' nostri moderni viaggiatori, Wheeler (p. 436) e Chandler (p. 298). Adriano rendè la strada capace di due carri.

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Claudiano (in Ruffin. l. II. 186. e de Bell. Get. 611.) senz'ordine, quantunque con forza, descrive quella scena di rapina e di distruzione.

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Τρις μακαρες Δαναιο και τετρακις, Tre e quattro volte beati Greci ec. Questi generosi versi d'Omero (Odyss. l. V. 306) furon trascritti da uno dei giovani schiavi di Corinto: e le lacrime di Mummio posson provare, che il rozzo conquistatore, quantunque ignorasse il valore di una pittura originale, possedeva la più pura sorgente del buon gusto, cioè un cuore. Plutarc., Sym. posiac. l. IX. Tom. II p. 737. Edit. Weebel.

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Omero continuatamente descrive l'esemplare pazienza di queste schiave, che accordavano le loro grazie, ed anche i loro cuori agli uccisori dei loro padri, fratelli, ec. Racine tocca con ammirabil delicatezza tal passione d'Erifile per Achille.

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Plutarco (in Pyrrho. Tom. II. p. 471. Edit. Brian.) esprime la risposta genuina in dialetto laconico. Pirro attaccò Sparta con 25000 fanti, 2000 cavalli e 24 elefanti, e la difesa di quell'aperta città è un bel comento alle leggi di Licurgo, anche nell'ultimo stato di decadenza.

76

Quale per avventura l'ha dipinto sì nobilmente Omero (Iliad. XX. 164).

77

Eunapio (in vit. Philos. p. 90-93) dichiara che una truppa di Monaci tradì la Grecia e seguì il campo Gotico.

78

Quanto alla guerra Greca di Stilicone, si confronti l'ingenua narrazione di Zosimo (l. V. p. 295-296) con la curiosa e circostanziata adulazione di Claudiano (I. Cons. Stilich. l. I. 172-186. IV. Cons. Honor. 459-477). Siccome l'evento non fu glorioso, viene artificiosamente gettato nell'ombra.

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Le truppe, che passavano per Elide, mettevano giù le loro armi. Questa sicurezza arricchì gli Eleati, che amavan la vita campestre. Le ricchezze produssero l'orgoglio; essi sdegnarono il lor privilegio, e ne riportarono danno. Polibio li consiglia a ritirarsi un'altra volta dentro il magico loro cerchio. Vedasi un dotto e giudizioso discorso sui giuochi Olimpici, che il West ha premesso alla sua traduzione di Pindaro.

80

Claudiano (in IV. Cons. Hon. 486) allude al fatto senza nominare il fiume, forse l'Alfeo (I. Cons. l. I, 185.)

… Et Alpheus Geticus angustus acervis

Tardior ad Siculos etiam num pergit amores.

Pure io preferirei il Peneo, basso fiume in un largo e profondo letto, che scorre per Elide, e si getta nel mare sotto Cillene. Esso fu congiunto coll'Alfeo per purgare la stalla d'Augia; Cellar. Tom. I. p. 760. Viagg. di Chandler p. 286.

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