Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6 - Edward Gibbon


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l. VIII. p. 517. Plin., Hist. nat. IV. 3. Wheeler p. 308. Chandler p. 275. Essi misurarono da diversi punti la distanza fra le due terre.

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Sinesio passò tre anni (dal 397 al 400) in Costantinopoli, come deputato da Cirene all'Imperatore Arcadio. Esso gli presentò una corona d'oro, e recitò in sua presenza l'istruttiva orazione de Regno (p. 1-32 edit. Petav. Par. 1611). Il Filosofo fu fatto Vescovo di Tolemaide nel 410 e morì verso il 430. Vedi Tillemont, Mem. Eccles. Tom. XII. p. 499, 554, 683-685.

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Sinesio, de Regno p. 21-26.

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… Qui foedera rumpit

Ditatur; qui servat, eget: vastator Achivae

Gentis et Epirum nuper populatus inultam

Praesidet Illyrico: jam, quos obsedit, amicos

Ingreditur muros; illis responsa daturus,

Quorum conjugibus potitur, natosque peremit.

Claudiano, in Eutrop. l. II, 212. Alarico applaudisce alla propria politica (de Bell. Get. 633-64) nell'uso che fece di questa giurisdizione nell'Illirico.

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Giornandes c. 29. p. 651. L'istorico Goto aggiunge con insolito spirito: Cum suis deliberans, suasit suo labore quaerere regna, quam alienis per otium subjacere.

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odiisque anceps Discors, civilibus Orbis,

Non sua vis tutata diu, dum foedera fallax

Ludit, et alternae perjuria venditat aulae.

Claudian., de Bell. Getic. 565.

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Alpibus Italiae ruptis penetrabis ad urbem.

Quest'autentica predizione fu annunziata da Alarico, o almeno da Claudiano (de Bell. Get. 547), sette anni avanti del successo. Ma siccome non fu adempita dentro il termine che si era baldanzosamente fissato, gl'interpreti se ne sono disimpegnati per mezzo d'un ambiguo senso.

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I migliori materiali che abbiamo, sono 970 versi di Claudiano nel poema della guerra Gotica, e nel principio di quello, che celebra il sesto consolato d'Onorio. Zosimo è in perfetto silenzio; e noi siam ridotti a quegli avanzi o piuttosto bricioli, che possiam trovare in Orosio e nelle Croniche.

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Non ostanti gli errori grossolani di Giornandes, che confonde fra loro le guerre Italiche d'Alarico (c. 29) la data, che ei cita del Consolato di Stilicone e d'Aureliano (an. 400) è fissa e rispettabile. Egli è certo, secondo Claudiano (Tillem., Hist. des Emp. Tom. V. p. 804), che la battaglia di Pollenzia seguì nel 403; ma non possiamo facilmente riempire quest'intervallo.

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Tantum Romanae Urbis judicium fugis, ut magis obsidionem barbaricam, quam pacatae urbis judicium velis substinere; Girol. Tom. II. p. 239. Ruffino conobbe il proprio pericolo: la pacifica città era infiammata dalla vecchia Marcella, e dal restante della fazione di Girolamo.

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Gioviano, nemico del celibato e de' digiuni, che fu perseguitato ed insultato dal furioso Girolamo (Jortin., Osserv. Vol. IV. p. 104). Vedasi l'original editto d'esilio nel Cod. Teod. lib. XVI. Tit. V. leg. 43.

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L'epigramma De sene Veronensi, qui suburbium numquam egressus est, è una delle prime e più piacevoli composizioni di Claudiano. L'imitazione di Cowley (Ediz. di Hurd vol. II. p. 251) ha dei tratti naturali e felici; ma è molto inferiore al ritratto originale che è tolto evidentemente dal vero.

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Ingentem meminit parvo qui germine quercum,

Aequaevumque videt consenuisse nemus

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Claudian., de Bell. Get. 199, 266. Ei può sembrare prolisso; ma il timore e la superstizione occupavano altrettanto spazio nelle menti degl'Italiani.

95

Dal passo di Paolino, che è allegato dal Baronio (Annal. Eccl. an. 403. n. 51) si chiarisce, che una generale agitazione avea penetrato tutta l'Italia, fino a Nola nella Campania, dove quel famoso penitente aveva stabilito la sua dimora.

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Solus erat Stilicho. Tal è l'esclusiva lode, che gli dà Claudiano (de Bell. Get. 267) senza neppur eccettuare l'Imperatore. Quanto insignificante dovea comparire Onorio nella sua propria Corte!

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Si descrivono eccellentemente la faccia del paese, e l'ardire di Stilicone, de Bell. Get. 340-363.

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Venit et extremis legio praetenta Britannis,

Quae Scoto dat fraena truci… (De Bell. Get. 416).

Pure la più rapida marcia da Edimburgo, o da Newcastle a Milano esigeva necessariamente uno spazio di tempo più lungo di quello che Claudiano pare che assegni alla durata della guerra Gotica.

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Ogni viaggiatore dee rammentarsi la situazione della Lombardia (Vedi Fontanelle Tom. V. p. 279) che è spesso tormentata da una capricciosa ed irregolare abbondanza di acque. Gli Austriaci avanti a Genova erano accampati nel secco letto della Polcevera, nè sarebbe (dice il Muratori) «mai passato per la mente a que' buoni Alemanni, che quel picciolo torrente potesse, per così dire, in un istante cangiarsi in un terribil gigante» Annal. d'Ital. Tom. XVI. p. 443. Milano 1753-8.

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Claudiano, in vero, non risponde chiaramente alla nostra domanda, dove trovavasi Onorio medesimo? Pure la fuga viene indicata dalla caccia, e si conferma la mia idea della guerra Gotica dai Critici Italiani, Sigonio (T. I. P. II. 369 de Imp. Occid. l. X.), e Muratori (Annal. d'Ital. T. IV. p. 45).

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Può indicarsi a quest'effetto una delle strade, che si trovano negl'Itinerarj (p. 98, 288, 294) con le note del Wesseling. Asti è qualche miglio sulla destra.

102

Asti o Asta, colonia Romana, è presentemente la capitale d'una piacevol Contea, che nel decimosesto secolo passò ne' Duchi di Savoia (Leandro Alberti, Descriz. d'Ital. p. 382).

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Nec me timor impulit ullus. Egli poteva tenere questo superbo linguaggio l'anno seguente a Roma, cinquecento miglia lontano dal luogo del pericolo (VI. Cons. Hon. 449).

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Hanc ego vel victor regno, vel morte tenebo

Victus, humum etc.

I discorsi (de Bell. Get. 479-549) del Nestore, e dell'Achille de' Goti son forti, caratteristici, adattati alle circostanze e forse non meno genuini di quelli di Livio.

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Ad Orosio (l. VII. c. 37) fa colpo l'empietà de' Romani, che attaccarono la Domenica di Pasqua Cristiani così devoti. Pure nel tempo stesso facevansi pubbliche preghiere alle reliquie di S. Tommaso d'Edessa per la distruzione dell'Arriano devastatore. Vedi Tillemont (Hist. des Emp. Tom. V. p. 529) che cita un'Omelia, che fu erroneamente attribuita a S. Grisostomo.

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I vestigi di Pollenzia giaciono venticinque miglia al sud-est di Torino. Urbs, nelle medesime vicinanze, era una caccia reale de' Re di Lombardia, ed un piccolo fiume, che scusò la predizione, penetrabis ad Urbem. (Cluver., Ital. antiq. Tom. I. p. 83-85).

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Orosio desidera d'indicare in dubbiosa parole la disfatta de' Romani; Pugnantes vicinus, victores victi sumus, Prospero (in Chronic.) la chiama un'uguale e sanguinosa battaglia; ma gli scrittori Gotici, come Cassiodoro (in Chronic.) e Giornandes (de reb. Get. 2, 29) pretendono una decisiva vittoria.

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Demens Ausonidum gemmata monilia matrum,

Romanasque alta famulas cervice petebat.

(De bell. Get. 627).

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Claudiano (de bell. Get. 580. 647) e Prudenzio (in Symmach. l. II. 694-719) celebrano senz'ambiguità la Romana vittoria di Pollenzia. Sono essi scrittori poetici e parziali; ma si dee prestar qualche fede a' testimoni anche più sospetti, che son frenati dalla recente notorietà de' fatti.

110

La


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